capitolo 38: lui mi da sicurezza

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Mi costringo ad aprire gli occhi sotto alla luce al neon della stanza vuota.

Mi sento così intorpidita che sembro drogata, e così addolorata che sembro essere stata picchiata.

Quegli stronzi mi hanno legata a un palo che si trova in questa stanza solitaria e inquietante, e mi hanno tappata la bocca per impedirmi di urlare.

Ho paura. Sì, lo ammetto ho paura di essere uccisa e di morire a testa bassa.

Se proprio devo morire a 16 anni, voglio morire sul ring sapendo però di aver combattuto fino all'ultimo.

Non so esattamente quanto tempo è passato perché non sono sveglia da tanto tempo, ma come minimo saranno passate un paio d'ore.

Mi guardo in torno e cerco di capire almeno come liberarmi.

Mi viene un lampo di genio e uso il mio braccialetto, che ha un cuore che ha il bordo un po' scheggiato, per cercare di tagliare la corda sui miei polsi.

Dopo quello che sembra passata un'eternità riesco a slegarmi, e ci vuole veramente tutta la mia forza di volontà per non mettermi a saltare e a gridare dalla felicità, ma poi mi ricordo che ho lo scoch alla bocca e comincio a farlo seriamente.

Successivamente mi strappo il nastro adesivo dalla mia bocca.

Ora devo capire come liberarmi ma dopo essermi guardata intorno capisco che non c'è nemmeno una finestra; l'unica possibile via di fuga e la porta, ma è di ferro ed è chiusa a chiave.

Mi siedo a pensare.

"Pensa Demi, Pensa" mi ripeto mentalmente prendendomi la testa fra le mani.

Solo ora mi accorgo che tutto questo non è un gioco.

Oggi è la vigilia di Natale e dovrei pensare a che regalo fare alla mia famiglia e non pensare a come scappare dalla mia "famiglia".

Cazzo, mio padre e sua moglie mi hanno rapito e vogliono uccidermi. Uccidere una ragazza di soli 16 anni.

Mi fanno schifo, schifo veramente.

Una lacrima mi riga il volto ma la asciugo velocemente. Non posso permettermi di versare lacrime per gente che non ne merita.

Mi alzo in piedi velocemente e urlo dalla frustrazione, fregandomene di essere sentita.

<<ti odio, mi stai rovinando la vita, TI ODIO>> urlo colpendo la porta con tutta la forza che ho nel mio corpo.

Voglio che sentano il mio dolore, il mio odio e la mia rabbia. Voglio vendetta, voglio fargliela pagare, voglio picchiarlo, voglio colpirlo, voglio ferirlo, voglio ammazzarlo, voglio farlo scomparire. Odio mio padre, odio John e tutta la gente che gli sta intorno.

Qualcuno apre bruscamente la porta facendomi finire a terra.

La madre di Rose entra nella stanza con un bastone in mano e quando nota che mi sono liberata, spinta dalla rabbia credo, mi viene incontro e mi coglie di sorpresa prendendomi dai capelli e trascinandomi fuori.
<<senti ragazzina, ringrazia che non ti ho fatto ancora niente, perché sennò giuro su mia figlia che questi capelli che ho tra le mani te li avrei già strappati provocandoti talmente tanto dolore che prefereresti di gran lunga morire, non fare la furba con me>> urla continuando a trascinarmi lungo un corridoio.

Non capisco perché cazzo non sto reagendo. Non posso avere paura di lei, non è da me, giusto?

Mentre urla succedono tre cose talmente in fretta che non ho il tempo di assimilare il tutto: compare Trevor davanti a Giuliette, prende il bastone dalla sue mani e la colpisce, mi aiuta ad alzarmi e corriamo.

Come cazzo è riuscito ad arrivare qui?

<<corri, Dallas, Corri!>> esclama prendendomi la mano e saliamo su per delle scale.

Un paio di minuti dopo usciamo da una porta di una casa di legno, e capisco immediatamente che mi hanno rinchiusa in una cantina.

Senza dire una parola ci allontaniamo il più velocemente possibile dalla casa e una volta fermati, nonostante il fiatone, Trevor mi bacia.

Un bacio forte, con passione, che trasmette paura, paura di perdermi e paura di perderlo.

<<non sai quanto io abbia avuto paura di perderti, piccola>> ammette una volta che si è staccato dalle mie labbra.

<<Trevor, ho avuto paura di essere uccisa>>confesso abbracciandolo forte a me.

Mi appoggio al suo petto mentre lui mi avvinghia con le sue braccia possenti e muscolose. Tra le sue braccia mi sento al sicuro. Lui mi da sicurezza.

<<tranquilla, sono qui con te ora>> dice baciandomi i capelli.

<<Trevor, ti prego non dire niente Jenna>> lo prego e lui mi guarda negli occhi con esitazione.

<<ti prego...>> gli ripeto.

alla fine si arrende e annuisce.

Dopo circa un'ora di tragitto, arriviamo davanti al Resort.

<<uhhh, non mi avevi detto che stavi alloggiando in questo lusso!>>esclama cercando di tirarmi su di morale, senza successo però.

<<hey piccola, guardami>> ordina prendendomi il viso tra le sue mani. Ecco che mi riavvolge quella sensazione di sicurezza.

<<ascoltami, è finita, è tutto finito. Se continui a guardare il passato non andarai mai avanti. Il passato si chiama così perché è una cosa già passata, già successa e deve rimanere alle spalle. Piuttosto guarda il futuro che creeremo insieme>>

<<vuoi creare un futuro con me?>> chiedo sorridendo.

<<Sì, voglio creare un futuro con te, perché senza di te non c'è un futuro per me>>risponde e io in quel momento scoppio e dico qualcosa che mi tengo da tempo.

<<ti amo>> lui mi sorride, un sorriso sincero e vero. Un sorriso che solo lui mi può dare. <<ti amo anch'io>> ricambia e mi bacia teneramente e dolcemente, con un lieve contatto delle lingue, che però basta ad avvampare in me calore. Lo voglio, lo voglio veramente per unirci ancora di più.

<<scusate, disturbo?>> chiede interrompendoci una voce alle mie spalle.

Quando mi volto trovo Jenna con le braccia incrociate avanti al petto, che mi sta folgorando con lo sguardo.

<<ehm..zia sono andata a prendere Trevor al ruscello..ha deciso di farmi una sorpresa...ci siamo dati appuntamento ieri sera per incontrarci>> mi invento una scusa, ma lei rimane con la stessa espressione arrabbiata.

Sospira e dice con calma <<Demi, te l'ho detto e ripetuto di avvisarmi se vai da qualche parte, e ora non tollero più che tu non lo faccia>> il suo sorriso, improvvisamente, lascia spazio a un'espressione irritata <<la prossima volta tu DEVI AVVISARMI, perché sei in pericolo, tuo padre potrebbe spuntare in qualsiasi momento>>

"È già spuntato" penso.

<<La prossima volta giuro che ti rinchiudo in camera. Senti tua madre vi ha lasciati sotto la
Mia responsabilità e io non voglio deluderla>>mi minaccia per poi girare i tacchi e tornare dentro al Resort.

<<ti amo>> mi sussurra all'orecchio Trevor mente guardo mia zia.

Anch'io lo amo, tantissimo.

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