10 - Ti piace

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-Sono tornato- urlai rientrando in casa.

Subito il viso di Manuel sbucò in sala.

-Andiamo a prendere la pizza?- gli chiesi.

-Davvero?-

-Davvero si! Te l'ho detto che avrei fatto il possibile per non deluderti-

Mi regalò uno dei suoi sorrisi che mi ricordavano tanto i miei e mi raggiunse con un balzo. Afferrò una felpa e si lanciò per le scale lasciando stupiti i nostri genitori che osservavano la scena dal divano.

Si guardarono l'un l'altra sorridendo complici, io mi unii con un'alzata di spalle e raggiunsi mio fratello.

-Com'è andato il tuo incontro?- chiese una volta in macchina mentre tentava di allacciare la cintura di sicurezza.

-Bene- risposi sbuffando un sorrisetto.

-Solo bene?- chiese lui guardandomi di sottecchi.

-Manu vuoi sapere troppo-

-Hai qualcosa da nascondermi?- ammiccò.

-Che scemo che sei-

Continuai a guidare con gli occhi fissi sulla strada davanti a me, potevo però sentire lo sguardo di Manuel bruciarmi addosso.

-Allora?- esordì.

-Allora cosa?-

-Mi vuoi dire che hai fatto oggi?-

-Niente Manu. Non ho fatto niente di che, abbiamo solo fatto una passeggiata-

-Mmh- mugugnò poco convinto -sei strano-

Soffiai una risata e tornai a concentrarmi sulla strada.

-Non mi dici mai niente, uffa- e ancora una volta fece spuntare sul viso quella sua espressione da stronzetto.

Era fin troppo consapevole dell'effetto che aveva su di me.

-Ti ho già detto tutto- dissi -abbiamo fatto una passeggiata ed abbiamo chiacchierato, tutto qui-

-E di cosa?-

-Manu, di cosa... Niente in particolare, abbiamo parlato un po' di noi-

-Ti piace?-

-Ma... Come? Cosa?- chiesi confuso sbarrando gli occhi.

-Lei, ti piace?- chiarì provando a ribadire il concetto.

-Manu ma che domande mi fai?-

-E' solo una curiosità...- rispose scrollando le spalle.

Mi sentii investito da una strana sensazione. Mio fratello era in grado di mettermi in difficoltà come nessun altro. Mi leggeva dentro, mentirgli era praticamente impossibile, se ne sarebbe accordo nel giro di pochissimi secondi.

Tirai fuori un profondo sospiro cercando di riordinare le idee.

Inutile negare che Lei mi piacesse, ma in quale dei molteplici significati del termine?

Mi piaceva come persona, certo, con la sua ironia stramba, con le sue insicurezze, con la spontaneità manifestata dal suo modo di parlare. Ma sarei stato un bugiardo se avessi detto di non aver notato anche la sua bellezza esteriore.

La sua era una bellezza semplice, fatta di piccole cose. Aveva degli occhioni profondi e inesplorati, un sorriso che le illuminava il volto e trovavo adorabile il suo modo di arrossire. C'era qualcosa in lei che mi metteva in subbuglio, qualcosa che ero deciso a scoprire.

A salvarmi dalla mente indagatrice di Manuel accorse tempestiva la pizzeria. Giunti di fronte all'insegna luminosa il suo interesse verso la nostra conversazione raggiunse grado zero.

Lo vidi sfrecciare fuori dall'auto senza nemmeno voltarsi ad aspettarmi. D'altronde Manuel era poco più che un ragazzino, la sua voglia di fare, di mantenersi continuamente in movimento prendeva il sopravvento su qualsiasi altra cosa.

Quella serata in famiglia trascorse in tutta tranquillità. Dopo aver mangiato insieme la pizza guardammo un po' di televisione almeno fin quando a Manuel non fu praticamente imposto di mettersi a letto.

Quando tutti si ritirarono nella propria stanza io misi insieme le poche cose che componevano la mia valigia. Ogni volta che tornavo dai miei portavo con me solo l'essenziale, avevo talmente tante cose ancora in casa che non mi serviva molto altro.

Andai presto a letto, l'indomani mi avrebbe riservato un lungo lungo viaggio.



Tornare nel mio ambiente naturale era, ogni volta, un'emozione unica. Mi sentivo completo, realizzato, nel posto giusto.

Quella era casa mia, l'unico posto in cui potevo davvero essere me stesso.

Arrivai in stazione piuttosto tardi, dopo un viaggio di circa sei ore. Nulla mi preoccupava perché sapevo che ad attendermi ci sarebbe stato Adriano, il mio braccio destro, il mio migliore amico.

Scesi dal treno portando con me quell'unica borsa da viaggio. Adocchiai subito Adriano che mi si fece vicino cingendomi in un abbraccio.

-Pronto a ricominciare?- disse.

Annuii e lo seguii verso l'esterno.

-Come stanno i tuoi?- chiese una volta in auto.

-Tutto bene- sorrisi.

-E l'università?-

-Quello è un disastro- sbuffai -lasciamo stare-

Lui scoppiò in una risata, provai a fulminarlo con lo sguardo ma presto mi unii a lui non riuscendo a fingermi più di tanto offeso.

Con lui non sarei riuscito ad esserlo per più di cinque secondi.

Dopo un tragitto di un quarto d'ora circa arrivammo alla nostra meta, il centro sportivo.

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