Capitolo 16: Il capovolgersi dei momenti

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Quella mattina di agosto mi svegliai di buon umore, raggiungendo velocemente la cucina di casa Weasley alle prime luci del giorno. C'era un odore per tutta la casa di toast, succo d'arancia e bacon che arrivava fino alle camere da letto. Probabilmente Molly Weasley avrebbe usato un incantesimo per sistemare tutto prima dell'arrivo degli invitati; di fatti quello era il giorno delle nozze di Bill e Fleur.
L'uno di agosto sarebbe stato un giorno emozionante e pieno di scherzi e battute da parte dei gemelli, un caos totale mentre la moltitudine degli invitati si sarebbe sistemata a dovere ognuno al proprio posto.
«Buongiorno!» augurai facendo il mio ingresso, indossando come al solito un pantaloncino di tuta e una maglietta a maniche corte, portando un paio di occhiali sul naso e i capelli legati. Ultimamente li avevo tagliati molto, ma abbastanza per fare una codina, specialmente quando faceva caldo come in quel giorno.
L'estate quell'anno sembrava essere più calda del solito e infatti ne stavo soffrendo molto più di quel che pensavo.
«Fred, George, andate ad aiutare vostro padre con i preparativi e il padiglione, ci sono giusto delle cose da fare, non manca molto all'arrivo degli ospiti» Molly Weasley richiamò i due figli più grandi che stavano al momento al tavolo. I due gemelli brontolarono un pò, com sempre.
«Mamma, non puoi trattarci come se fossimo bambini. Ormai siamo adulti e gestiamo un negozio di scherzi a Diagon Alley, roba seria insomma» protestò George.
«Infatti, siamo abbastanza grandi».
«Se fosta abbastanza grandi, signorini, avreste il buon senso di alzarvi da soli per andare ad aiutare vostro padre. Su, prendete questi altri toast e filate. Non abbiamo tempo» li apostrofò allora la madre, spingendoli ad alzarsi dalla grande tavola imbandita.
Mi lasciai scappare un una piccola risata vedendo i due seguire l'ordine della donna, non mancando di scambiare con lei uno sguardo complice. Presi Eleonora dalle braccia di suo padre, finendo io di dargli da mangiare.
«Quei due rimarrano sempre bambini nonostante possano dirsi uomini con i peli bianchi sulla testa» Ginny scosse la testa, prendendo posto sulla sedia vicino alla mia, tenendo la manina di Eleonora con la sua enorme a confronto.
«È la loro indole, che vuoi farci» dissi «Speriamo che Eleonora sia più clemente».
«Lo sarà, specialmente per il fatto che sarà educata bene e amata come si merita. Sai, mi ricordi molto me da giovane, quando all'epoca avevo solo il piccolo William. Adesso mi ritrovo con sette figli, due nuore e una splendida nipote».
«Eri molto giovane, non è vero, mamma?» domandò Ginny.
«Avevo da poco compiuto ventun'anni. Ero uscita da Hogwarts con voti molto alti e avevo sposato tuo padre, prima di sapere che fossi incinta di quel pargolo, un orgoglio per la nostra famiglia, ma naturalmente gli altri sei non sono da meno».

Quella mattina tutto sommato fu piacevole, poiché avevamo passato la maggior parte del tempo a chiaccherare svolgendo comunque i nostri doveri, e presto furono le tre di pomeriggio. Il matrimonio tanto atteso era finalmente giunto, nonostante si dicesse che non fosse esattamente un bellissimo periodo per sposarsi.
«Di questi tempi un matrimonio?» chiedevano. Io rimanevo sempre del pensiero che fosse una delle poche cose belle e gioiose che facevano staccare la spina a tutti, portando via la preoccupazione.
Ebbi il tempo di fare una doccia veloce, sapendo che dopo ne avrei fatta un'altra per levarmi di dosso quella sensazione di stanchezza e di appiccicume che derivava da ogni matrimonio. Mi vestii velocemente, con un abito corto, un tubino blu, con una manica a pipistrello e l'altra una bretella formata da un sottile filo metallico intrecciato con la stoffa blu. Misi le scarpe e misi il vestitino alla bambina, finendo con l'acconciare i miei capelli e truccarmi. Mi sedetti con calma davanti allo specchio per un'ora abbondante. Delle volte il mio modo di fare non comprendeva sempre usare la bacchetta e quindi era un modo più da babbani, ma molto soddisfacente; ero sempre stata cresciuta così, quindi neanche ci facevo caso.

Gli invitati, quando uscì dalla camera da letto, stavano cominciando ad arrivare con una certa velocità; in men che non si dica il tendone che era stato allestito si riempì a tappo.
Entrai giusto in tempo di sentire Fred, George, Harry, travestito da un cugino della famiglia Weasley, e Ron discutere riguardo a quei abiti da cerimonia che indossavano.
«Non voglio niente di tutto ciò quando mi sposerò, vestitevi come vi pare. Se la mamma prova a lamentarsi gli infliggerò un bell'incantesimo Pietrificus finché non sarà tutto finito».
«Non credo proprio riusciresti a fermare tua madre, Fred» affermai, affiancando il ragazzo vicino all'entrata «E togliti quel sorrisino dalla faccia, le francesi non pensano di certo a te».
«Sei per caso gelosa, tesoro?» il ragazzo mi domandò avvicinando il suo viso al mio per lasciarmi un lieve bacio sulla nuca, con fare indispettito mi allontanai facendo la finta offesa. Mi misi ad osservare gli invitati con grande curiosità. Avevo fatto la conoscenza di molti strani personaggi, alcuni della famiglia Weasley come zia Muriel. Quella donna era davvero senza peli sulla lingua e molto permalosa.
Fred mi raccontò che per colpa del suo scherzo, quella non era intenzionata assolutamente ad includerli nel loro testamento, ma i due gemelli sembravano non curarsene minimamente, e a cosa sarebbe servito? A poco sarebbero diventati, secondo l'opinione di Ron, il quale aveva improvvisamente cambiato colore a causa dell'apparizione di Viktor Krum, i più ricchi della famiglia. Lo aveva detto prima che Hermione giungesse col suo grazioso vestitino lilla e si fosse messa anche lei ad accogliere gli invitati. Il giovane dai capelli scuri aveva fatto un complimento al quale lei arrossì, strillando e lasciando cadere la borsetta. Ron sembrava essere diventato un pomodoro, regalando una delle più belle scene di gelosia mute che potessero esistere; un pò come quella che avevo rifilato a Fred dopo che aveva cinguettato qualcosa in francese. Lo corressi sulla pronuncia e qualche errore di grammatica da principiante affinché la smettesse col suo atteggiamento tanto fastidioso.
Ci sedemmo subito dopo, tra un discorso e un altro, per aspettare che Fleur arrivasse col suo abito; era meraviglioso, lo avevo visto, ancora prima che iniziasse la cerimonia. Quando Bill e Charlie, tornato da uno dei suoi viaggi in occasione del matrimonio, apparvero avvolti nei loro abiti da cerimonia, con una rosa bianca all'occhiello, subito dopo partì la musica e in quel momento seppi che la sposa stava arrivando.
Fleur Delacour fece il suo ingresso accompagnata dal padre. La ragazza fluttuava nel suo abito bianco molto semplice e sembrava emanare un'intensa aura argentea.
La cerimonia iniziò poco dopo.
«Vuoi tu, William Arthur, prendere Fleur Isabelle...?» parlò il celebrante delle nozze. Riconobbi che era lo stesso del funerale di Silente.
Dall'altra parte della fila in cui ero seduta, la signora Weasley e Madame Delacour singhiozzavano, come facevano tutti ormai. Hermione guardava Harry con un sorriso, con occhi colmi di lacrime.
«...dunque vi dichiaro uniti per sempre».
Eravamo tutti felici come una pasqua, ma in cuor mio pensavo che non sarebbe durato. Non avevo poi così torto.
Dopo tanti momenti di gioia, tra un ballo e un altro con Monsieur Delacour, assistito a diversi dibattiti per certi non proprio opportuni, un messaggio improvviso era arrivato avvertendo che il Ministero della Magia era stato conquistato da Voldemort e dai suoi seguaci.
«Il Ministero è caduto. Scrimgeous è morto. Stanno arrivando»
Molti erano riusciti a scappare appena in tempo da quel padiglione, preso in assalto da un gruppo di Mangiamorte; altri come noi invece erano rimasti a combattere. E mentre stringevo al petto la piccola Eleonora, temendo per la mia vita e per quella di mia figlia, cercavo Fred con lo sguardo per assicurarmi che fosse vivo. Quando il mio occhio cadde sulla sua figura, lasciai che l'aria rimasta per un tempo illimitato nei miei polmoni uscisse fuori. Il rosso notandomi in grande difficoltà, mentre utilizzavo la mia mano destra per armeggiare con la bacchetta magica, mi raggiunse prendendomi da parte come per farmi da scudo, correndo verso l'uscita. Qualsiasi cosa stesse succedendo, il suo obiettivo era portare la sua famiglia in salvo, lasciando che raggiungessi la mia casa a Grimmauld Place grazie alla smaterializzazione.
E di getto mi trovai catapultata, quasi spinta contro il tavolo, nella cucina di casa con il fiatone e il cuore che batteva a mille.
Avevo sbattuto il fianco nello spigolo di legno e per poco non ero caduta rischiando di spaccarmi la testa per proteggere Eleonora.
Mi rialzai solo svariati minuti dopo, quando fui sicura che il mio respiro fosse regolarizzato, provai a fare mente locale mentre cercavo di mettere a la bambina a letto, sperando che almeno lei potesse fare dei sogni tranquilli. In ogni caso avrei passato l'intera notte sveglia, a preoccuparmi di fare la guardia e aspettare impaziente il ritorno di Fred a casa. Rimasi col vestito da cerimonia attaccato al mio corpo come fosse una seconda pelle e presto scoprii che al posto del sudore caldo era giunta l'umidità fredda a farmi compagnia. Lì seduta, accanto alla culla, concentravo il mio sguardo sulla barriera protettiva da me attivata produrre piccoli bagliori di luce.
Pensavo quanto fosse incredibile che le cose potessero cambiare da un momento all'altro, trasformandosi nel loro perfetto contrario; il matrimonio di Bill e Fleur era divenuto un momento di panico quando il suo unico scopo era quello di rincuorare e riempire di gioia gli animi in un momento buio.
«È inverosimile» mi dissi nel silenzioso buio che per un attimo mi aveva rapito, prima che un suono rimbombasse verso le mie orecchie. Il rumore di una chiave che girava nella serratura mi riportò alla realtà facendomi afferrare velocemente la bacchetta, camminando di soppiatto verso il piano inferiore. Aspettai pazientemente dietro l'angolo che quel qualcosa o qualcuno facesse un altro passo prima di balzare fuori.
«Caroline, sono io!» Fred sobbalzò, alzando le mani in segno di resa.
La sua bacchetta non fu in tempo a toccare il suolo che mi ero già fiondata tra le sue braccia.
«Che bella accoglienza! Dovrei combattere un pò di più per poter ricevere un abbraccio così da te».
«Stupido» gli dissi «Riesci a fare battute anche nel profondo della notte dopo un assalto dei Mangiamorte. Sei incredibile!» commentai.
«Se non altro riesco a tranquillizzarti meglio di come farebbe una di quelle bevande babbane che compri, la camomilla».
«Hai ragione».
Quella notte non riuscimmo a dormire, ci ritrovammo a bere insieme una tazza di camomilla ciascuno l'uno di fronte all'altro.

Le mattine successive a quel giorno sarebbero state tra le più sfiancanti che potessero mai esserci nella mia vita, continuamente presenziate dall'ansia che ognuna di esse fosse l'ultima passata in maniera tranquilla. Ogni giorno mi sarei preoccupata di assicurarmi che tutto fosse al suo posto, che le trappole magiche funzionassero a dovere e che Fred uscisse ben equipaggiato ad ogni evenienza. La prudenza non era mai troppa, non avrei mai smesso di riperterglielo.
Da quel giorno in poi, sarei rimasta a casa Eleonora e avrei lavorato, per quanto fosse possibile dato il mio stato d'animo, per la Gazzetta del Profeta e nel frattempo mi sarei esercitata sul mio potenziamento magico nella speranza di diventare una combattente ancora più brava.
Nonostante ciò, non passo molto tempo prima che succedesse qualcosa o che potessi rivedere una faccia a me cara. Difatti, il due agosto, ricevetti una visita inaspettata.
«Harry! Ragazzi, state bene?» il mio tono di voce si era notevolmente alzato quando scorsi quella figura con quegli strani occhiali rotondi.
«Caroline!» subito Hermione fu felice di vedermi. La ragazza mi strinse forte in un abbraccio «Siamo contenti che tu stia bene e che Eleonora stia ancora meglio» disse.
«Per quanto siano difficili questi tempi, cerco di farglielo pesare sempre meno, sfiancandomi con tutti gli incantesimi di protezione che possano esistere».
«Lo avevamo notato, quel trucchetto della porta...» disse Ron.
«Beh, quello non è nulla rispetto agli altri. Ci sono incantesimi di protezione peggiori. Comunque, sono contenta che siate riusciti a scappare dal padiglione il prima possibile, almeno voi eravate liberi di mettervi in salvo».
«Voi altri, invece?» domandò Hermione.
«Io sono rimasta poco tempo; dovendo proteggere e portare via di lì la bambina, Fred mi ha trascinato via e mi sono smaterializzata qui in cucina» indicati il punto in cui ero spuntata, indicando lo spigolo e il pavimento «Sono rimasta in casa tutto il tempo a lavorare e ad esercitarmi per distrarmi un pò, ma quando ti spiattellano la realtà in faccia, c'è poco da fare. Voi cosa fate da queste parti? È pericoloso, non fraintendetemi».
«Stiamo cercando una cosa, Kreacher ci ha detto che potrebbe essere qui».
«Cosa Harry?».
«Il medaglione, l'Horcrux. Sappiamo che tuo zio era un Mangiamorte e che lo ha rubato prima di sparire con la promessa che lo avrebbe distrutto».
Harry sperava davvero che fosse lì.
«Non credo sia qui, Harry, poiché quando ho sistemato la casa non c'era nessun medaglione, ma forse Kreacher ricorda qualcos'altro» dissi «Per il momento state pure tranquilli, arriveremo ad una conclusione».
Così offri ai tre ragazzi un splendida accoglienza che sarebbe durata poco a causa delle pieghe che aveva preso la situazione, perché poco meno di ventiquattro ore, eravamo riusciti a scoprire che Mundungus Fletcher aveva a che fare con il furto del medaglione dalla casa dei Black durante la mia assenza. L'uomo fu rapito e portato a Grimmauld Place con una quantità di informazioni importanti: il medaglione lo aveva rubato e venduto ad una donna che noi tutti conoscevamo bene, Dolores Umbridge.
Prima che i miei amici ripartissero per la loro missione, augurai loro il meglio vedendoli sparire come erano apparsi.

➣ The daughter of Sirius Black ¹ [IN REVISIONE]Where stories live. Discover now