Capitolo 48

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"Vieni, andiamo a sederci." Sussurro prendendogli la mano quando lo vedo stare male. È visibilmente scosso, il suo viso non è pallido ma bensì tendente a uno strano grigiore che pre aver succhiato dal cielo che ci copre.

Appoggio una mano sul suo braccio, poi la faccio scivolare lungo di esso fino a prendergli la mano e la stringo leggermente mentre ci dirigiamo lontani dal campo, sul tronco di un vecchio pino pieno di buchi e parassiti. Ci sediamo; mi trattengo dal lasciar uscire un gemito di sollievo quando il peso del mio corpo non deve stare più sulla gamba destra, la quale presenta una ferita non di poco conto sulla parte centrale della coscia. Sento comunque che, qualsiasi intruglio mi abbia dato Ginger, sta facendo il suo lavoro. Il dolore va calando.

Quando io ed Harry siamo fianco a fianco e tutto quello che posso scorgere con la coda dell'occhio è il suo profilo teso, il volto sempre grigiastro e i capelli unti. Di sudore, dell'aria umida.. Non saprei proprio. Ma è stanco. Le sue braccia sono terribilmente graffiate e le sue mani bluastre ripassano il viso.. Un contesto di colori sovrumani lo compone in questo istante facendomi sentire quasi a disagio.

Mi distraggo, con la palese non-intenzione di iniziare un discorso. Guardo davanti a me i numerosi alberi e li passo in rassegna uno a uno mentre ripenso a quello che è successo. Penso a come all'improvviso ho sentito un rumore e poi visto dei volti palli ed albini nascondersi invano dietro gli abeti. Alle spalle di Harry. Se solo non li avessi visti per prima avrebbero aperto il fuoco, e chissà dove saremmo adesso tutti quanti.

Non posso evitare di provare una lieve preoccupazione per Liam e Louis, ma non troppa infondo. So che sono bravi e determinati e mi lascio crogiolare ed accarezzare da quest'idea pur di non pensare al peggio. Quando vivi nel male questo accade: impari ad essere ottimista tra i pessimisti.

"Dio Harry.." Sussurro guardandolo non resistendo. La sua pelle ha ripreso un po' di colore, ma adesso è decisamente sudata, le goccioline di sudore formano come dei fili di perle che corrono sulla sua fonte, sul suo petto prima di sparire nello scollo della canottiera nera, sulle braccia e sulle spalle.
Tutto d'un tratto i mantelli diventato troppo pesanti per lui e per me. Così mi prendo la libertà di appoggiare le mani sulle fibbie in carbonio leggero che tengono saldi alle spalle i pezzi di stoffa neri: tolgo il mantello di Harry, e faccio poi lo stesso col mio.

Lui si sgranchisce le spalle, ritornato sempre più di un colore normale. È bello, anzi bellissimo. Una bellezza così unica e rara ai miei occhi inesperti da essere paragonabile solo agli Champs-Élysées. I ricci bagnati sono disordinati attorno al viso, sul collo e sulle spalle, gli zigomi lividi e lucidi, la leggera peluria sul viso lo rende tremendamente vissuto ed affascinante, gli occhi verdi persi nei macabri nascondigli del mondo sono la cosa più spettacolare che lo stesso offre: così vitrei e lucidi, vivi quasi avessero un'anima propria, come se l'anima fossero loro. I protagonisti di un quadro perfetto e disordinato che io ammiro assetata, ed quando il vetro di protezione è nullo. Ecco che cos'è Harry per me adesso.

"L'ho ucciso come ho ucciso Oliver.." Sussurra passandosi la mano piena di anelli sul viso madido di sudore, rovinano l'opre d'arte o rendendola ancora migliore. Approfondendone l'anima.

"Non pensarci." Appoggio la mano sulla sua schiena; l'accarezzo facendovi cerchi concentrici. Lo guardo, vorrei che anche lui guardasse me. Ma non lo costringerò sicuramente a farlo. Voglio essergli di conforto, fargli sentire il mio profumo senza farlo diventare nauseante, fargli sentire la presenza senza annoiarlo.

"Come faccio?" Sussurra volgendosi a me, mi guarda negli occhi con i suoi magnifici smeraldi facendomi sentire in soggezione, piena di timori improvvisi e amore pazzo che non si spiega.

"Non lo so, Harry, non lo so proprio.. Ma sei troppo pallido.." Ed appoggio una mano sulla sua fronte tirando indietro i suoi lunghi capelli prima, l'altra mano invece appoggiata al viso, a coppa, a fargli sentire la mia presenza mentre si sporge maggiormente verso di me.

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