Capitolo 3 - Messaggio

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Gli strati sociale vengono divisi da un linea all'apparenza invisibile, ma invalicabile, infatti nessuno mai è salito di livello sociale, si peggiora ma non si migliora.

In questo modo i più potenti possono governare senza guardarsi le spalle.

Le abitazioni nel quartiere sono disposte a schiera, la nostra è l'abitazione numero 7.

Il numero non è casuale, ma è stato scelto da mio padre in base alle prime lettere dei nostri nomi, il mio e quello di Dylan; infatti la C è la terza lettera dell'alfabeto, mentre la D è la quarta, quattro più tre fa sette, ed ecco spiegato il motivo per cui mio padre ha scelto quell'abitazione.

Rammento che diceva sempre che l'unione fa la forza e che un giorno io e Dylan avremmo potuto cambiare questo pianeta. Lui credeva molto in noi, ma diffidava chi attualmente governa il pianeta rosso, affermando che i Governanti non hanno il ben che minimo rispetto dei cittadini. 

In qualunque posto si trovi adesso spero sia ancora vivo, me lo deve.

Ogni volta che partiva per una spedizione diceva sempre: "Tornerò presto, campione. Sei tu l'uomo di casa adesso", e si allontanava per la volta della Terra accennando il suo sorriso beffardo.

Ma ora basta crogiolarsi sulla sorta di mio padre, visto che al momento sono in guai seri. 

Forse è meglio non entrare per la porta principale, così circumnavigo la casa, che vista da fuori ha la forma di un grande formaggio smussato nei lati.

Il cielo nel contempo inizia a diventare rosso ed annuncia l'arrivo della notte che spesso viene con brezze particolarmente fredde.

Sussurro a Trixy, prima di estrarre la scheda, di spegnare lo skate e con esso scompare per magia anche il casco.

Entro dalla porta metallica nel retro di casa, e di soppiatto entro nella stanza che noi chiamiamo ripostiglio.

  «Ciao Carl.» È la voce squillante di Mr.Bender, ma io sobbalzo e indietreggio posando le spalle contro la parete ultrasensibile. La scheda precipita al suolo ruzzolando.

«Bender, ma ti sei nascosto?» Gli dico chiudendo gli occhi e respirando affannosamente.

Per un attimo ho temuto che l'Èlite mi avesse rintracciato e che avrei messo in pericolo la mia famiglia.

Con un gesto frettoloso raccolgo il prezioso oggetto che avevo perso pochi istanti fa.

«No, Carl. Ero di passaggio, stavo sistemando la stanza che voi chiamate ripostiglio» Risponde  roboticamente.

«Forse non è una buona idea entrare dal retro, la prossima volta entrerò dalla porta principale, evitando di rimanerci secco per lo spavento» Il respiro ritorna regolare e mi appresto ad andare nella stanza, cercando di camminare con le punte dei piedi, in modo tale da non destare il minimo sospetto.

Per fortuna Dylan non è in casa.  «Trixy accendi il sistema.»

«Subito signore.» Risponde lei.

L'intelligenza artificiale che possiedo è stata anch'essa progettata dalla nonna ed possiede parecchie peculiarità, ma la più importante resta l'invisibilità che Trixy aziona nel momento in cui mette in funzione in modo tale non essere rintracciata da alcun server.

Possiede un sistema di sicurezza difficilmente bypassabile, essa si mette in funzione solo dopo aver ascoltato la mia voce, scansionato la retina degli occhi e l'impronta digitale, in più se desta qualche sospetto pone alcune domande di cui solo io sono a conoscenza.

Se sciaguratamente qualcuno mi forzasse ad azionare Trixy lei non lo farebbe lo stesso, poiché è munita di fotocamere quasi invisibili ad occhio nudo.

MARXAN: LA PRIMA GENERAZIONE [PRESTO CARTACEO]Where stories live. Discover now