Lei sciolse l'abbraccio, tornando seduta. Mi sorrise, ancora.
"Grazie, davvero."
"Farei di tutto per vederti sorridere." Ammisi. Mi strappai una pellicina dalle labbra, con i denti.
"Lo so..." Sussurrò Laura, con dolcezza.
"E siccome non solo voglio vederti sorridere, voglio vederti ridere, direi di iniziare già."
"Di che parli?"
Un sorriso sghembo si fece largo sulle mie labbra. Alzai di scatto la mano che avevo tenuto in acqua e le gocce si infransero contro il viso ed i capelli di Laura.
Lei inspirò bruscamente, presa alla sprovvista. Chiuse gli occhi di scatto, spalancando appena le labbra.
"Ross!" Esclamò, scuotendo le mani.
Scoppiai a ridere e le tirai ancora un po' d'acqua.
Lei si ritrasse ancora più indietro, alzando le mani.
"Smettila!" Disse, voltando la testa.
Io continuai a ridere e feci per schizzarle ancora dell'acqua; ma lei mi spinse all'indietro, facendomi sbattere la schiena contro il legno del pontile.
"Hey!" Protestai, tornando seduto.
Laura si era alzata e stava correndo lungo il pontile, ridendo.
"Non potrai fuggire così facilmente!" Urlai, alzandomi di scatto, per inseguirla.
Ma, dannazione a lei, era veloce anche con i tacchi. Come faceva? Io sarei caduto solo alzandomi...

Laura superò l'albero che prima era alla nostra destra, correndo lungo un piccolo sentiero.
Io aumentai la velocità, quasi raggiungendola.
Il vento mi colpiva il viso, facendomi spostare tutti i capelli all'indietro. La mia giacca svolazzava. La cerniera creava un piccolo rumore metallico, quasi impercettibile a causa del vento.
Avevo ormai raggiunto Laura, quando lei cambiò direzione, in mezzo ai campi.
Mi dovetti fermare per riprendere fiato. "Dove vai?!"
"Lontano da te!" Urlò in risposta, girandosi appena. Stava correndo più piano ed i capelli le volarono davanti al viso.
"Non sperarci!" Risposi. Ripresi a correre, in mezzo al campo.
Laura si avventurò ancora più lontano, facendo largo fra gli steli d'erba gialli con le mani. Ormai essi erano quasi alti come lei.
Il terreno era ancora un po' secco sotto i miei piedi e le frasche secche mi rallentavano molto.
Il cielo iniziò ad annuvolarsi di più, anche con grandi nubi grigiastre.
Davanti a me si estendevano campi a perdita d'occhio, con qualche albero qua e là.
Riportai la mia attenzione su Laura. Era davanti a me, poi il momento dopo, non la vidi più.
"Laura!" Urlai, correndo più velocemente.
Raggiunsi il punto in cui l'avevo vista cadere, ma lei non c'era. Mi guardai intorno, spostandomi i capelli dagli occhi.
"Laura!"
Lei non era da nessuna parte. Iniziai a preoccuparmi.
Poi - per fortuna - sentii due braccia stringersi intorno alle mie spalle.
"Sorpresa!" Urlò la castana, salendomi sulla schiena.
Afferrai la parte posteriore delle sue ginocchia, per evitare che cadesse a terra.
"Santo cielo, mi hai spaventato!" Esclamai, girando la testa per osservarla. Quasi mi ruppi il collo, nel farlo.
Lei stava ridendo ancora.
"Avresti dovuto vederti!" Continuò, aggiungendo una risata alla fine.
Scossi la testa e mi incamminai verso l'albero, tenendo Laura sulla schiena.
"Sei davvero carino quando sei preoccupato." Bisbigliò nel mio orecchio. Il gesto mi fece rabbrividire. Sentii le sue labbra posarsi sulla mia guancia, le sue braccia mi strinsero più saldamente, come se volesse sentirmi ancora più vicino.
Le mie ginocchia tremarono, a quel tocco. Impiegai tutte le mie forze, per raggiungere l'albero.
Laura scese dalle mie spalle, con un piccolo salto e guardò l'albero, sorridendo.
Io osservai i rami. Quello più basso arrivava all'altezza del mio petto.
Appoggiai le mani sul ramo, sentii la corteccia graffiarmi i palmi, quando feci pressione sopra di essa.
"Che fai?" Domandò Laura, indietreggiando appena. La ragazza mi guardò, mentre io mi sollevai sul ramo.
Allungai le braccia, per afferrare quello sopra e mi ci misi a sedere, lasciando penzolare le gambe nel vuoto.
Laura alzò la testa, poco più di un metro più in basso. "Per quando mi piacerebbe venire a farti compagnia là in alto, credo di non riuscire a salire." Disse, appoggiandosi le mani sui fianchi.
"Ti aiuto io. Dai, vieni." La incitai, picchiettando lo spazio alla mia destra, con la mano.
Lei mi lanciò un altro sguardo, poi si avvicinò all'albero.
Si issò sul primo ramo, guardando per terra. Notai che il suo intero corpo era scosso da fremiti. Allungai la mano verso di lei.
"Afferrala. Ti aiuto a salire."
"Ti giuro che se dovessi cadere..." Iniziò lei, ma la interruppi.
"Non ti lascerei mai cadere." Le assicurai. La ragazza annuì, afferrando saldamente il mio avambraccio.
Con un movimento svelto della mano libera riuscì a sedersi sul ramo vicino a me, dandosi anche una spinta con i piedi.
"Però, te la cavi bene sui tacchi."
"Trovi?" Ridacchiò, appoggiandosi contro il mio braccio.
"Come mai questa idea di arrampicarsi qua su?" Domandò, fissando un punto lontano.
"Non lo so, ma faceva figo stare qui." Scoppiammo a ridere.

"Mi piace stare con te." Disse Laura, afferrando la mia mano. Fece incrociare le dita con le mie. Il mio cuore prese nuovamente a battere più forte. Abbassai lo sguardo, per guardare le nostre mani unite.
Riportai gli occhi sul suo viso. Lei mi stava già guardando, sorridendo. Sentii qualcosa dentro il mio petto, quando i nostri occhi si incrociarono.
"Anche a me. Davvero." Risposi. Alzai la mia mano, portandomi anche la sua. Poggiai le labbra sulle sue nocche, baciandole dolcemente.

Restammo seduti su quel ramo a parlare, finché il cielo non iniziò a tingersi dei colori del tramonto.
Le nuvole grigie avevano preso un colore arancio, mentre il Sole tramontava velocemente.
Tirava più vento e la temperatura era scesa di molti gradi, rispetto a quando arrivammo al campo.
Decidemmo di andare a casa, anche perché non volevo far finire Laura nei guai con i suoi genitori.
Saltai giù dal ramo, senza problemi. Lei rimase ferma, a guardare per terra, spaventata.
"Tranquilla, sono qui." La rassicurai. Lei si appoggiò al ramo sotto, con i piedi, poi allungò le braccia verso di me. Le afferrai, alzando le mie, come si fa quando si aiuta un bambino a scendere da un posto alto.
Strinsi saldamente le sue braccia; ma lei rimase ferma.
"Mi prendi vero?" Mi chiese, incerta sul da farsi.
"Sì."
L'aiutai a scendere, con calma.
Quando entrambi i suoi piedi furono a terra, mi sorrise.
"Grazie mille."
"Ti aiuterò sempre."
"Promesso?"
"Promesso." Mi porse il mignolino, come si facevano le promesse all'asilo. Io strinsi il suo con il mio, facendole l'occhiolino.

Ci avviammo verso la mia auto, camminando con calma.
Una parte del cielo era totalmente scura, mentre l'altra era ancora colorata di arancione ed un rosa tenue.
Il vento freddo colpiva i nostri corpi.
Laura non aveva neanche una giacca e si stringeva le braccia, accarezzandosele con le mani, per scaldarsele.
Mi tolsi la giacca, porgendogliela. Sì, sì, tutto molto cliché. Ma io amavo i cliché. E, senza averlo ancora realizzato, amavo la ragazza al mio fianco ed avrei fatto di tutto per lei.
Laura non rifiutò la mia offerta, indossando il giacchetto di pelle.
Le stava piuttosto grande. Le maniche le arrivavano quasi fino alle nocche, mentre come lunghezza le arrivava quasi al bacino.
Lei strinse i lati dell'apertura della cerniera fra le mani, avvicinandoli, per coprirsi l'addome.
Io avevo solo una maglia grigia a maniche corte ed il freddo mi colpì subito. Non dissi nulla, perché preferii che fosse Laura a stare al caldo.

Salimmo sulla mia auto ed appena misi in moto, la radio si riaccese.
Feci manovra, per uscire dallo sterrato e rimettermi sulla carreggiata.
Come al viaggio di andata, iniziammo a cantare le canzoni del CD, ridendo.
Cantammo a squarciagola Kiss Me Last, mentre la notte prendeva il sopravvento nel cielo.

Arrivai davanti a casa di Laura poco dopo le 19. Fermai l'auto, lasciando il motore acceso.
"Grazie mille per oggi. Mi serviva una giornata come questa." Mi ringraziò, sorridendo.
"Anche a me, davvero."
"Allora ti permetto di rapirmi in questo modo ancora."
"Non me lo farò ripetere due volte." Dissi, ridacchiando.
"Ci vediamo." Si sporse, per baciarmi sulla guancia. Fui quasi tentato di girare il viso e centrare le sue labbra con le mie; ma non lo feci. Qualcosa dentro di me mi disse che sarebbe stata una pessima idea.
"La giacca la puoi tenere." La mia voce suonò quasi bisognosa, come se avessi il desiderio represso che lei tenesse la mia giacca. "Ne ho altre due uguali, quindi."
"Oh beh, grazie allora. Ciao Ross." Lei afferrò la sua borsa ed aprì lo sportello, scendendo dalla mia auto.
"Ciao!" Richiuse la portiera alle sue spalle, per poi avviarsi verso il portico di casa.
Appena lei raggiunse la porta d'entrata, si girò verso di me. Mosse tre dita avanti ed indietro, per salutarmi, poi entrò in casa.
Io ripartii, diretto verso la mia.
Strinsi forte il volante, siccome dentro stavo scoppiando di felicità.
Poche volte ero stato così contento.
Era una felicità tutta diversa. Non riuscivo a descriverla, non ne avevo le parole.

~Angolo autrice:

Come festeggiare bene San Valentino (anche se era ieriii, lol), se non con i Raura che fanno i dolci? Yay! :3

Torno a guardare Arrow e deprimermi, non per il fatto di non avere un ragazzo, but because è più di una settimana che non tocco le bozze e non scrivo.
Quanto faccio cagare ?????

Anywayyyyy, è un periodo un po' di merda a scuola, quindi mi tocca fare meno aggiornamenti. Spero di poter tornare a pubblicare con una certa regolarità, bc mi rende sad questa cosa :c

Spero che la storia vi stia piacendo :3 ma tranquilli, i twist di trama arriveranno presto ^^ e poi abbiamo superato le 4K di visual! Vi adovooooh

Domanda: vi piacciono i bruchi? →
RISPONDETE BENE, NON DELUDETEMI oco

Votate e commentate ;)~

Ellingtons-wife





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