Capitolo 33 - Confusione

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Il mattino seguente mi svegliai con un gran mal di testa ed una fortissima nausea. Ancora non mi capacitavo per ciò che era successo la sera prima ed il senso di colpa era come un macigno schiacciato sul petto. Eravamo -fortunatamente- stati interrotti dall'arrivo del branco che ci aveva informato di aver ritrovato Kira nel bosco, e di averla fatta tornare in sé. Era palese che fosse successo qualcosa, ma nessuno, Malia tantomeno, osò domandare. Forse per paura, forse per solidarietà o forse ancora perché erano certi che nessuno dei due avesse modo di dare una spiegazione esaustiva. Si erano limitati invece ad osservarci di sottecchi, mentre ci descrivevano come avevano recuperato la Kitsune. Noi, affannati con le labbra rosse e gonfie ed i vestiti ancora più sgualciti di prima, li avevamo ascoltati senza fiatare, timoroso di rivelare qualunque indizio. Alla fine, io avevo tolto il disturbo senza nemmeno guardare Stiles negli occhi, troppo imbarazzata per la situazione.
"Toc toc" Dalla porta fece capolino la testa di Cal. Già, perché mancava solo mio fratello all'appello di ieri sera: lo avevo trovato sul portico ad aspettarmi, con il sorriso sulle labbra ed uno sguardo di chi la sapeva lunga. Non mi aveva nemmeno lui posto domande, ma anzi mi aveva stretta forte a sé e Dio sol osa quanto ne avessi bisogno in quel momento. Si sedette sul mio letto, con in grembo un vassoio colmo di caffèllatte, padre e frutta: non potevo chiedere risveglio migliore. Mi diede un delicato bacio sulla fronte e attese in silenzio che mangiassi tutto, accertandosi di tanto in tanto che stessi bene, con delle occhiate. "Allora? Devi dirmi qualche cosa, per caso?" Cominciò subito lui, non appena trangugiai l'ultimo pezzo di brioche. Feci di no con la testa, conscia che il mio viso dicesse tutt'altro. Attesi ancora qualche altro istante, sotto lo sguardo scrutatore di Calum ed infine confessai: a qualcuno avevo bisogno di dirlo. "Ieri ho baciato Stiles" ammisi tutto d'un fiato. No, non mi sentivo affatto meglio: il senso di colpa mi attanagliò lo stomaco, "E la cosa peggiore è che mi è piaciuto, nonostante ora io provi un terribile rimorso." Abbassai gli occhi, concentrandomi sul motivo floreale della coperta. Ero pronta a sentire una ramanzina, ma l'unica suono che uscì dalla bocca di mio fratello, su una dolce risata. Mi carezzò la testa, con fare amorevole "Questo è il motivo per cui hai quell'espressione?" Gli risposi con un'occhiataccia: possibile che non comprendesse la gravità della situazione? Io avevo appena fatto una orribile torto a Theo, che non lo meritava. In più, come se non fossi già abbastanza infelice, quella sera sarei dovuta uscire con quest'ultimo, certa che avremmo ufficializzato la nostra relazione; peggio non poteva andare. Non avevo idea di come mi sarei comportata o se glielo avessi dovuto dire, tutto ciò che mi balenava in testa, era l'espressione ferita del mio vicino, quando me ne sono andata senza degnarlo di un saluto.
"Facciamo così, piccola peste. Passiamo tutto il giorno fuori città, così ti distrai e non pensi a nulla" non ero molto convinta che ci sarei riuscita, ma speravo avesse ragione. "In più ho notizie dall'Italia: sono certo che vuoi sapere come se la passa il resto della famiglia." Detto ciò, saltò giù dal letto e mi intimò di preparami in fretta, che saremmo partiti di lì a breve. Feci come richiesto e, in pochissimo tempo, mi ritrovai in macchina con accanto il mio amato fratellone, in mente solo la prospettiva di una giornata rilassante.

***
Rincasammo che oramai era sera tardi, avevamo la pancia piena di patatine fritte ed il sorriso sulle labbra: non l'avrei mai detto, ma ero riuscita a non pensare a nulla tutto il giorno. Arrivati sulla veranda, notai una figura seduta sui gradini che si teneva la testa tra le mani. Cal mi fece un cenno di assenso e sparì in casa.
"Diana, posso parlarti?" Cominciò subito Stiles. Aveva grandi ombre sotto gli occhi, la maglietta spiegazzata e le mani tremolanti. Cavoli, a breve sarebbe arrivato Theo: perché il tempismo non era mai stato il suo forte? Sapevo ciò gli avrei dovuto dire, per il bene proprio e quello altrui: non potevo permettermi una qualunque storia con lui, il branco ne avrebbe risentito troppo ed in fondo anche io, di riflesso. Ero arrivata in città da poco tempo ed avevo già creato abbastanza caos, non potevo aggiungerne altro. Ero felice della piega che, pian piano, aveva preso la mia vita negli ultimi mesi e avevo il terrore di rompere questo delicato equilibrio.
"Lo so cosa vuoi dirmi, e lo penso anche io. È stato uno sbaglio madornale di cui ci pentiamo amaramente" abbassai lo sguardo e presi un bel respiro per ricacciare indietro le lacrime. Non credevo avrebbe fatto così male. "Dimentichiamoci di tutto, cosa ne dici?" Tesi stupidamente la mano, come aspettandomi realmente che la stringesse concorde.
"No. No. No e no" affermò lui scuotendo energicamente la testa, "tutto questo non ha il benché minimo senso!" Prese il mio braccio, attirandomi a sé, aveva il volto dipinto in una maschera di dolore. "Io lo so che è significato qualcosa, io..."
La mano possente di Cal di abbatté sulla schiena del giovane che urlò di dolore; il volto di mio fratello era deformato in tratti animaleschi e gli occhi brillavano di un rosso intenso. "Ma cosa stai facendo?" gridai io terrorizzata mentre sorreggevo il mio amico; lo guardai dolcemente, sfiorandogli la fronte umida con la mano: non avrei permesso a nessuno di fargli del male, nemmeno a Calum. Tremante, lo poggiai a terra, con la schiena ferita rivolta verso l'alto. Una volta in piedi, osservai il lupo mannaro di fronte a me: nemmeno lo riconoscevo. Lui  sorrideva sinistro, con gli artigli grondanti di sangue e uno sguardo che non prediceva nulla di buono.
"Ciò che serve." Lanciò un'occhiata al corpo inerme del giovane che giaceva sull'erba e, grazie a quell'istante di esitazione quando la sua mano fendette nuovamente l'aria, incontrò il mio stomaco. Non sembrava sorpreso di quella mia intromissione, semmai contento. Spinse a fondo e sentii un dolore paragonabile a niente altro: ogni centimetro del mio corpo era in fiamme, non riuscivo nemmeno ad urlare per lo shock. Sentii il sangue che pervadeva i miei polmoni, ormai non riuscivo nemmeno più a respirare. Non staccai un secondo gli occhi da quelli del mio carnefice, mentre una tacita domanda si faceva largo nella mia testa "Perché?"
Poi tutto fu buio ed una calma innaturale si s'impossessò di me. Avrei finalmente trovato pace.

Spazio autrice
Sono conscia del fatto che sia pieno di errori, incongruenze e che sia troppo veloce. Però ci tengo a concludere in fretta la vicenda per poterla revisionare con attenzione e per inserire dettagli in più.
Detto ciò, vi aspetto all'epilogo miei cari lettori. Non spaventatevi per la fine tanto brusca, abbiate fede!
Un grazie speciale a tutti quelli che hanno seguito la storia
A presto
~Lys

Luna Nuova || Teen Wolf Where stories live. Discover now