Capitolo 30

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Questa ff è stata scritta con la collaborazione di SmileBlackSnow (Dolcesangue su EFP)




CAPITOLO 30


Apocalisse's POV


<< Erin! >>.

Le ragazze accerchiarono l'angelo crollato sul pavimento, chiamando il suo nome innumerevoli volte. Erin aveva solo perso conoscenza, esattamente come lui.

Spostai la mia attenzione su Carestia, Guerra, e Pestilenza, che erano tranquillamente seduti sulle poltrone del salotto. Uno sguardo d'intesa rese chiaro il messaggio: Morte aveva eseguito il suo compito.

Rabbia e confusione mi sbalzarono contro il muro, bloccandomi con l'aiuto dell'amicizia e della sofferenza. Ero stata colta di sorpresa, ma sapevo bene chi fosse stato ad immobilizzarmi.

<< Che cazzo hai fatto? >> gridò Louis.

Ora il silenzio era calato nella stanza mentre gli occhi di tutti erano puntati su di noi. I Cavalieri erano balzati in piedi appena avevo toccato la parete ma non erano intervenuti solo perché si trattava di mio marito.

Restai in silenzio, rendendo ancora più furioso il ragazzo dagli occhi azzurri.

<< Dimmi che cazzo hai in mente Apocalisse! >>. Ed una scarica di odio mi attraversò il corpo, facendomi trattenere il respiro.

Mi ripresi subito, liberandomi anche dal potere di mio marito con un silenzioso attacco magico. Louis indietreggiò di qualche passo, respirando con affanno per il colpo incassato.

<< Questa volta la faccenda non vi riguarda. Harry ha semplicemente ricevuto un dono particolarmente prezioso. Vediamo se saprà esserne degno >> proferii.

Louis incrociò il mio sguardo, facendomi leggere la sofferenza e la delusione nei suoi limpidi occhi azzurri.

<< Non ti riconosco più >> mormorò afflitto.

Fu una stilettata dritta al cuore, ma era un prezzo che dovevo pagare per proteggerli.

Senza aggiungere altro uscii dalla stanza, dirigendomi verso i sotterranei. Ormai quello era l'unico luogo in cui potevo rifugiarmi per affrontare le conseguenze delle mie decisioni. Oltrepassai Fenrir che mi osservò attentamente ma non mi fermò, permettendomi così di arrivare alla grotta.


Non ti riconosco più.


Crollai in ginocchio e lasciai che le lacrime solcassero il mio viso, stringendo le ali affinchè formassero uno scudo contro tutto ciò che mi circondava.

Faceva male, faceva dannatamente male. Era un dolore che penetrava le ossa e corrodeva l'anima fino a non lasciarne nemmeno un minuscolo frammento. Era un dolore che uccideva ogni singola cellula del tuo corpo e trafiggeva come mille pugnali il tuo cuore sanguinante. Era un dolore che ti logorava lentamente, esaurendo la tua energia fino a non lasciarti altro che il vuoto ed un disperato desiderio di morte.

Mi stavo allontanando da tutti non perché li odiassi, non perché anelassi alla solitudine, ma perché non potevo permettermi di ferirli. Volevo proteggerli, salvarli da me e da ciò che potevo fare.

Pentalpha - Il segno dei cinqueWhere stories live. Discover now