Capitolo 4 - Fantasmi (R)

11K 618 98
                                    

Mi svegliai quasi di soprassalto con la luce negli occhi che filtrava dalle veneziane; sul momento non capii dove mi trovassi: mura bianche, letto bianco ed ogni infisso ovviamente bianco.

Mi girava forte la testa e, dopo qualche profondo respiro, iniziai a percepire la puzza di medicinali; notai con grade ribrezzo la quantità di aghi conficcati nella mia carne e il consistente numero di bende che mi fasciavano.
Pian piano, immagini sfocate di ciò che era successo prima che perdessi i sensi mi assalirono con violenza provocando un forte mal di testa; anche pensare era faticoso. Sperai che chiudendo gli occhi tutto sarebbe passato, ma fu inutile; disperata per il dolore che non voleva saperne di sparire, chiamai un'infermiera.

Poco dopo, bussarono alla porta e fece capolino una donna con lunghi capelli neri leggermente mossi accoccati in una coda.

«Buongiorno Diana. Come ti senti?» chiese con dolcezza sedendosi sul letto al mio fianco.

«Non molto bene, ho una terribile emicrania» gemetti stringendo i denti.

«È perfettamente normale, con tutti i colpi che hai preso» asserii pensierosa. «Purtroppo devo avvisarti che, dato che sei sveglia, a breve passeranno lo sceriffo e il suo vice per porti alcune domande riguardo l'aggressione.»
Annuii preoccupata: non ricordavo quasi nulla e quel poco che mi tornava in mente era così assurdo e confuso che non aveva assolutamente alcun senso logico.
«Quindi ora è meglio se riposi, ti aspetta un pomeriggio faticoso.» Mi sorrise e se ne andò, non senza prima avermi imbottito di Dio solo sa cosa.

In breve tempo, le domande che mi affollavano la mente, ma che la mia lingua non aveva la forza di esprimere, divennero via via più confuse fino poi a sparire definitivamente e finalmente caddi in uno stato di quiete.

Non ebbi alcuna idea di quanto trascorse, probabilmente ore, fatto sta che quando riaprii nuovamente gli occhi la prima persona che notai fu una ragazza che, scostando con due dita le aste della veneziana, guardava pensierosa fuori dalla finestra.
«E tu chi sei?!» chiesi allarmata. Non l'avevo mai vista prima ed ero parecchio certa che non facesse parte dello staff dell'ospedale, non vestita così.

«Non preoccuparti, non sono qui per farti del male, ho solo bisogno che tu mi dica precisamente che è successo tre giorni fa.»

Tre giorni? Erano passati addirittura tre giorni?!, pensai spaventata.

Analizzai la figura, che si era finalmente avvicinata: lunghi capelli castani, occhi nocciola e un viso a dir poco bellissimo; vestiva in modo singolare però: indossava per lo più indumenti in pelle nera.
Il suo sguardo era duro, esigente di risposte.

«Perché dovrei parlarne prima con te? Sei qui da chissà quanto nella mia camera, entrata chissà come e mi stai infastidendo. Se non te ne vai subito, chiamo qualcuno che ti scorti senza troppe cerimonie lontano da me.» Mi misi seduta per osservarla meglio e farle capire che non scherzavo.

La sua espressione si ammorbidì e fece per uscire, ma un secondo prima di varcare la porta, si fermò.
«Non dire a nessuno che mi hai vista» disse sorridendo.

«Per quale motivo?» La rabbia che provavo nei suoi confronti, scemò leggermente lasciando posto alla curiosità.

«In questa città i fantasmi non sono visti di buon occhio.»
Sparì, Lascandomi sola a scervellarmi per capire il senso criptico delle sue parole.

Luna Nuova || Teen Wolf Where stories live. Discover now