Uno strano natale pt1

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Quella mattina, appena sveglia sentì subito la mancanza di Scorpius. Non era accanto a me nel letto! Strano, perchè si era alzato? Non avevamo niente da fare quella mattina. Niente di cui mi avesse parlato, almeno.
Mi alzai da letto prendendo e mettendomi una camicia di Scorpius. Poi scesi sotto e trovai Scorpius vestito che mi porgeva una tazza di spremuta d'arancia.
-che ci fai già vestito?- chiesi. Lui mi sorrise, mi avvicinò con una mano e mi baciò.
-prometti di non prenderla male- mi sussurrò allontanandosi di poco alle mie labbra.
Lo guardai accigliata non promettendo niente.
Lui aspettò un po' invano e poi si arrese.
-il mio professore mi ha assegnato un compito di laboratorio da svolgere durante le vacanze. Io che vuol dire che ho meno tempo libero del previsto, questo natale.
Ma penso di cavarmela in poco tempo. Insomma, stò al laboratorio tutta la giornata di oggi, domani solo la mattina così poi la sera andiamo dai tuoi, il 25 lo passo tutto insieme a te, e poi lavoro il 26 e il 27.
A seconda di cosa resta da fare vedrò come vanno gli altri giorni!- mi disse. Io guardai la tazza piena nella sua mano.
-non dovevamo partire insieme per l'Italia il 27?- domandai.
-bè, possiamo rimandare di un giorno. E comunque posso sempre smaterializzarmi e cercherei di tornare prima possibile- mi promise. Io alzai lo sguardo su di lui.
-c'è qualcos'altro, vero? Qualcosa che non mi vuoi dire per qualche motivo- lo accusai. Ma non suonava come una vera accusa. La mia voce era piuttosto fredda, era così che mi sentivo in quel momento.
-non è che non te lo voglio dire. ma.... vedi non vorrei che ti arrabbiassi- ma si interruppe come se aveva sbagliato cosa dire. Forse si era preparato il modo di darmi questa notizia. E aveva usato uno di quelli che riteneva sbagliato. O almeno era questa l'idea che dava.
-va bene, ricomincio. Non c'è niente di cui preoccuparsi, assolutamente niente. Solo dovrò collaborare con una mia collega, ma niente di che- disse serio. Lo guardai a lungo. Poi presi la tazza dalla sua mano, mi sedetti su al tavolo e iniziai a bere. Lui mi si avvicinò incerto.
-tutto bene?- domandò.
-perchè non me ne hai parlato prima?- chiesi.
-non lo so... io non ci vedevo altro che una cosa seccante visto che dovevo rinunciare alla nostra vacanza insieme. O per lo meno a una parte di essa. Ma poi ho parlato con il mio amico che mi ha confuso un po' le idee....- ammise lui. Io annuì. Lui mi abbracciò baciandomi i capelli. Io non ricambiai.
-torno per cena, lo prometto!- mi disse lui.
-non fare promesse- dissi ma lui era già scomparso.

****

-iniziamo!- dissi incoraggiante. Stefany mi guardo sorridendo.
-agli ordini capo!- rispose.
-non sono il tuo capo- la corressi mentre prendevo la bacchetta. Notai che lei mi fissava soltanto. La ignorai continuando il mio lavoro per un po'.
Poi tornai a guardarla. Lei aveva il quaderno aperto ma si guardava le unghie. Mi schiarì la voce.
-non so te ma io penso che sarebbe il caso di lavorare. Insomma, immagino che anche a te non vada di passare il natale e il capodanno rinchiusi qui a studiare- dissi.
Lei mi guardò spalancando gli occhi.
-no, queste vacanze non ho di meglio da fare, a dire la verità- rispose. La guardai perplesso.
-scherzavo. In effetti potremo fare tante altre cose, piuttosto che studiare questi stupidi reperti- rise lei, maliziosa.
Stupidi reperti? Ma che ci faceva lei in un corso del genere? Avevo in mente un posto dove sarebbe stata a suo aggio.

***

Lily. Lei era la mia salvezza. Non sopportavo l'idea di stare da sola ad aspettare Scorpius. In genere la solitudine non mi preoccupava, ma in quel momento ero molto ansiosa. Anche se non capivo il perchè. Ma mi bastò una telefonata a Lily e lei si offrì subito di riempire la mia giornata.
-devo finire di comprare i regali. Se sei disposta a fare qualche fila con me possiamo andare insieme- mi aveva detto per telefono. E un'ora dopo eravamo già intrappolati nella prima coda verso le casse.
-pensi che a tua madre piacerà questo libro?- mi chiese guardandolo per la centesima volta.
-si. Non ti preoccupare. Piuttosto cosa hai comprato a Hugo? Io quest'anno sono stata molto indecisa. Alla fine gli ho preso un pianificatore di compiti- dissi.
Lily sorrise.
-io gli ho preso una confezione di scherzi da George- rispose lei.
-che ne pensi di Moy?- domandai.
-è molto simpatica. E direi... lunatica. Sembra molto la mia omonima, zia Luna. Appena l'ho conosciuto gli ho chiesto subito se erano parenti. E lei mi ha detto che sono cugine di terzo grado- mi raccontò. Io annuì.
-ero certa che lo fossero. Sono molto simili- dissi.
-già. Rose...-
-si?-
-dov'è Scorpius? Insomma, da quanto avevo capito queste vacanze le avreste passate il più possibile soli insieme. Immaginavo già tuo padre arrabbiato che veniva a costringervi ad uscire dal vostro nido d'amore- osservò lei.
Io sorrisi triste.
-in effetti sarebbe dovuto essere così. Ma ha un progetto che lo terrà abbastanza impegnato-
-e non poteva fare altrimenti?- chiese.
-no. È importante l'università. È un corso molto importante per il suo lavoro quindi non può che fare quello che deve fare- non ero sicura di essermi spiegata bene....
-insomma non ha scelta. Deve finire il progetto- chiarì.
-va bene. Se per te va bene!-
-non va bene per me. Però lo farei anch'io se fossi nei suoi panni- dissi tristemente. In quel momento finalmente arrivammo alla cassa e pagammo il regalo.
-cosa devi prendere ora?- chiesi cambiando discorso.
-un regalo per mio padre. Volevo prendergli un kit nuovo per la scopa, l'ultima volta si lamentava che Albus gli aveva usato tutto e finito tutto, ma mamma glieli ha già presi. Allora devo cercare qualcos'altro- disse.
-qualche idea? Magari potresti prendergli...- proseguì guardandomi in giro in cerca di ispirazioni. Ma Lily non mi seguiva più. Mi fermai e la raggiunsi. Lei era rimasta ad osservare una vetrina. Guardai i mille fiori esposti. Poi tentai di capire perchè si fosse proprio fermata lì. Stava fissando dei fiorellini piccolini, ma molto belli. Erano nontiscordardime. La guardai mentre rimaneva quasi pietrificata a fissarli. Poi gli misi una mano sulla spalla. Lei si voltò e notai che aveva gli occhi lucidi. Ma sbattè subito le ciglia e tornò col solito sorriso.
-non so cosa posso prendergli tu hai qualche idea?- e continuammo il nostro giro. Non volevo insistere ma era chiaro che soffriva. Era così dalla fine dell'estate. Anzi, anche da prima. Ma ora era in una specie di desolazione.
Speravo che prima o poi ne avrebbe voluto parlare.

***

Finalmente ci eravamo messi a lavorare sul serio. Incredibile che lei avesse messo in moto il cervello. Non contavo più le ore e mi sorpresi di trovarmi stanco, quando decisi di fare una pausa. Ero riuscito a scoprire più cose di quanto pensassi.
-il vero problema è che sembra che stiamo scavando ancora troppo in superficie. Secondo te quanto ci sorprenderà ancora?- chiesi entusiasmato. Lei mi sorrise sedendosi sul bordo del tavolo e sdraiandosi sopra il suo libro.
-probabilmente ancora per tanto- e si stiracchiò. Accigliato notai i vari motivi per cui molti consideravano bella Stefany. Aveva lunghi capelli morbidi e biondi. Aveva un fisico leggero, molto sensuale e portava vestiti che la risaltavano. E aveva grandi occhi azzurri con folte ciglia lunghe. Ma non mi sorprese il fatto che la osservai decisamente distaccato. Non provavo attrazione per lei.
Il mio stomaco si fece sentire.
-deve essere ora di cena- dissi cercando il mio orologio. Me l'ero tolto prima e dove l'avevo lasciato?
-ora di cena? Scorpius guarda che è passata già da ore l'ora di cena. Sono le 11 e 55- disse sorpresa lei. La guardai incredulo.
-cosa? Ma è impossibile- e corsi a prendere la mia borsa.
Il mio cellulare sarebbe dovuto squillare alle otto, per ricordarmi di tornare a casa. Ma si era spento. Non pensavo che la batteria fosse così scarica. Raccolsi le mie cose di corsa.
-sono nei guai- dissi febbrilmente.
-nei guai? ti aspettavano a casa?- mi chiese lei ma io non l'ascoltavo più. Corsi fuori e fuori dall'area protetta mi smaterializzai.
Casa era buia e silenziosa. Mi avventurai preoccupato fino alla cucina dove non trovai segni di vita. Neanche i piatti sporchi o un segno qualsiasi che mi indicasse che aveva cucinato.
Mi avviai verso la camera da letto. La trovai sdraiata sotto le coperte. Dormiva tranquilla. Mi misi il pigiama con grande cautela e poi mi stesi accanto a lei. L'abbracciai piano come facevo ogni notte. Lei però questa volta non ricambiò, anche se era addormentata in genere ci ritrovavamo anche in stato di incoscienza. Rimasi un po' a sentirla respirare e poi il sonno scese su di me, portandomi via con se.

Quella mattina mi svegliai solo nel letto. Mi alzai preoccupato e con una brutta sensazione. Trovai Rose in soggiorno, seduta sul divano che si stringeva al petto le gambe scoperte. Portava uno delle mie tante felpe che gli andavano enormi e che gli lasciavano però scoperte le gambe lunghe e bianche.
Mi sedetti accanto a lei e tentai di accarezzarle i capelli. Lei si scostò, alzandosi e guardandomi accigliata.
-non ti avvicinare a me- mi disse. Io la guardai addolorato.
-mi dispiace davvero Rose. E che non mi sono reso conto che ore si erano fatte- provai a giustificarmi.
-eri troppo impegnato per rendertene conto?- mi chiese. Era la verità ma mi sembrò una cosa così scontata da dire.
Lei mi guardò come sfidandomi a ribattere.
Poi chiuse gli occhi e si tormentò gli occhi con le mani. Io mi alzai e tentai di guardarla negli occhi.
Ma lei si allontanava.
-per favore Rose, guardami negli occhi. Vedi come sono dispiaciuto. Prometto che...- ma lei mi mise una mano sulla bocca per zittirmi.
-non promettere più niente. Da quando hai iniziato a fare promesse non stai facendo altro che infrangerle- mi disse. Poi mi fissò negli occhi mentre la sua mano rimaneva esitante sulla bocca.
-il fatto che tu sia pentito non toglie il fatto che mi hai fatto impazzire questa sera. Quindi mi basta che la prossima volta mi chiami. Stai facendo una cosa importante, va bene. Però un attimo di pausa per dirmi che torni tardi falla, la prossima volta- mi raccomandò. Io annuì. Poi la baciai. Il bacio fu strano. Lei sembrava troppo combattuta. Io avevo invece voglia di dirle quanto mi dispiaceva ancora e quanto l'amavo. Ma sembrava decisa a non volermene lasciare il tempo. Si staccò quando cercai di abbracciarla.
-ieri sera ho sentito mamma. Mi sono messa d'accordo di cucinare qualcosa anch'io. Quindi inizio già ora, e poi andiamo ad aiutare mia nonna a casa. Saremo una marea di persone, come in genere ogni natale- disse. Si avviò in cucina e io la seguì, dopo un attimo di esitazione. La vidi prendere le varie cose necessarie.
-ti posso aiutare?- chiesi. Lei annuì.
-chiama tua madre. Digli che la vai a prendere tra un po', e poi potresti impacchettare i regali che sono nel mio armadio. Sono tutti con il nome accanto, basta che chiudi le buste- mi indicò cosa fare.
Io sospirai. Cosa potevo fare per farmi perdonare?

Il Destino pt.3Where stories live. Discover now