Capitolo Cinque: Solitudine

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La scuola era diventata un inferno. Grace non le rivolgeva più la parola, si sedeva lontana da lei in autobus, aveva altri amici. Kate sospirava, evitava lo sguardo di Aaron e si limitava a fare il suo dovere in silenzio, nascondendo la frustrazione dietro un'espressione annoiata. Senza Grace a farle compagnia durante la pausa pranzo aveva preso l'abitudine di saltare la visita in mensa per uscire a fumare. Di solito sedeva su di una delle fioriere nel parcheggio della scuola, tirava fuori sigarette e accendino e si perdeva nei suoi poco allegri pensieri; quel giovedì non fece eccezione.

«Non dovresti fumare»

«Uh?»

Kate si voltò, trovando una cravatta all'altezza del viso. Alzò il capo; il professore di inglese la fissava con disappunto. «Ah... Professore» mormorò, abbassando la sigaretta. La camicia bianca gli dava un'aria professionale che rese più duro il suo cipiglio. «Io...» continuò cercando una giustificazione, ma non ne trovò. Sospirò, poi scosse la testa portando di nuovo la sigaretta alle labbra. Soffiò via il fumo e fece spallucce, senza guardarlo in volto. Il professore fece il giro della fioriera, avvicinandosi alla ragazza. «Posso sedermi?» chiese, posando a terra la cartella di cuoio. Kate annuì, facendogli spazio. Abbassò nuovamente la sigaretta, ma non si voltò a guardarlo nemmeno quando lui prese posto. Il professore accavallò le gambe, poi sospirò toccandosi il mento. Nessuno parlò per qualche secondo; Kate si sentiva tesa, ma non si mosse finché non sentì la sua voce.

«Si fuma per sopportare lo stress, di solito... Almeno da adulti. Mi sembra che tu stia fumando da adulta» disse, provoncandola con l'ultima frase. La ragazza alzò nuovamente le spalle con nonchalance, senza dire nulla. «La signorina Perry?» chiese dunque il professore, indovinando il suo punto debole. Sentendo il cognome di Grace Kate si irrigidì, poi portò nuovamente la sigaretta alle labbra; annuì infine, soffiando via il fumo ed evitando lo sguardo dell'altro. «Capisco. Una cotta in comune o qualcosa del genere? Ortiz?» chiese, indovinando nuovamente. «Non mi piace Aaron! Lui ha una cotta per me, ma a me non piace! Non piace!» esclamò la ragazza voltandosi verso il professore, rossa in viso; rimase sbigottita quando lo vide scoppiare a ridere. «Tranquilla, tranquilla, siete giovani! È giusto così... Vedrai che le passerà» rispose con un sorriso. Kate abbassò lo sguardo; le labbra del professor Powell stirate in un sorriso le stringevano lo stomaco. Sbarbato com'era quel giorno dimostrava quasi dieci anni in meno, rendendolo quasi irriconoscibile agli alunni delle altre classi. Essendo professore da solo tre mesi non godeva del rispetto che avevano gli altri di ruolo, ma a lui sembrava andar bene così. Kate ammirava il suo modo di evitare i problemi stupidi e di interessarsi delle cose giuste. Se ci fosse riuscita anche lei...

«Kevin?»

«Oh, ciao Amanda. Perdonami, parlavo con una mia alunna...»

La ragazza alzò il capo. La professoressa di Storia Americana di un'altra sezione le stava sorridendo. Bella donna, alta, sui quarant'anni, bionda. La professoressa Amanda Tennant, che aveva già distolto lo sguardo da lei per riportarlo sul professore. Lo vide alzarsi, tenderle un braccio, ritrarlo imbarazzato. Osservò il tutto con una strana apatia, strana perfino per il suo stato attuale.

«Beh... Mi raccomando, Kathleen. Lascia perdere il tabacco, pensa a divertirti com'è giusto che sia alla tua età» le ripeté il professore. Kate annuì in silenzio, senza riuscire ad emettere alcun suono. Sentiva un dolore sordo allo stomaco; li guardò andar via, vicini, e gettò la sigaretta.

Le mani le tremavano, il batticuore aumentava.

Il suo maledetto stomaco.

«Devo proprio pranzare» disse fra sé, prima di dirigersi alla mensa.

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