"Prof, studiamo anche le due pagine che abbiamo trattato oggi?" domandò Jacob, che seduto al mio fianco, scriveva nel suo diario argenteo della Smemoranda. Frequentavamo le stesse lezioni di Matematica e Francese, e se non ci fosse stato lui ad aiutarmi quando non capivo qualcosa, sarei persa.

"Si Jacob, esercitatevi il più possibile con gli esercizi." concluse, annotando tutto nel registro di classe al computer, almeno lui sapeva usarlo. "Buon Pomeriggio, ragazzi" ci salutò il professore, prendendo in mano la sua ventiquattro ore, per poi uscire dalla classe dopo il suono della campanella che segnava il termine delle lezioni pomeridiane.

Mi alzai, rimettendo dentro alla borsa il materiale per matematica, che consistevano: il quaderno degli appunti, il libro di testo, penne, righello, goniometro e compasso. "Come stai, Payton?" mi chiese Jacob, una volta che fummo solo noi due in classe, notando il modo in cui sbuffavo ogni volta, che mettevo un materiale dentro alla borsa.

"Male, Jake." annunciai sincera, con lui non potevo mentirgli, semplicemente non ci riuscivo, era il mio migliore amico. "Ma hai visto cos'ha fatto Rayan?" domandai, alzando di gradi la tonalità della mia voce.

"No" rispose il mio amico, scuotendo leggermente il capo. Lui si che lo sapeva, lo sapevano tutti, ma voleva solamente farmi sfogare e non persi l'occasione di farlo.

"Quella gallina di mio marito, ha urlato a tutti dicendo che sono sua moglie, ti rendi conto?" chiesi. "Certo che te ne rendi conto, l'ha sentito mezzo mondo, ed era l'unica cosa che volevo evitare." aggiunsi, rispondendomi da sola. "E sai qual'è il peggio? Che non ha mosso un passo, mi ha lasciato da sola e mi aveva promesso ch-..che non l'avrebbe più f-..fatto" parlai, praticamente singhiozzando. "Perché quando ho più bisogno di lui, non c'è?" urlai, mentre le lacrime scendevano interrottamente sulle mie guance.

Non ricevetti una risposa da parte sua, mi sentii solamente soffocare in un abbraccio. E mi chiesi come Jacob sapesse sempre cosa fare nel momento giusto e nell'ora giusta. "Oh, Jake.." sussurrai fra un singhiozzo e l'altro, mentre gli bagnavo la giacca con le mie lacrime calde e salate. Stare fra le braccia di Jake, era molto rassicurante e ti faceva sentire al sicuro, come se niente potesse toccarti o farti del male.

Restai appiccicata a lui per quanto, dieci, venti minuti o mezzora, non lo so. "Allora, non credi di aver affogato abbastanza la mia giacca?" scherzò quest'ultimo, accarezzandomi affettuosamente i capelli ribelli che tenevo in testa.

"Mi dispiace" mormorai contro il suo petto, ricoperto dalla camicia che indossava.

"Stavo scherzando, Principessa." disse. "Ti farei piangere anche su cinquanta giacche, se ti farebbe stare bene, capito?" aggiunse, sfiorando il mio naso con l'indice della sua mano, solleticandolo un po e facendomi ridacchiare.

"Grazie Jake, ti voglio bene lo sai vero?" gli risposi, staccandomi da lui.

"Lo so, anche io te ne voglio. Ma per favore, fammi asciugare quelle lacrime, non ti donano e hanno poco stile." disse regalandomi un sorriso bianchissimo, mentre toglieva le lacrime dalle mie guance con le dita.

"Rayan è uno stupido" annunciai, incrociando le braccia sotto il seno.

"Lo so" rispose lui, aggiustando una ciocca dei miei capelli dietro all'orecchio, cercando di darmi ragione.

"E' un bugiardo" continuai aggrottando la fronte, mentre nella mia mente si formavano svariati insulti da dedicargli.

"Lo so"

"Ed è pure brutto." mentii, gesticolando con le mani.

"Non esageriamo, Payton" mormorò Jacob, inarcando un sopracciglio.

"In effetti, non è poi così male" risposi alzando gli occhi in direzione di quelli del mio amico, e dopo nemmeno due secondi, nell'aula si sentì solamente il suono delle nostre risate.

Dopo essermi calmata, presi la borsa e me l'appoggiai su una spalla e insieme a Jacob, uscimmo dalla classe ormai vuota. Non mi accorsi nemmeno di che ore fossero, fino a quando guardai fuori dalle vetrate della scuola e notai come il cielo si fosse oscurato. Rayan ormai se ne era già andato via e sicuramente non mi aveva nemmeno aspettato per tornare a casa, nonostante non avessi avuto nessuna intenzione di tornare con lui, ero arrabbiata, molto arrabbiata, troppo arrabbiata con Rayan. "Grazie ancora Jake, scusami se ti ho intrattenuto qui e porgi le mie scuse a Steven se arriverai in ritardo per la vostra cena." annunciai, una volta varcato i cancelli dell'Università, stringendomi nel cappotto per l'aria fredda che ci avvolgeva.

"Sei sicura che non vuoi un passaggio? Non credo che gli autobus passeranno ancora, ormai è tardi." mi chiese, controllando nel suo cellulare, che segnava ormai le diciotto e mezza passate.

"Non voglio essere d'intralcio e farti tardare ancor più" gli risposi, mordendomi il labbro inferiore.

"Infatti, lei torna con me. Non serve che ti disturbi tanto." parlò qualcuno alle nostre spalle e dopo esserci girati, notai un corpo muscoloso appoggiato con le spalle al cancello della scuola, nascondeva le mani in tasca e aveva il capo chino.

"Io, con te non vado da nessuna parte" risposi aggrottando la fronte, dopo essermi accorta che l'individuo fosse Rayan.

"Senti, non ho voglia di litigare, sali in quell'auto e torniamocene a casa." annunciò, indicando l'automobile parcheggiata a qualche passo più in là.

"Non hai voglia di litigare, ma davvero? Dopo aver urlato a tutto il corpo studentesco che sono tua moglie, mi dici che non vuoi litigare?" domandai, mentre ridaccchiavo con sarcasmo, in realtà bollivo di rabbia.

Sospirò, passandosi una mano sulla testa rasata. "Mi dispiace, va bene? Mi è scappato!" rispose, alzando di gradi la voce.

"Ti è scappato?" chiesi, praticamente sussurrando. Sentivo le vene delle mani tremanti.

"E' quello che ho dett-.." cercò di parlare, prima che nella sua guancia apparisse un marchio perfetto delle mie cinque dita.

"Scusami" dissi, una volta staccato la mia mano dalla sua guancia, dopo avergli tirato uno schiaffo. "Anche questo mi è scappato." aggiunsi, inarcando un sopracciglio sotto il suo sguardo arrabbiato. "Jake, cosa mi stavi dicendo del passaggio?" chiesi rivolgendomi al mio amico, che fino a quel momento era rimasto a guardarci.

Schiava Di Un MiliardarioΌπου ζουν οι ιστορίες. Ανακάλυψε τώρα