Capitolo Due: Insonnia

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3:56

Kate osservò le cifre della sveglia sul comodino, imbronciata. Non era riuscita a chiudere occhio per tutta la notte; continuava a rigirarsi nel letto, inquieta. Afferrò il cellulare accanto alla sveglia, poi aprì lo sportellino. Entrò nella cartella "Messaggi"; voleva mandarne uno a Grace, ma se poi si fosse svegliata? Richiuse lo sportellino, sospirando. Fra un'ora e mezza aveva la sveglia, e lei non aveva dormito nemmeno un po'. "Stress da rientro scolastico", pensò.

* * * *

«Non sono riuscita a dormire nemmeno mezz'ora!» si lagnò sull'autobus, poco meno di tre ore dopo. Grace la guardò, preoccupata. «Che succede? È solo il terzo giorno! Sei preoccupata per le materie? Per la scuola? A casa? Sai che puoi fidarti di me, no? Oppure ti sei presa una cotta? Aaron è diventato proprio carino!» mormorò, voltandosi a guardandolo. Kate seguì con gli occhi lo sguardo dell'amica, inquadrando il suo compagno di classe seduto qualche fila più indietro. Capelli neri, occhi scuri, teneva poggiato un ginocchio sullo schienale del sediolino avanti. Guardava fuori dal finestrino e ascoltava la musica con le cuffiette. Kate abbozzò un sorriso. «Hai ragione, perché non ci provi?» pungolò l'amica, che arrossì. «Ma non posso, non parla mai!» si lamentò. «Infatti: sareste una coppia perfetta!» scherzò Kate, ed entrambe scoppiarono a ridere.

«Signorina Scott? È con noi?»

Una voce la riscosse dai suoi pensieri. Alzò lo sguardo; il professore d'inglese era vicino al suo banco. Kate arrossì. «Sì, sì, mi scusi» mormorò, al che l'insegnante lasciò l'espressione corrucciata per una più serena. «Bene, stavamo parlando del programma di quest'anno...»

"Ho troppo sonno" pensò con un sospiro la ragazza, poggiando il mento sul palmo aperto della mano destra. Tornò a fissare il muro per tutto il resto della lezione.

Quando a mezzogiorno suonò la campanella per la fine della quarta ora, la ragazza si alzò sbadigliando. Raggiunse Grace che l'aspettava vicino alla porta. «Non ne posso più» tornò a lamentarsi. Si diressero verso gli armadietti, impazienti di andare alla mensa. «Quasi quasi torno a casa a dormire, sto malissimo» continuò, ben sapendo che non l'avrebbe fatto. «Nel pomeriggio abbiamo educazione fisica» le ricordò l'amica, suscitandole un gemito di dolore.

Poche ore dopo, mentre Kate legava i capelli castani in una coda di cavallo molto approssimata, le altre ragazze cominciavano già ad entrare in palestra. «Ti raggiungo subito!» disse a Grace, che la lasciò sola nello spogliatoio. La ragazza tornò a guardarsi nello specchio; il suo aspetto non le piaceva affatto. La mancanza di sonno era palese. Sospirò; due notti in bianco non le avevano fatto per niente bene. Si rese conto d'un tratto di avere urgente bisogno di una sigaretta. Afferrò la sua borsa, prese il pacchetto di sigarette e l'accendino, e si affrettò ad uscire in corridoio. Camminava velocemente; il corridoio era semivuoto. Se avesse fumato rapidamente la sua sigaretta e fosse tornata in palestra, sarebb—

«Ti sei fatta male?» disse una voce. Kate arrossì; non stava guardando dove metteva i piedi, e non solo era andata a sbattere contro qualcuno... Ma aveva anche perso l'equilibrio!

Si rialzò, senza alzare il volto. "Che figura di merda", pensò fra sé. «Sto bene» mormorò. «Mi scusi» aggiunse, abbassandosi sulle ginocchia per raccogliere il pacchetto di sigarette. Si guardò intorno; non trovava più l'accendino. «Non dovresti fumare» gli disse in tono serio la voce di poco prima. Alzò lo sguardo; il rossore s'intensificò.

"Che. Figura. Di. MERDA!!" urlò nella sua mente, desiderando di sprofondare. Il suo professore d'inglese era lì, a fissarla severamente. Le porgeva l'accendino arancione. «Già, ha ragione» disse, con un sorrisetto nervoso. «Fa male alla tua salute, sei solo una ragazza» proseguì lui. «Quanti anni hai?» le chiese, alzando un sopracciglio. «Sedici» rispose, cercando di infilare l'accendino in tasca. Quando ricordò di avere addosso la tuta senza tasche, si sentì ancor più stupida.

Il professore sospirò. «Beh, non sarà una ramanzina a farti smettere di fumare» alzò lo sguardo, con un accenno di sorriso sul volto. «Ci penserà il tempo a farti capire le scelte giuste da quelle sbagliate... Prendi quella feccia di Nixon: Kennedy ha fatto in tempo a morire, mh.. Mi sarebbe piaciuto avere più di qualche giorno di vita per vedere i suoi ultimi, ma...» si bloccò, e tornò a guardare la ragazza. «Ops, forse queste sono cose che non si dovrebbero dire ad un alunno» continuò in tono scherzoso. «Inoltre non sono il tuo professore di Storia, giusto?» Kate era a disagio; distolse lo sguardo. Il professore corrugò la fronte. «È successo qualcosa?» chiese, continuando a scrutarla. La ragazza temette che fosse per via del suo atteggiamento schivo, e tornò a guardarlo per rassicurarlo. L'insegnante la precedette. «Mi riferivo al tuo aspetto. Hai delle occhiaie che non mi piacciono affatto. Che materia hai, ora?» le chiese, toccandosi il mento. «Educazione fisica» rispose Kate, ma lui scosse la testa. «Va' in infermeria, parlerò io con il tuo insegnante» le disse, poggiandole una mano sulla testa. «Riposati» concluse, prima di andare via con un sorriso. Kate rimase lì per qualche secondo, interdetta, poi si diresse lentamente verso l'infermeria con ancora sigarette e accendino stretti in mano. «JFK è morto... Nel... 1963» mormorò fra sé. D'un tratto, sorrise.

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