Capitolo 3 - Guai in vista (R)

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Ma perché non poteva capitarmi un compagno che avesse un viso più raccomandabile tipo, che so, Scott?

Theo pareva più il solito ragazzo abituato ad aspettare che gli altri facessero tutto al posto suo! Non mi sembrava giusto che, oltre a essere la nuova arrivata, dovessi sobbarcarmi del doppio del lavoro. Finita la lezione mi rivolse solo un ambiguo "Ci divertiremo, vedrai" e poi sparì; se non fosse per il fatto che lessi il suo nome su un biglietto, per me poteva anche chiamarsi Jasmine! Ottimo inizio direi.

Arrivai a casa presto e mentre notavo che tutti dopo scuola si radunavano al campo di Lacrosse per socializzare e tifare la squadra della Beacon High, io me ne stavo da sola acciambellata sul divano in pigiama a guardare qualche stupido programma: niente di più emozionante, insomma.

Il suono del campanello mi urtò eccessivamente, dato che mi costrinse ad alzarmi dalla mia comoda postazione.

«Ciao!»

No, no, no.

«Ehm, ciao.» Theo non poteva essere davvero sulla soglia di casa mia, perlomeno non quando ero conciata terribilmente.

Non che mi importasse di essere trovata attraente da lui, ma era una questione di orgoglio personale.

Abbozzò un sorrisetto e mi squadrò da capo a piedi facendomi ribollire il sangue nelle vene. «Posso entrare?»

Ero così tentata di sbattergli la porta in faccia per tornare a rintanarmi nella mia cuccia che fui sul punto di farlo per davvero. Peccato solo che la mia bocca decise diversamente dal mio corpo. «Certo, vieni pure.»

Si guardò intorno affascinato o almeno credetti fosse così: la sua espressione era abbastanza indecifrabile e lo vidi particolarmente interessato alle antiche chincaglierie che quella casa conteneva. «Allora, compagna di progetto, quando si inizia?»

Lo fissai sbigottita qualche secondo: era serio?
«Io direi che potremo cominciare solo quando la professoressa ci assegnerà un tema. Non credi?»

Asserii pensieroso, come se ciò che avessi detto io non avesse alcun senso; feci dunque per avviarmi nuovamente verso la porta con il chiaro intento di invitarlo ad andarsene, che lui si piazzò sul divano, precisamente dove poco prima ero seduta io. Si era tolto la giacca di pelle nera, rimanendo solo con una maglia bianca che evidenziava i muscoli. Sobbalzai a quella vista, maledicendomi di trovarlo attraente.

«Comodo.» Accavallò le gambe e si appoggiò  alle mani incrociate dietro la testa.

«Lo so, è mio!»
Mi passai una mano sul viso: che figura da bambina. In mia difesa però dovevo ammettere che quel ragazzo mi stava sui nervi, soprattutto perché non riuscivo a capire le sue reali intenzioni.

Sconfitta, andai ad acciambellarmi sull'angolo opposto, tenendo le mani in grembo e lo sguardo fisso su di lui, attenta ad ogni minimo movimento e restando in allerta.

Rimanemmo in silenzio qualche minuto: io, curiosa come di sapere il perché della sua inaspettata visita, lui... Be' sinceramente non lo sapevo.

«Allora, c'è qualcosa in particolare che vorresti dirmi?» chiesi speranzosa nel fatto che si aprisse.

«In realtà no. Sono venuto qui solo per far conoscenza e, dato che dovremo passare assieme molto tempo, immaginavo potesse essere d'aiuto sapere con chi sto lavorando.» Sfoderò un sorriso che poteva apparire sincero, ma sotto sotto sentivo che c'era altro.

«E cosa vorresti scoprire di me?»
Ero parecchio nervosa: per prima cosa, avere un quasi sconosciuto sul divano che ti fissava non aiutava e, secondo, odiavo parlare di me.

Luna Nuova || Teen Wolf Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora