Poison the well

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Erano le due passate quando la camaro nera di Derek si fermò nel vialetto di fronte alla casa di Emma. Al suo interno, le luci erano spente, segno che i suoi genitori stessero dormendo già da un po'. Dopo il faccia a faccia con Aiden, la serata era passata in tutta tranquillità, nonostante Scott ed Isaac – su ordine di Derek – fossero rimasti sull'attenti e pronti a qualsiasi cosa per tutto il tempo. Alla fine, si era fatto veramente tardi, ma Emma, con orgoglio, potè constatare che sotto sotto anche Derek si fosse divertito davvero.
Il ragazzo spense il motore dell'auto, rimanendo in silenzio. Alla fine gli era piaciuta quella serata, ma non riusciva a togliersi dalla testa le occhiate di Aiden e il sorriso che aveva rivolto ad Emma. Quella nuova sensazione che ormai lo attanagliava da tutta la sera non gli piaceva per niente e lo faceva andare fuori di testa completamente, eppure era lì, sempre presente e lui non poteva far niente per farla scomparire. Non voleva andarsene.
«Rimani a dormire?» la voce di Emma interruppe i suoi pensieri.
Annuì, poi però una domanda sorse spontanea «Come fai con i tuoi? Domani è domenica»
Lei sorrise rilassata «La domenica non si svegliano prima delle nove: hai tutto il tempo di andartene»
Derek annuì ammirato ed insieme scesero dall'auto; attraversarono la strada a passo spedito e percorsero il vialetto per poi fermarsi di fronte alla porta d'ingresso. Emma cercò di fare il minimo rumore, mentre infilava le chiavi nella toppa e le girava lentamente.
Una volta dentro, richiuse la porta a chiave e si sfilò le scarpe per evitare di fare ulteriore rumore, visto che già a piedi nudi il pavimento cigolava in modo fastidioso.
Salirono in completo silenzio le scale e una volta essersi chiusi – rigorosamente a chiave – in camera, entrambi tirarono un sospiro di sollievo.
Derek si sfilò la giacca, che appoggiò sulla scrivania, e poi le scarpe, sedendosi infine sul letto. Guardò Emma girare per la stanza e lasciare qua e là pezzi di quello che stava indossando: la borsa sul letto, le forcine dei capelli sparpagliate sulla scrivania, la collana di sua madre nel piccolo cassetto del comodino...
«A proposito» la ragazza interruppe di nuovo i suoi pensieri; la guardò fermarsi di fronte a lui con il ciondolo del triskele tra le mani «Volevo restituirti questa: so che l'ho avuta per tutto questo tempo, ma non mi appartiene»
Derek le sorrise «Mia madre l'ha data a te. E poi,» respirò, rigirandoselo tra le mani «Preferisco vederla intorno al tuo collo, piuttosto che chiusa da qualche parte a prendere polvere»
Emma la recuperò dalle sue mani e la chiuse definitivamente nel primo cassetto del comodino. Poi afferrò una vecchia maglietta di suo padre e si diresse verso un'altra stanza che si affacciava direttamente sulla sua camera.
«Hai il bagno in camera?» esclamò sorpreso Derek, mentre lei accendeva la luce e si chiudeva la porta alle spalle. Sapeva di non doversi vergognare di fronte a Derek quando doveva cambiarsi, ma era più forte di lei. Si sentiva ancora in imbarazzo.
«Sì» rispose dall'altra parte della parete, ma sapeva che riuscisse a sentirla «Quando siamo arrivati qui, i miei si sono presi la stanza più grande e hanno lasciato a me quella col bagno. Il bagno c'era già: probabilmente è stato fatto dalla famiglia che viveva qui prima, però è comodo» continuava a parlare, senza fermarsi, mentre il ragazzo l'ascoltava dall'altra parte, girovagando per la stanza «Voglio dire, posso fare la doccia quando voglio e non sono costretta ad aspettare che mia madre abbia finito di truccarsi la mattina»
Pronunciate queste parole, aprì la porta del bagno e spense la luce, prima di rientrare in camera. Gli occhi di Derek si caricarono di pure piacere quando scannerizzarono il suo corpo minuto dentro quella t-shirt bucata e troppo grande, facendola arrossire fino alla punta delle orecchie. Emma distolse lo sguardo dal ragazzo e appoggiò il vestito sulla sedia girevole, di fronte alla scrivania.
Il ragazzo notò che si fosse struccata, per il semplice motivo che al naturale fosse ancora più carina e che lui non avesse potuto fare a meno di notarlo. La guardò camminare verso l'armadio, reprimendo il desiderio di prenderla e baciarla, tanta era la voglia.
Aprì le ante e osservò l'interno, pensierosa «Vuoi qualcosa da mettere?» chiese, allungandosi verso la parte più alta dell'armadio. La maglietta – seppur lunga – salì vertiginosamente lunghe le gambe, rendendo visibili gli slip bianchi e lasciando ben poco all'immaginazione. Derek chiuse gli occhi per un secondo, poi si alzò «Posso darti una maglietta di- Uffa, non c'arrivo! Dicevo... Una maglietta di mio pad-»
Ma le braccia di Derek – arrivatole alle spalle – strette intorno ai suoi fianchi interruppero la sua ricerca «Non voglio proprio niente» sussurrò lui, contro il suo collo, mentre l'alzava senza alcuna fatica e la portava verso il letto.
Si divincolò dalla sua presa, ma non ci riuscì e non fu libera, finchè la sua schiena non toccò il materasso morbido del letto.
Il corpo del ragazzo si intrufolò tra le gambe nude di Emma, per poi piegarsi verso di lei ed unire le loro labbra in un bacio. Le mani di Derek scorrevano sul corpo minuto che aveva sotto di sé, senza mai lasciare che le loro labbra si dividessero. Se avesse potuto, avrebbe baciato ogni centimetro della sua pelle, solo per sentirla fremere sotto il tocco delle sue dita. Emma fece scorrere le mani sotto la maglietta bianca, percorrendo con le dita il petto di Derek, per poi scendere verso il basso e percepire gli addominali duri e tesi contro le sue mani morbide. Il ragazzo si lasciò scappare un gemito di approvazione e incapace di resistere ancora a lungo, interruppe il bacio per sfilarsi la t-shirt e gettarla in un angolo buio della stanza. Si concentrò di nuovo su di lei, mentre la sua bocca lasciava dei piccoli baci lungo la mascella, per poi scendere sul collo. La sentì rabbrividire sotto le sue labbra e pensò che il suo cervello stesse per esplodere da un momento all'altro, per colpa del cuore di Emma che rimbombava forte come un tamburo. Ma quel rumore uccideva ogni dubbio, perché quando lo sentiva battere così, sapeva che fosse a causa sua, che martellasse così solo ed esclusivamente per lui. Si spinse più contro di lei, facendo scontrare i loro bacini, lasciando che la stanza si riempisse di gemiti strozzati ed interrotti di tanto in tanto da qualche bacio riparatore. Se solo i suoi genitori avessero sentito qualcosa, lo avrebbero cacciato fuor di casa a calci.
Le sue labbra scesero maggiormente verso il basso, scontrandosi con le spalle lasciate scoperte dal colletto della maglietta, ormai slargato, con le clavicole sporgenti, per giungere infine alla pelle più morbida sopra il seno. Emma si morse un labbro, rimandando indietro l'ennesimo lamento e respirò con irregolarità, quando i denti del ragazzo si appoggiarono sulla sua pelle e la mordicchiarono dolcemente. Derek sorrise soddisfatto di averle reso il favore del morso, che lei gli aveva meschinamente dato qualche giorno prima in macchina.
Entrambi trasudavano eccitazione ed il lupo lo sentiva benissimo: l'odore che aleggiava nella stanza non lasciava molti dubbi e se solo qualcuno come Scott fosse stato lì lo avrebbe riconosciuto. Accarezzò i fianchi, lasciati scoperti dalla maglietta, e con le mani alzò il tessuto di cotone fin sotto il seno, incollando di nuovo le labbra alla pelle chiara di Emma. Lasciò una scia di baci, muovendosi lentamente e con naturalezza, alzando di tanto in tanto la testa per guardarla. Ogni volta che lo faceva, rimaneva estasiato da quello che vedeva: le guance arrossate, gli occhi serrati e le mani che impugnavano le lenzuola. Riprese a baciarla, ma si fermò quando incontrò l'elastico degli slip.
A quel punto, sorrise soddisfatto e si interruppe, riportando il viso di fronte a quello di Emma.
«Perché ti sei fermato?» esclamò lei infastidita ed impaziente.
«Perché è ora di dormire» sentenziò, baciandole la punta del naso.
«Scherzi, vero?» scattò lei.
Derek scosse la testa e si alzò definitivamente in piedi, si sfilò anche i jeans e fece il giro del letto, per poi infilarsi definitivamente sotto le coperte. Emma si mise seduta e lo guardò a bocca aperta, osservando come abbracciasse il cuscino e come il suo respiro fosse tranquillo, diversamente dal proprio. Per un attimo non si mosse da quella posizione, poi cominciò a chiedere se fosse stata a lei a spingerlo a fermarsi, se fosse stata lei ad aver fatto qualcosa di male.
«Bhè, io non ho sonno» disse, mettendo il broncio. Si massaggiò il collo, senza sapere che fare, ma quando le sue dita scesero più in basso, la pelle – in quel punto – le bruciò leggermente e sembrò più sensibile. Si rifletté nello specchio posto esattamente di fronte al letto e notò che Derek avesse morso troppo la sua pelle, lasciando un piccolo livido violaceo. Sorrise, felice che lo avesse fatto, ma fece finta di esserne infastidita «Cosa racconterò ai miei quando vedranno questa cosa?»
Derek si voltò verso di lei e sorrise soddisfatto «Che Aiden sa esattamente a chi appartieni e che se solo si avvicinasse, perderebbe immediatamente la testa»
La ragazza aggrottò la fronte, confusa dalla risposta. Aveva pensato per tutta la sera che fosse arrabbiato per il fatto che i gemelli fossero venuti alla festa e che venissero considerati come una minaccia, ma mai avrebbe pensato che Derek potesse odiarlo per un motivo così personale. Quando l'idea raggiunse definitivamente la sua mente, scosse la testa divertita e si sdraiò vicino a lui.
«Sei geloso, per caso?»
«Assolutamente no» rispose lui, con la faccia contro il cuscino.
«Non sei per niente bravo a dire le bugie!» esclamò lei, ridendo, ma Derek non aggiunse altro. Ci fu un momento di silenzio ed Emma capì che, al di là dello scherzo, quel ragazzo non aveva mai avuto niente che potesse chiamare suo, niente che valesse la pena di essere protetto e che persino per lui, quel sentimento fosse qualcosa di nuovo, che ancora non riusciva a controllare «Derek, non c'è motivo di essere gelosi»
«Ti ho detto che-»
«Non ce n'è motivo perché io non vedo nessun'altro se non te» lo interruppe, facendolo voltare verso di lei «Perché sei l'unico che sa come prendermi quando sono arrabbiata, triste, felice; l'unico che bacio in mezzo alla strada di fronte ai miei amici, senza sentirmi imbarazzata; perché sei l'unico che mi protegge e che mi fa perdere la pazienza quando è troppo protettivo o preoccupato; sei l'unico che mi ascolta quando dico qualcosa e l'unico che mi fa venire i brividi; l'unico di cui mi fidi e che non vorrei mai e poi mai perdere»
Derek si sentì stupido in quel momento, come se non lo fosse abbastanza quando si trattava di Emma. Per l'ennesima volta, aveva avuto dubbi e aveva messo in discussione quello che sentisse per lui. Era sempre stato convinto che qualcosa ci fosse, ma solo in quel momento ne ebbe piena conferma.
«Vieni qui» sussurrò, dolcemente, alzando la coperta in modo che lei si sdraiasse vicino a lui.
Nessuno dei due disse più niente, ma Derek giurò di sentire il proprio cuore esplodergli nel petto ed una strana sensazione di pienezza e gioia si fece spazio nel suo stomaco, poco prima che si addormentasse, con la testa di Emma appoggiata alla sua spalla.

The girl who cried wolf | Teen WolfDove le storie prendono vita. Scoprilo ora