Capitolo 31 - Attacco (Parte 3)

704 60 7
                                    




Il vetro dell'astronave si apre con un tonfo sordo. Prendo posto e sono pronto a manovrare la navicella, Jason invece si siede alle mie spalle.

Gli interni sono stretti e soffia una leggero fetore di sudore.

«Ma non lavano questi aggeggi?» Domanda Jason tappandosi il naso.

«Sei fortunato, tra non molto saresti dovuto essere all'altro mondo.» Rispondo afferrando il piccolo volante dell'astronave.

È maneggevole e almeno all'apparenza non sembra difficile pilotare un velivolo così piccolo.

Rammento, che non molto tempo fa ho provato a pilotare su Marte, ma l'esito è stato tutt'altro che positivo: ho ricorso al pulsante d'emergenza catapultandomi fuori dalla navicella prima che essa si schiantasse al suolo.

«Non so quale delle due cose sia meglio.» Risponde Jason alle mie spalle riprendendo la mia risposta precedente.

«Allora.» Parlo fra me e me, cercando di ricordare quelle poche lezioni di volo che ho seguito. «Bottone accensione.»

Pigio il tasto touch e un improvviso sobbalzo provocato dai propulsori laterali ci sbattono veementemente contro i sedili.

«Potevi avvisarmi.» Sibila Jason per poi esprimersi in lamenti per la botta appena subita.

«Questa navicella non ha un computer di bordo.» Brontolo e come da me desiderato una voce robotica ci annuncia che ci stiamo appena distaccando dal terreno.

«È di grande aiuto questo computer.» Constata Jason ironico.

Alcuni tasti iniziano a lampeggiare e lo schermo si accende mostrando le immagini dal basso.

Gli addetti stanno facendo segno di atterrare, ma li ignoro completamente acquistando quota.

La navicelle traballa e tento di mantenerla stabile. La velocità è al minimo, in modo tale da potermi consentire di uscire dal foro dalla base.

«Siamo quasi fuori.» Urla Jason con un impeto di gioia.

«Anch'io ho gli occhi.» Rispondo girando la testa a destra e a manca.

La manovra sta andando per il verso giusto. Più l'astronave prende quota, più la luce del sole penetra fra i vetri ialini abbacinandomi la vista.

Sfregio lievemente l'ala con il materiale di metallo della base producendo uno stridulo fastidioso e l'astronave attutisce la botta spostandosi verso destra.

«Siamo fuori amico.» Annuncia Jason euforico.

«Non chiamarmi, amico. Io e te non siamo per niente amici.» Rispondo in tono stentoreo e il suo entusiasmo va a scemare per poi scomparire in un borbottio.

«Direzione prestabilita?» Interpello il computer di bordo. Sento la tensione che serpeggia fra le mani mani e il sudore che fa di tutto per allentare la mia presa.

«È stata prestabilita una rotta per l'ultima missione della NASA.» Trilla la voce robotica.

Dal piccolo schermo compare la linea di volo da seguire per raggiungere un edifico, che senza dubbio dovrebbe essere la base dei Ribelli che la nonna ha menzionato poco fa nel suo discorso di iniziazione.

«È la rotta giusta?» Domanda Jason di spalle.

«Lo scopriremo.»

«Richiesta di comunicazione dalla NASA.» Irrompe il computer di bordo.

«Non consentire.» Ribatto senza perdere neanche un secondo.

«Sistema violato, comunicazione accettata.» Ci informa il computer.

MARXAN: LA PRIMA GENERAZIONE [PRESTO CARTACEO]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora