Capitolo 4 : Come primo giorno non c'è male

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Mi ero già svegliata nonostante fossero le sei del mattino.
Non capivo come, ma i miei occhi si erano spalancati all'improvviso, dando così inizio alla mia prima giornata scolastica ad Hogwarts. Mi misi con la schiena appoggiata alla testiera del letto. Davanti a me c'erano altri quattro letti, con ragazze che fortunatamente conoscevo. A quanto pare la disposizione delle stanze era rimasta un pò in disordine, così mi ero ritrovata con Ginny, Hermione, una ragazza simpatica della squadra di Quidditch che usciva con George e un'altra che non conoscevo. Ginevra me ne aveva parlato molto bene, definendo Angelina Johnson una bella tipetta, cacciatrice spettacolare. Con lei in squadra, a detta sua, era possibile vincere qualsiasi partita. Impossibile perdere.
La sera prima, al mio arrivo in dormitorio, avevano deciso di fare una piccola festicciola, ma troppo presa dai pensieri e la mia figuraccia con Fred ero riuscita a godermelo poco. Semplicemente partecipai ai loro racconti dell'estate facendo finta che fossero davvero di mio interesse prima di addormentarmi. Quelle quattro stavano ancora dormendo e chissà per quanto ne avrebbero avuto. Dal mio canto, non sapendo assolutamente cosa fare, decisi di vestirmi con la mia bellissima e nuova uniforme e di scrivere un diario su quello che era successo. Era mia abitudine scrivere tutto in un diario, forse un giorno l'avrei regalato ai miei figli o a qualche nipote. Meritavano di sapere in che posto fantastico ero capitata. All'improvviso, qualcosa di diverso dal rumore della mia penna sulla pergamena, mi distrasse dalle mie parole: un rumore simile a qualcosa che strisciava per terra. D'istinto guardai in direzione della porta e vidi una luce illuminare il piccolo spazio in basso, fuori dalla porta, e un biglietto di carta abbandonato lì. Mi alzai dal letto ancora disfatto e lo presi per leggerne il contenuto.

Buongiorno C.B. ci vediamo a colazione! F.W.

Sul mio viso spuntò un sorriso come mai era successo prima, e il pensiero di ricevere un biglietto di nascosto mi rallegrava moltissimo. Da lì in poi non vedevo l'ora di uscire dalla camera per correre nella Sala Grande e sfoggiare la mia uniforme a Fred. Sapevo che era una delle cose che più avrebbe voluto vedere: me ne parlava sin dalla sera prima. Feci di tutto per svegliare le altre, le quali scambiarono la mia agitazione con il fatto che fosse il primo giorno e non che c'entrasse tutt'altro.
«Forza,andiamo!» gli ripetei per tutto il corridoio, quasi tirando Ginny di peso.
«Mi spieghi perché hai tutta questa fretta di arrivare alla Sala Grande?» Hermione chiese con una leggera risata, felice della mia vivacità, poi si diede la sua risposta «Ecco».
Intanto io le avevo lasciate per correre verso il gemello che mi stava aspettando in piedi, in mezzo al corridoio tra il tavolo dei Grifondoro e dei Tassorosso. Mi fermai a pochi centimetri davanti a lui sorridendo nel vedere con quanta ammirazione mi guardava con addosso l'uniforme. «Wow...» si lasciò scappare, mentre chi stava seduto continuava a guardarci «Guardala la Black con la sua nuova e uniforme. Dimmi, vuoi far invidia a qualcuno?» disse facendomi l'occhiolino, prima di sederci a mangiare l'uno di fianco all'altra.
«Signorina Black, buongiorno» disse George soffocando una risata «Me la rifate la scenetta da perfetti innamorati. Avrei dovuto riprenderla» rise a crepapelle.
«Simpatico come un pugno in un occhio fratellino. Finiscila» sentii Fred riprenderlo sottovoce per poi girarsi verso di me. «Allora, che materie hai oggi?» mi chiese il ragazzo.
«Erbologia, Trasfigurazione, Difesa contro le Arti Oscure, Divinazione e poi c'è scritto che qualcuno mi insegnerà a volare, George?» lessi con stupore il nome dell'altro gemello. «Proprio così. La Bumb mi ha indirizzato e quindi ti darò una mano» rispose il ragazzo «Se siamo fortunati riuscirai a volare entro la fine del mese».
«Magari se sei brava possiamo farti entrare in squadra, chissà...in ogni caso se questo ragazzo si comporta male» intervenne Fred «Puoi sempre chiedere a me se vuoi, ci facciamo un giro sui manici di scopa. Dopo le lezioni ti andrebbe di fare un giro?».
«Per andare dove?» domandai cercando di mandare giù un altro sorso di succo di zucca. Ronald me lo aveva versato sostenendo che fosse ottimo bere un bicchiere di succo di zucca fresco la mattina, sinceramente ero abituata a ben altri tipi di succo un pò meno particolare, come quello alla pesca o alla pera, anche all'arancia sarebbe andato bene.
«Un giretto per il castello. Sei solo arrivata ieri sera, non hai visto nulla ancora» mi rispose Fred. Accettai solo a condizione che prima finissimo di studiare, lui concordò con me pur non amando alla follia l'idea di prendere seriamente lo studio.
«Quest'anno ci sono i M.A.G.O. Fred» gli ricordai lasciando definitivamente il bicchiere con il liquido aranciato, spingendolo oltre il mio piatto, verso Ron. Ne avevo abbastanza. «Lo so che ci sono i M.A.G.O., ma tranquilla. Non pensarci e goditi l'anno serena. Ti ho promesso che studieremo, va bene».
«Eh eh hey, il mio fratellino che si fa comandare a bacchetta dalla Black» rise George, meritandosi una gomitata dal gemello. Bisbigliò qualcosa che solo Fred sentì, il quale subito dopo alzò gli occhi al cielo in segno di resa.
Insieme ai gemelli Weasley avevo lasciato la Sala Grande per raggiungere la prima lezione della giornata. Erbologia, insegnata dalla professoressa Sprout. Quella donna era forse la più gentile che esistesse sul pianeta terra, dopo Molly Weasley naturalmente, era gentile con i suoi studenti. La direttrice della casa Tassorosso, come la fondatrice Tosca Tassorosso, era una persona che avrebbe insegnato a tutti coloro che avrebbero voluto apprendere con pazienza. Apprezzai molto come riuscì a spiegare tutto quello che c'era da spiegare sulle piante acquatiche sia d'acqua dolce che salata, proponendo di allontanarci dal castello per osservare come esempio quelle del Lago Nero. Quella giornata era perfetta, con il clima ideale per una piccola gita al lago. Tutti ne fummo contenti e l'anno non poteva cominciare meglio di così.
Alla fine della sua lezione, circa dieci minuti prima dell'inizio della successiva, la donna robusta con grazioso ma impolverato cappello a punta, ci lasciò un pò liberi. Non amavo l'idea di lasciare quella serra silenziosa, per seguire la lezione della professoressa rosa confetto. Non mi stava affatto simpatica, non riuscivo a digerirla, figuriamoci passare un'ora ad ascoltare quella sua voce stridula. Era chiaro che il suo dolce viso da angelo vestisse un animo più che maligno. Entrai in classe con la poca voglia di fare, sinceramente ero scontenta che una delle mie materie preferite sarebbe stata rovinata. «Cerca di non pensarci Carol, andrà tutto bene. Non piace neanche» Fred mi rassicurò non appena varcammo la porta della sua aula. Avrei voluto dire che ci avrei provato, ma non ci riuscivo.
«Pensa ai M.A.G.O.».
Giusto, dovevo esattamente pensare a quello: superare i M.A.G.O. con il massimo dei voti, dare il meglio di me e far sì che fosse il migliore anno ad Hogwarts della mia vita.
«Buongiorno fanciulli...» ecco che la voce da me tanto odiata si faceva spazio nelle mie orecchie talmente fastidiosa che avrei potuto ritenerla il ronzio di una mosca. Dal pianerottolo della piccola scala a chiocciola che portava al suo ufficio privato, aveva appena fatto sbattere la porta rumorosamente per attirare l'attenzione di tutti «...vorrei chiedervi gentilmente, che vi sedeste secondo il mio ordine durante le mie lezioni» subito dopo chiamando l'appello con voce mielosa. Solo dopo una decina di minuti, quando tutto sembrava essere come lei lo aveva pianificato nella sua testa, arrivò al mio cognome. La donna strizzò un attimo gli occhi quando lo lesse e alzò immediatamente il volto verso l'unica che era rimasta alzata in fondo all'aula. Si prese infiniti minuti per osservare minuziosamente il mio viso, i miei capelli, forse per capire se assomigliavo di più a mia madre o a mio padre. Ovviamente, del famoso Sirius Black avrebbe solo visto il cognome e forse qualche tratto somatico poco importante, poiché ero la copia di mia madre.
«Signorina Black...venga a sedersi qui a primo banco, vicino a me» mi indicò con la mano sinistra il posto accanto ad uno dei gemelli, i quali erano stati prontamente separati per distinguerli meglio. Così mi mossi, silenziosa, quasi strisciando i piedi sul pavimento senza che la Umbridge smettesse di guardarmi. Una volta che ebbi preso il mio posto, divise velocemente i libri di testo, a detta sua direttamente suggeriti dal Ministero. «Davvero? È così che affronteremo non solo la battaglia che si presagiva avvenire tra poco, ma anche gli eventuali pericoli della vita?» pensai.
«Scusi, professoressa» alzai la mano «ma non c'è alcun accenno di incantesimi».
«Incantesimi? Signorina Black, lei vorrebbe dirmi di utilizzare degli incantesimi nella mia classe?» la sua voce si fece molto più acuta e scioccata, quasi come se stesse ridendo. «Professoressa, si dia il caso che quest'anno abbiamo i M.A.G.O., e la scuola ha come obiettivo quello di formarci al cento per cento come maghi, dunque anche sapere gli incantesimi che potrebbero proteggerci da eventuali rischi».
«Signorina Black, capisco la sua preoccupazione. È vero che quest'anno avrete gli esami finali, e mi viene anche da pensare che oltre ad una curiosità puramente scolastica, ci sia una sorta di preoccupazione da parte sua. Forse per via di suo padre?» domandò.
«Cosa c'entra mio padre, professoressa?» domandai a mia volta pregando che la piuma non si spezzasse a causa della pressione che faceva la mia mano. La Umbridge rise ancora, in maniera snervante.
«Beh, suo padre, come potrà certamente sapere è ricercato e si nasconde alla vista di chiunque. Immagino che lei sia preoccupata per questo o abbia paura di lui, dato che è un assassino potenzialmente pericoloso».
Quella strega cercava di convincermi che avesse ragione in tutti i modi, ma non potevo permettermi di far sì che parlasse di mio padre come un assassino, quando il vero colpevole era già stato riconosciuto. Non riuscivo ad accettarlo.
In quel momento sentì Fred, seduto in silenzio ad assistere la scena che stava avvenendo di fronte al nostro banco, stringere la mia mano chiusa in un pugno, le cui nocche stavano diventando completamente bianche. Il suo sguardo mi suggeriva di non reagire, ma per quanto ci provassi avevo proprio un pessimo carattere. Persi il controllo. Mi alzai improvvisamente dal mio posto, tenendo le mani aperte per sostenere il mio corpo spinto vicino alla figura bassa e sconvolta della strega. I miei occhi la osservavano sottili, mentre i muscoli del mio volto si erano induriti.
«Mio padre, professoressa, non è un assassino. Lo sappiamo bene tutti quanti, che il colpevole della faccenda è soltanto Peter Minus, sfuggito al Ministero giusto un paio di anni fa e adesso al servizio di Lei-Sa-Chi. Mio padre non si merita affatto quel soprannome, ma è stato il primo da incolpare quando voi non avevate più dove cercare. Anni ad Azkaban senza vedere me, mia madre...ora riesce a capirmi?» dissi, con un tono insolitamente pacato; con un tono che nascondeva dietro una feroce rabbia.
Ero più che arrabbiata, ma sorprendentemente soddisfatta. Non avevo mai visto uno sguardo così spaventato come quello suo. L'avevo in pugno e quel pensiero seppur negativo, mi fece spuntare un sorrisetto sul volto che solo lei poteva vedere. Mi allontanai soddisfatta dal suo viso, quando lei parve muoversi velocemente verso di me minacciosa.
«Alzati! Alzati signorina Black!» ordinò «Se davvero desideri che gli incantesimi vengano insegnati durante la mia lezione è bene che tu sappia a cosa andrai incontro».
Senza pronunciare una parola, mi alzai. Avevo inteso che quello sarebbe stato un duello, il che non era esattamente quello che volevo ottenere, ma mi ero esposta e dovevo dunque affrontarla come si deve. Presi la bacchetta dalla tasca, mi voltai sicura che quella fosse la mia battaglia personale, ma l'unica cosa che sentii fu un dolore lacerante. La Umbridge, proprio in quel momento, aveva formulato un potente incantesimo contro di me trovandomi impreparata e lenta. Credetti che non sarei più riuscita a respirare se avesse continuato così; non so per quale virtù riuscivo a reggermi ancora con le braccia per non cadere sul pavimento. Dovevo avere un aspetto mostruoso probabilmente, o forse il fatto che la strega avesse pronunciato una maledizione senza perdono di fronte agli studenti fu quello che stupì tutti, rimasti paralizzati da quella scena. Solo un ragazzo, seduto al primo banco con una folta chioma rossa non riusciva a credere a ciò che vedeva.
«Questa, signorina Black, come lei saprà, è una maledizione senza perdono, che lei dovrebbe già conoscere. Eccola, messa in pratica esattamente come desidera. Se è così sicura di sé si difenda!» interruppe il suo incantesimo aspettando che facessi la prima mossa, ma non riuscivo a muovere un solo muscolo, priva di forze a causa del dolore. Avrei provato a reagire in qualsiasi circostanza, non mi sarei fatta battere né avrei versato una sola lacrima. Lentamente mossi le mie dita verso la bacchetta e quando la impugnai qualcun'altro pronunciò un incantesimo al mio posto. La Umbridge venne disarmata.
«Signorino Weasley, come osa? Lei è in punizione, lo sa? Toglierò dei punti alla sua casa, lo sa, vero?» gridò la donna infuriata.
A Fred però le sue parole sembravano scivolargli addosso, con una serietà in volto che non avevo mai visto. Il rosso, dopo aver lanciato un'occhiata all'altro gemello, mi prese in braccio e raccolse la mia bacchetta dal pavimento. Non rispose alla professoressa, si occupò solo di tenermi stretta per portarmi fuori dalla stanza sotto lo sguardo dei presenti. «Ora ti porto fuori da qui. Non può farti questo. È il tuo primo anno e non sai neanche muovere bene la bacchetta! Poteva disarmarti, non utilizzare una maledizione senza perdono. È stata sleale!».
«Fred...non urlare, per favore» implorai il rosso affinché abbassasse la voce. Non avrei sopportato che qualcuno ci vedesse in mezzo al corridoio andare chissà dove, dopo essere usciti bruscamente da una lezione. La McGranitt ero sicura che se ci avesse visto ci avrebbe tolto dei punti. Non si trattava solo di punti, ma soprattutto del mio orgoglio: farmi vedere in quello stato non era il massimo e non era quello che volevo. Cercai di tappare la bocca al ragazzo con le forze che mi erano rimaste, e anche George cercava di calmarlo.
«Signorini, posso chiedervi cosa fate fuori classe a quest'ora?» proprio la McGranitt parlò zittendo definitivamente Fred, il quale si era voltato verso la sua direzione tenendomi ancora in braccio senza dire una parola. «Professoressa,» George intervenne «Stavamo portando Caroline in infermeria. Uno spiacevole incidente durante la lezione di Difesa contro le Arti Oscure». La donna dal lungo mantello smeraldo annuì e si unì a noi. Raggiungemmo Madama Chips in infermeria in poco tempo. La guaritrice vedendomi spalancò gli occhi azzurri, indicò un lettino vuoto. «Ecco mettetela qua» disse. Fred mi adagiò su quel lettino e si sedette sulla sedia di legno affianco a me, mentre George era in piedi a destra. La professoressa McGranitt, invece, si trovava di fronte a me guardando tutti e tre con occhi sottili. Non aveva ancora capito come fossi arrivata lì con quella insolita ferita alla testa, quindi aspettò pazientemente che parlassi.
«Signorina Black, si può sapere cosa è successo da aver sconvolto persino questi due?» si rivolse con tono pacato, indicando successivamente i due gemelli Weasley. «Professoressa, la Umbridge mi ha provocata. Ho reagito, ho perso il controllo, ma non ho fatto nulla se non parlare. Non ho utilizzato nemmeno la bacchetta» spiegai. «Professoressa McGranitt, è vero quello che dice Caroline» Fred si intromise bruscamente «Ha parlato di suo padre definendolo un assassino; l'ha attaccata con una maledizione senza perdono perché ha saputo tenerle testa, e avrebbe pure continuato se non l'avessi disarmata. Non le ha staccato gli occhi di dosso da quando ha letto il cognome».
«Molto bene» fermò Fred. Rivolgendo uno sguardo a Madama Chips, la quale era tornata con una sorta di disinfettante, disse «Informerò il Professor Silente della cosa».
Poi uscì.
«Speriamo che questa nuova insegnante non crei altri problemi, se già al primo giorno mi viene un'alunna con una ferita alla testa, non immagino cosa succederà a fine anno» la donna con i capelli bianchi intervenì, lasciando la sua ampolla sul piccolo comodino accanto al letto «Questo dovrebbe curare la ferita, ma penso che il mal di testa rimarrà ancora per un paio di minuti. Potresti farti un pò male cara». «Ho davvero una ferita sulla testa?» chiesi. Sentivo la testa scoppiare ma non mi ero accorta ci fosse qualche ferita.
«Hai sbattuto contro il pavimento e poco accanto c'era lo spigolo del banco».
«Tu non dovevi preoccuparti per me...» mi rivolsi a Fred, il quale smise di parlare.   «Come facevo a non preoccuparmi? Dovevo disarmarla o avrebbe cominciato di nuovo. Non mi importa della punizione o dei punti che toglierà ai Grifondoro» mi strinse la mano, accarezzandomi la guancia con l'altra. Finalmente sul suo volto spuntava un meraviglioso sorriso e così anche sul mio. «Grazie» poggiai la mia mano sulla sua.
Madama Chips mi disinfettò la ferita sulla testa allontanandosi un paio di minuti, portando George con sé per ingannare il tempo che ci sarebbe voluto affinché mi riprendessi dalla botta. La mia testa sarebbe esplosa di sicuro: me lo sentivo. Non so quanto forte avessi sbattuto ma mi aveva messa k.o. per almeno un quarto d'ora e Fred non si era allontanato un secondo. Continuava a tenermi la mano, ad accarezzarmi la guancia con delicatezza, come fossi fatta di fragile porcellana. Io lo fissavo fare quello che voleva, pensando che fossi davvero una persona fortunata ad averlo come amico.
«Oggi riposi un pò» disse all'improvviso.
«E tu?» domandai.
«Rimarrò qui con te. E prima che il tuo essere così responsabile mi dica di andare a lezione, sappi che rimarrò con te finché non ti senti meglio. Al diavolo quelle lezioni, non c'è alcun bisogno che mi vedano, conoscono già Fred Weasley» sorrise.                     
«Chi l'avrebbe mai detto che avrei passato il mio primo giorno in infermeria?» dissi «Oggi avrei dovuto dare il massimo di me stessa e dimostrare a tutti di essere una bravissima studentessa, non imbambolata a guardare il soffitto dopo un colpo alla testa».
«Mica male come primo giorno» rise «Stai tranquilla domani andrà meglio. Rimandiamo anche la nostra passeggiata ad un altro giorno».
«Sai che ci tenevo a fare il giro della scuola, scommetto che conosci un sacco di posti fantastici. Se non fosse per quella megera della Umbridge...» sbuffai rumorosamente.
«Sai non tutti i posti di questa scuola di sembrano davvero fantastici, ce ne sono altri che sono molto meglio...Se Madama Chips mi da il permesso, ti ci porto io in dormitorio. «Certo che puoi, penso che non sia più così grave. Se te la senti puoi provare a metterti in piedi, però sarebbe meglio se questi giovanotti ti accompagnassero. Non si sa mai».

➣ The daughter of Sirius Black ¹ [IN REVISIONE]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora