Capitolo 11 - Speranza

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Da lontano scorgo una miriade di persone accalcate nei pressi della mia abitazione. Daren prolunga il collo, ma la folla non lascia intravedere nulla.

«Immergiamoci fra la gente.» Suggerisce.

È un po' avventata come idea, considerando che poche ora fa siamo stati acciuffati dell'Èlite e per giunta ci danno la caccia, ma bramo dal desiderio di scoprirei cos'è successo.

Scendiamo da un tetto ovale e plumbeo e approdiamo al suolo.

Camminiamo con passo furtivo guardandoci intorno, ma Marxan è quasi deserta, i cittadini sono inghiottiti dalla voglia di curiosare.

I marziani vivono in maniera monotona, ma quando accade qualcosa fuori dall'ordinario sbucano da ogni angolo remoto del pianeta.

«Dovremmo rimpicciolire le pistole.» Suggerisce Daren pensieroso.

«Come facciamo? Non ho Trixy.» Rispondo.

Devo ammettere che non sono avvezzo ad andare in giro senza avere Trixy, ma da un paio di giorni la mia vita è stata stravolta: quella maledetta scheda ha scombussolato ogni convinzione.

Controllo paranoico se qualcuno ci segua, ma non scorgo nessuno all'orizzonte.

Passiamo di fianco a un imponente grattacielo di vetro, e mi accorgo che Daren fruga nella sua tasca in cerca di qualcosa.

«Cosa stai cercando?» Gli domando tenendo lo sguardo fisso in avanti.

«Un aggeggio che ho raccolto prima di salire sull'astronave.» Si prende qualche secondo di pausa e inarca il busto facendo scendere la mano ancora più nelle tasche.

Gli oggetti cozzano fra di loro. «Trovato!» Esclama tenendo stretto un oggetto quadrato e stilizzato negli angoli e che emana una luce rossa al centro.

«Che cos'è?» Gli domando prestando tutta la mia attenzione sull'aggeggio e sciaguratamente vado a sbattere contro una persona.

Chiudo le palpebre per qualche secondo e scuoto la testa per la botta appena subita. Dalla mia bocca escono parole di scuse, ma il sorrisetto ghignante di Jason mi compare davanti.

«Che bello rivederti dopo pochi giorni!» La sua voce mi dà sui nervi e Daren se ne accorge sin da subito.

«Ciao.» Lo saluto noncurante.

Scosta il suo sguardo lentamente dal fucile al mio viso. «Cosa ci fa qui, nel bel mezzo di Marxan con un fucile che non ho mai visto prima?»

Devo contenermi altrimenti Jason potrebbe chiamare la Guardia Intercontinentale Marziana e il desiderio di rivedere Garrick Tresca è piuttosto basso.

«Stavo portando delle armi all'Osservatorio, e poi perché dovresti ficcare il naso in affari che non ti riguardano?» Rispondo a tono.

Dall'enorme schermo posto nella Piazza Centrale, e alle spalle di Jason, appare il mio volto, quello di Daren, Joshua e Dylan.

La mia temperatura corporea aumenta. «Sai, forse potresti darmi le tue armi.» Afferma lui con il suo solito sorriso beffardo.

«Attenzione cittadini di Marxan! Questi ricercati sono altamente pericolosi. Chiunque avvisti uno di loro è obbligato a chiamare immediatamente l'Èlite.» Proclama una voce glaciale appartenente a una donna.

In un secondo Jason ruota il capo in direzione dello schermo notando i nostri visi.

Daren, lesto, ficca una siringa nel braccio di Jason premendo lo stantuffo, tutto nel giro di pochi secondi. Quest'ultimo si accascia al suolo e il suo corpo viene colpiti da forti spasmi muscolari.

«Cosa hai fatto?» Domando impietrito a Daren.

La mia simpatia verso Jason può essere paragonata all'attenzione che presto durante le lezioni di botanica, ma nonostante ciò mi si attanaglia il cuore vederlo ridotto in queste condizioni.

«Oh...non ringraziarmi!» Canzona Daren. «E poi questo Jason mi stava sulle palle. Non preoccuparti credo stia in un'altra realtà e forse chissà starà combattendo contro qualche mostro. Si sveglierà tra qualche giorno.» Guardo Daren basito. «Che c'è? Ti era antipatico, no?» Dice alzando le sopracciglia. «Ora dobbiamo confonderci tra la folla. Prendi la sua felpa, ha un cappuccio.» Suggerisce in tono febbrile. «Si fa tutto molto eccitante!» Borbotta poi fra sé e sé.

Svesto Jason prendendo la sua felpa; dopodiché la indosso sollevando il cappuccio sulla mia nuca.

Daren è una persona che ha gravi squilibri mentali: sprizza entusiasmo da ogni poro nonostante l'Èlite ci abbia etichettato come dei pericolosi criminali.

«Ora, rimpiccolirò le nostre armi mediante questo aggeggio.» Pigia sulla luce rossa dell'oggetto e il volume delle nostre armi si riduce sino a divenire come quello di un seme. Questi oggetti strategici erano nel nascondiglio segreto di mia mamma? E io che dubitavo che lei ci avesse abbandonato.

Alcune persone si sono voltate all'annuncio, mentre la maggior parte tengono gli occhi ancorati sugli avvimento che stanno accadendo. Ci immischiamo tra l'affollamento di esseri umani e mi divincolo scusandomi a testa china.

«Per cortesia allontanatevi!» Tuona una voce familiare. È l'agente Garrick Tresca. Inabisso il capo fra le spalle.

«Non è successo nulla. È solo una perquisizione.» Urla e gesticola invitando le persone a restare al loro posto.

Mi addentro sempre di più tra la ressa e ora riesco a scorgere il motivo per il quale la gente è accorsa: degli androidi stanno trasportando un lettino coperto da un involucro che non lascia intravedere chi si cela al suo interno.

Stringo i pugni reprimendo la mia rabbia.

Non voglio starmene qui impalato a guardare che il corpo di mia madre venga trasportato in un obitorio.

Le mia gambe scalpitano per scattare quando la mano di Daren afferra il mio braccio. «Non puoi, e se in quell'involucro ci fosse Mr.Bender?» Pronuncia a voce bassa cercando di farmi ragionare.

Pochi istanti dopo un altro involucro ovale esce dall'abitazione, ed è la prigione temporanea cui spetta ad un Ribelle quando viene catturato.

Libra a mezz'aria e anche esso è coperto da un materiale lucente color verde asparago che non lascia intravedere il detenuto. La luce di un faro mi illumina donandomi una piccola speranza.

«Lo sapevo!» Constata Daren.

Scosto lo sguardo e un bambino osserva me e Daren sospettoso.

Allungo l'indice poggiandolo sul naso, ma il gesto intimorisce il marmocchio, che ora picchietta le mani sulla maglia della madre.

«Dobbiamo andarcene.» Sussurro.

«Perché?»

Volto lo sguardo verso il bambino e Daren segue i miei occhi. «Oh merda!»

«Mamma, mamma!» Continua frenetico il bambino picchiando ancora più forte le sue mani sul corpo della mamma.

«Come detesto i mocciosi.» Rivela Daren.

«Non ti biasimo.» Ribatto.

«I ricercati sono qui. Mio figlio li ha visti!» Allo schiamazzo della donna, la folla scalpita diramandosi come rami di un albero.

«Cammina a passo lento!» Ordina Daren serio. Abbasso il capo e proseguo speranzoso che non ci becchino. Ci rifugiamo in un vicolo, mentre gli androidi si mobilitano.«Dobbiamo escogitare un piano.» Suggerisco.

Daren è cogitabondo, spero stia pianificando qualche via di fuga. Poi il suo sguardo si tramuta esprimendo un velo di ebbrezza. «Ho i peli a fior di pelle!» Esclama e le sue arcate bianche brillano.

«Credevo stessi seriamente escogitando un piano per fuggire da questa situazione.» Espiro rassegnato.

Non ho mai incontrato una persona così spericolata, e amante dell'avventura. Mi scorgo dal muretto e osservo gli androidi intenti a setacciare l'intera zona; uno si dirige minaccioso verso la nostra posizione.

MARXAN: LA PRIMA GENERAZIONE [PRESTO CARTACEO]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora