1.CAPITOLO: Se avessi un amate andrei anch'io alle Bahamas

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ADÈLE

Non me ne sarei dovuta stupire in fondo. La mamma era una bella donna.
Aveva profondi occhi viola, con sfumature azzurrine – uguali ai miei – folti capelli biondo chiaro, un corpo da fare invidia ad una modella di Vanity Fair, e un seno che nemmeno un chirurgo plastico avrebbe potuto modellare meglio.
Quarantanove anni di pura sensualità e sprizzante energia.
Avrei dovuto immaginare che mio padre non era l'unico uomo della sua vita. Già in gioventù, mi aveva raccontato da bambina, la mamma aveva la capacità di cambiare ragazzo come certe persone cambiano le scarpe. E anche quando aveva conosciuto Pierre – mio padre – nonostante se ne fosse innamorata perdutamente, non aveva perso il vizio di flirtare con tutti quelli che lei riteneva alla sua altezza.
Perché ovviamente non tutti potevano averla!
Lei lo diceva sempre, e crescendo avevo acquisito anch'io quella consapevolezza.
Non tutti potevano avermi!
Ed era per quel motivo che mi ero ritrovata due volte con il cuore spezzato, con la ciccia accumulata sui fianchi, un'acidità da far invidia ad un yogurt scaduto, e un taglio di capelli davvero allucinante.
Due anni prima mi ero rasata.
Okay, non proprio a zero, ma comunque poco ci mancava.
Dopo la cocente delusione con "il verme", volevo solo sentirmi diversa, e così me l'ero presa con i miei poveri capelli.
Me n'ero pentita praticamente subito, ma avevo portato quel nuovo taglio con orgoglio e fierezza.
Per mia fortuna in quei ventiquattro mesi erano ricresciuti, ma il risultato non era cambiato poi molto.
Erano orridi.
Neri come la pece, in disordine e sparati in tutte le direzioni possibili e immaginabili.
Mia madre era rimasta sconvolta quando mi aveva vista.
« Fai davvero impressione » aveva commentato con sguardo disgustato.
Io l'avevo semplicemente ignorata. Ero emotivamente troppo a pezzi anche solo per degnarla di una mia risposta acida.
Cosa che non ero riuscita a trattenere quando mi aveva invece rivelato il suo piccolo – chiamiamolo piccolo – peccatuccio.
« Vedi tesoro...» cominciava sempre così quando stava per darmi una batosta. E nella mia vita me ne aveva date parecchie. Come quando aveva per sbaglio investito il gattino che veniva a farci visita nel nostro giardino un giorno sì e uno no; oppure quando aveva distrutto il mio progetto di scienze che avevo impiegato una settimana a realizzare.
« Come posso dire...» aveva tergiversato, per poi buttarmi la realtà dritta in faccia senza un minimo di rimpianto.
« Tu hai un fratello! Okay, fratellastro. Ma il punto non è questo » aveva farneticato gesticolando. Intanto la mia bocca si era spalancata sempre di più cercando con lo sguardo quello di mio padre, che era placidamente seduto sul nostro divano preferito di pelle color ocra, a leggere un quotidiano.
« Il punto é che devo partire! E che noi divorzieremo! ».
Mia madre aveva indicato suo marito con fare disinvolto e con un sorriso allegro.
Ora: io non capivo proprio cosa c'era di tanto divertente da sorridere a quel modo.
Cercai di parlare con papà, ma lui si limitò ad alzare le spalle dicendo:
« Vanno alle Bahamas ».
La mia testa scattò così velocemente in direzione della mamma, che sentii un pericoloso scricchiolio nel collo.
« ALLE BAHAMAS?! » urlai infuriata.
« Sì tesoro! Non é magnifico?! Jean dice che sono stupende! Lui ci è già stato! Ti invierò una cartolina » concluse entusiasta battendo poi le mani come se fosse una bambina.
Le mie braccia rimasero penzoloni lungo i fianchi. Ero talmente interdetta che non riuscii a replicare niente di sensato. E le notizie sconvolgenti non erano finite.
« Ah tesoro, ho già parlato con tuo padre » proseguì la mamma.
« Victor verrà a stare qui ».
« Chi?! »
« Victor! Il tuo fratellastro! » mi disse come se fossi troppo stupida per capire.
« Victor. Il mio fratellastro. Qui. In casa qui. Con me e papà? ».
Eo talmente allibita che ripetei il tutto con l'inflessione più ebete del mondo.
« Sì, sì, sì, sì e ancora sì! Ma sei diventata sorda Adèle? » mi rimproverò mia madre aggrottando la fronte visibilmente preoccupata.
Le mie sopracciglia si corrugarono, le mie spalle persero vigore per un attimo e il mio viso sbiancò ancora di più, per quanto fosse possibile.
Mi trascinai sul divano accanto a mio padre, accasciandomi completamente.
« Come ha fatto a fare un fratellastro? » domandai in maniera del tutto farneticante. Ma soprattutto, perché io e mio padre non ce n'eravamo accorti?
« Oh mio Dio! Non vedo l'ora di partire! » sentii a stento gli urletti eccitati di mia madre.
« Ah! Adèle! Dimenticavo! Un'altra cosa... » aggiunse all'improvviso, bloccando la sua infinita gioia solo per un attimo.

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