5.CAPITOLO: Pasticceria, accettazioni e lampi di genio

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VICTOR

Non c'era niente che potessi fare.
Non dopo che mio padre mi aveva congelato l'unica carta di credito che possedevo, e che la mia ex aveva deciso di tirarmi un altro tiro mancino dei suoi.
Così, il pomeriggio prima della vigilia della partenza, ero andato da Julie a chiederle se potevo restare da lei. Avevo raccolto tutto il mio coraggio, messo da parte l'orgoglio e la rabbia che provavo nei suoi confronti, e mi ero deciso che quella era l'unica soluzione possibile.
Non avrei vissuto con la zia manco morto. Una sola volta mi era bastato per tutta la vita.
In fondo la casa dei Dubois non sarebbe stata poi così male, pensandoci a mente fredda. Julie, che era l'unica con cui non sarei riuscito a vivere, non ci sarebbe stata. Il Signor Pierre si sarebbe di sicuro impicciato dei fatti suoi, visto il tipo, e la Ronocchia avrei potuto gestirla benissimo. Era solo una ragazzina insicura e scorbutica. Niente che potesse mettermi alla prova.
E la pasticceria mi sarebbe servita per sloggiare più in fretta da quella casa. Preso il primo stipendio, mi sarei affittato un appartamento tutto mio e tanti saluti a quella follia.
« Sono contenta che tu abbia deciso » mi disse Julie quando ci eravamo incontrati per un caffé.
« È una soluzione temporanea » tenni a precisare.
« Puoi trasferirti già da domani » continuò come se nemmeno mi ascoltasse.
« Abbiamo una bellissima camera degli ospiti » innalzò casa sua come se ne valesse del suo mutuo.
« Okay » mi alzai senza aspettare che dicesse altro, facendomi cambiare idea.
« Ora ho da fare » detto questo, lasciai dei soldi sul tavolino accanto alla mia tazzina, pagando per entrambi, e mi dileguai prima che scoppiassi.
Proprio non riuscivo a sopportare quella donna. Non l'avrei mai perdonata per quello che mi aveva fatto.
Il giorno dopo, mi alzai di buon mattino e mi trascinai fuori dal letto ancora assonnato. Deciso come non mai a non dare soddisfazione a mio padre, raccolsi le mie cose, e uscii di casa prima che lui si svegliasse.
Avevo preparato le valigie la sera precedente, sperando che mio padre non mettesse piede in camera mia. Non volevo altre espressioni allegre o altre chiacchiere di circostanza sulla mia decisione. Volevo solo che prendessero quella mia accettazione, come qualcosa su cui non avevo ancora il controllo; perché nel momento in cui l'avrei ottenuto, non mi avrebbero più visto.
Arrivai a casa alle nove precise. Julie, il giorno prima, mi aveva dato una copia delle chiavi di casa informandomi che l'indomani né lei, né suo marito e nemmeno la Ranocchia, sarebbero stati in casa.
Un'occasione più ghiotta di quella non c'era per trasferirmi senza clamori.
Infilai la chiave nella toppa, e il salottino di qualche giorno prima, mi accolse in quello che sarebbe stato il mio soggiorno d'inferno.
Chiusi la porta con un calcio e mi guardai attorno.
« Eilà » urlai per controllare se effettivamente non ci fosse nessuno. Almeno su quello, Julie non aveva mentito.
Mi diressi al piano di sopra per esplorare la villetta che mi avrebbe ospitato in quel mesetto.
Giunto sul pianetottolo, quattro porte, una distante dall'altra di almeno cinque metri, si affacciavano sulla balconata di scale, immobili e silenziose. Decisi di aprire la prima da sinistra e mi ritrovai in una stanza pressapoco immensa. Con un letto a baldacchino con lenzuola giallo limone e tantissimi cuscini dello stesso colore. Pareti rosa pallido e un lampadario di Swarovski.
"Che esagerazione" pensai irritato.
Due scrivanie, poste negli unici angoli liberi, occupavano invece gran parte dello spazio e un enorme armadio, incastonato sulla parete di fronte al letto, toglieva la maggior parte della luce alla stanza.
Una piccola porta bianca spalancata, affiancata ad un cassettone dello stesso colore, dava accesso al bagno privato.
Quella doveva essere sicuramente la camera dei genitori. Solo Julie poteva avere dei gusti così eccentrici.
Feci dietro front, e uscii alla svelta.
La seconda porta, era un bagno. Con tanto di vasca idromassaggio e due lavandini.
"I Dupois si trattavano davvero bene!" pensai sempre più irato.
La terza stanza, era quella degli ospiti. Lo si poteva notare dai contorni dei mobili pieni di polvere. La finestra era ancora sbarrata, ma Julie aveva fatto il letto, coprendolo con delle lenzuola azzurre mare e due cuscini abbinati. Anche la carta da parati era dello stesso colore.
Odiavo l'azzurro.
Mi ricordava gli occhi di Nicole.
Cercai la porta dell'accesso al bagno, ma scorsi che non c'era.
Avrei dovuto condividere il bagno?
Manco morto!
Uscii come una furia dalla stanza, e mi diressi alla quarta porta.
La stanza della Ranocchia!
Mi si presentò un disordine che perfino la mia camera era ordinata in confronto.
Ed io ero un disordinato cronico.
Appoggiai la mia valigia all'interno e per poco non inciampai su di un pupazzo rotolato giù dal letto. Lo alzai scuotendo la testa lasciandomi scappare un sorriso.
Era un orsacchiotto con un occhio solo.
« Anche tu non te ne capaciti, vero? » mormorai, poggiandolo su alcuni diari in pila sulla scrivania. Era strapiena di roba.
Sul letto giacevano almeno sei cambi e, per terra, altrettante scarpe. L'anta dell'armadio era stata lasciata aperta, e il cestino delle carte rivoltato per terra. Sembrava essere passato un ciclone.
Storsi il naso scioccato, poi notai la porta bianca al lato del letto.
Aveva il bagno in stanza!
Ebbi bisogno soltanto di un momento per capire cosa avrei dovuto fare.
Corsi al piano di sotto e uscii di casa alla svelta, prima che potesse arrivare qualcuno a rovinare i miei piani.

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Note:

•Scoperto il settimo membro del Cast.

Julie è Leslie Mann!

Julie è Leslie Mann!

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Una pasticceria per DUE (SOSPESA)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora