Capitolo 5 - Set

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«No graz...»

«Quando ti sei cambiata me la ridai» dichiarò uscendo dall'ascensore. «667» disse prima di girare l'angolo. L'indossai velocemente, anche se stavo morendo di caldo.

Sbuffai incamminandomi verso la mia stanza, trovandola stranamente vuota. Hope era sempre in camera durante quel periodo del giorno.

Mi diressi velocemente alla docce, giusto per togliere via il fastidioso odore della redbull.
Indossai dei vestiti puliti, i primi che c'erano dentro la piccola valigia, già pronta per essere messa in macchina. Mi mancava solo sistemare gli ultimi scatoloni.

La camera di Set non era molto lontana dalla mia, bastò girare il corridoio ed ero praticamente arrivata.

Bussai tre volte mentre mi rigiravo la felpa fra le mani.
Bussai di nuovo dato che nessuno mi aprì, fui sul punto di bussare per l'ennesima volta, ma la porta si aprì di scatto lasciandomi con il braccio sospeso per aria.

«Ti ho portato la...» cominciai a parlare e spostai involontariamente lo sguardo sul suo petto nudo. In pratica l'unica cosa che lo copriva era un asciugamano legato in vita. Forse avrei dovuto prendermela un po' più con comodo.

«La felpa» concluse sorridendomi divertito. Non c'era più malizia nel suo sguardo, al contrario di prima.

«Beh....grazie..per la felpa» affermai. Perché ero così intimidita da lui?

«Sei mica in imbarazzo ragazza che spunta dal nulla?» ridacchiò appoggiandosi contro lo stipite della porta. Alzai gli occhi al cielo cercando di non fargli notare l'accenno di un sorriso sulle mie labbra. «Oh si sei in imbarazzo» rise.

«No non sono in imbarazzo» mi difesi incrociato le braccia sotto il seno. Era un bel ragazzo, forse un po' troppo attraente. Il mio telefono cominciò a suonare prima che nessuno dei due potesse dire qualcosa e io mi affrettai a rispondere, senza guardare chi fosse il mittente.

"Logan, mi serve la macchina, ti svegli?" sbraitò dall'altra parte del telefono e io non potei fare a meno di alzare gli occhi al cielo. Aveva sbagliato numero, come sempre.

"Sono Melissa, cretino" riposi guardando la moquette del corridoio.

"Oh scusa principessina, ho sbagliato, più tardi ti richiamo" tagliò corto prima di riattaccare. Sopirai rimettendo il telefono nella tasca posterò dei jeans.

«Melissa» ripeté Set studiandomi attentamente. «Ora devo scappare ad allenamento» borbottò guardando, probabilmente, l'orologio all'interno della stanza.

«E io devo andare a ritirare le cose» dichiarai indietreggiando leggermente.

«Domandi ci sei alla partita?» chiese prima che potessi allontanarmi troppo. La famosa e tanto attesa partita di basket.

«Non lo so» riposi «Ho alcuni impegni e non sono sicura di riuscire ad andare a vederla» mentii guardando altrove.

«Beh se riesci a liberarti...sarebbe bello se tu ci fossi» era lui ora ad essere impacciato? Quello che aveva tutta l'aria di essere un giocatore di basket?

«Giochi?» domandai ingenuamente, era ovvio che giocava.

«New York city» dichiarò ed un brivido mi percorse la schiena.

«Cercherò di esserci» mentii prima di rivolgerli un sorriso e dileguarmi in camera. New York eh? Magari lo avevo già incontrato al liceo o semplicemente era un ragazzo che girava a basket che non avevo mai conosciuto. Rilassati Melissa.

Sbuffai prima di richiudermi la porta, della camera, alle spalle e buttarmi sul letto a peso morto.

Risposi velocemente al telefono, che aveva appena concimato a suonare.

"Tregua" affermò. Mi alzai di scatto mettendomi seduta.

"C-cosa?" balbettai, avevo sentito male o aveva realmente detto la parola tregua. Anche se così fosse stato ci sarebbero state delle fottute condizioni, come sempre.

"Ho sentito che il tuo caro amichetto è in preda a preparativi di nozze" affermò e il mio cuore si bloccò. Aveva solamente sentito o aveva visto di persona? Avevo sentito dire che Michael era a New York per alcuni affari. "E pensavo di darti una tregua per qualche giorno" spiegò. L'unica cosa che feci fu ridere.

"Se è uno scherzo non è divertente" dissi seriamente.

"Nessun scherzo, devi solo stare lontano da Taylor sentimentalmente" risi nuovamente. Che cazzo voleva dire stargli lontano sentimentalmente? "Conosco Taylor e so che non perderebbe occasione di riaverti..." lo fermai prima che potesse finire.

"Taylor mi odia, non c'è nulla di cui preoccuparsi" ironizzai per niente divertita. Sarei mai uscita da tutto quel casino?

"Non mi interessa cosa prova lui per te" ringhiò. Cattivo umore? "Devi trovarti qualcuno"

"Scusa cosa?" domandai rimenando sbalordita da quello che mi stava dicendo di fare. Quel ragazzo era malato psicologicamente. Malato da far schifo....malato per la morte di Lily.

Se fosse successo qualcosa a Taylor per causa mia cosa avrei fatto? Sarei diventata come lui? Un mostro che rendeva infelice gli altri per sentirsi soddisfatto?

Un brivido mi percorse la schiena. Non volevo che la mia mente valutare quell'opzione, non volevo nemmeno pensarci. Ma era inevitabile.

"Trovati qualcuno Melissa, fai finta di starci insieme o qualsiasi altra cazzata..."

"E' questa la condizione?" domandai quasi in un sussurro. Mi passai le mani fra i capelli, frustrata. Volevo spaccare il

"C'è una gara..."

"No" affermai prima che potesse continuare. "Penso io l'abbia già detto e ridetto che non parteciperò più a quelle gare. Era parte dell'accordo" Stavo ribollendo per la rabbia che avevo in corpo. Se solo avessi avuto un modo per liberarmi di Michael senza che nessuno si facesse male, se solo fossi riuscita a trovare un modo per mettere fine a quel accordo.

"Voi andare o no a quel cazzo di matrimonio?!" sbottò facendomi sussultare. Cominciai a muovere freneticamente il piede cercando di non dare di matto. Sentivo tutta la rabbia trasformarsi in fottute lacrime.

"Abbiamo fatto un cazzo di accordo Michael" sussurrai urlando. "Me ne sono andata da New York senza dire niente a nessuno, sono sparita da un cazzo di giorno all'altro, perché tu me lo hai imposto. L'unica cazzo di condizione che volevo era smettere di gareggiare!"

Stavo piangendo, stavo piangendo dalla rabbia. Avrei voluto ammazzare Michael Clifford. Dannazione se lo volevo.

"Non me ne frega un cazzo di quello che vuoi o non vuoi, non l'hai ancora capito?" urlò e subito dopo sentii un tonfo. Probabilmente aveva colpito qualcosa. "L'unica funzione che hai è quello di far soffrire Taylor, perché per quanto mi riguarda potresti anche morire!"

"Semplificheresti le cose ad entrambi! Che cazzo aspetti allora? Eh?" Ero fuori controllo. Era come se tutta la rabbia che avevo accumulata stesse emergendo, tutta d'un colpo.

"Sarebbe troppo facile così" affermò pacato, prima di mettere fine alla chiamata.

Michael: Domani sera, San Francisco, 00:00. Non hai altra scelta. O vieni o non rivedrai mai più qualcuno.

Urlai frustrata buttando il telefono contro il muro. Morire sarebbe stato meno doloroso di tutta quella merda.

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