Monster

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CAPITOLO CINQUE: MONSTER

Era sempre la stessa storia: il buio ed il freddo la circondavano fino quasi ad inghiottirla. Camminava lentamente, cercando di percepire ciò che pestasse con i piedi: sentiva sempre lo stesso rumore fastidioso delle foglie secche che scricchiolavano sotto di lei. Oppure, le sembrava di perdere l'equilibrio e scivolare, quando i suoi passi incontravano il terreno umido. Però, sapeva dove si stesse dirigendo: dopotutto, camminava fra quegli alberi tutte le notti e aveva imparato a riconoscere la differenza tra i suoi passi e quelli di qualcun altro e il fruscio del vento da quello causato da chi fosse lì con lei. Non era sola, non lo era mai stata, e questo lo sapeva molto bene. Ma la persona – o l'animale – che le teneva sempre compagnia, spaventandola più del dovuto, non si era mai fatto vedere. La luna piena e bianca illuminava i tronchi degli alberi disegnando ombre spaventose a terra. Gli occhi si erano abituati a quel buio biancastro e ben presto, si ritrovò esattamente dove arrivava ogni notte. Il lago che aveva di fronte sembrava più grande, vasto e profondo di sempre; gli alberi che lo circondavano erano fitti e neri e lo escludevano dal resto del bosco che rimaneva  in penombra. Si fermò solo quando l'acqua le sfiorò i piedi e filtrò lentamente all'interno delle sue scarpe, lasciando una macchia più scura, quasi nera. Si strinse nella giacca nera, continuando a chiedersi di chi fosse: era da uomo, quindi era sicura che non fosse sua, tanto meno di suo padre. Con le braccia incrociate al petto, nel tentativo vano di riscaldarsi, distolse gli occhi dall'indumento, rivolgendoli per l'ennesima volta verso la distesa d'acqua che aveva di fronte e che sembrava mescolarsi in lontananza con l'orizzonte. Molte volte si era incamminata verso il punto più lontano, per vedere effettivamente dopo quel lago si fermasse, ma non c'era mai riuscita. Chiuse gli occhi, respirando profondamente e si preparò di nuovo al peggio. Ormai, non tentava nemmeno più di cercare la strada per tornare a casa, di svegliarsi. Si era rassegnata a quell'incubo e si era convinta che se lo avesse vissuto a pieno, avrebbe trovato la risposta a molte delle sue domande.
Intorno a lei, però, regnava il silenzio. Niente più vento, niente più passi ambigui che la seguivano, nessun pianto e nessun bambino. Aprì lentamente gli occhi, guardandosi intorno di nuovo. C'era qualcosa che non andava: di solito, a quel punto, il solito bambino cominciava a piangere come se venisse torturato, portandola a tapparsi le orecchie per evitare di soffrire, come stesse facendo lui. Rimase ferma sul posto, in piedi, cercando di sentire meglio, ma c'era silenzio assoluto. Cominciò ad aver paura: non sapeva cosa l'avrebbe aspettata.
Fece un passo indietro, pronta di nuova a scappare, quando udì delle urla: non erano quelle di un bambino, ma sembravano quelle di un gruppo di persone. Provenivano da dietro gli alberi situati a ridosso del lago. Erano urla di dolore, strazianti, di volontà di combattere, avendo però la consapevolezza di aver già perso. Quelle persone rimanevano nascoste, ma Emma le sentiva chiedere pietà, misericordia e perdono per quello che avevano fatto.
Non si mosse di un centimetro: avrebbe potuto correre nella direzione da cui provenivano le urla ed aiutare quelle persone, ma non ne ebbe il tempo. Improvvisamente, il silenzio calò di nuovo lungo le rive del lago e si chiese se fosse un brutto segno o meno. Così, cominciò ad indietreggiare lentamente, ma si fermò di nuovo quando un ringhio chiaro, violento e rabbioso giunse alle sue orecchie. Era dietro di lei.
Si girò con altrettanta lentezza, tremando di paura, e si ritrovò di fronte ad un vero e proprio lupo. I suoi occhi erano rossi come il fuoco e i suoi canini erano lunghi, taglienti e lucidi sotto la luce della luna. L'animale digrignò di nuovo i denti, facendo un passo verso di lei e costringendola ad arretrare verso il lago.
Se fosse scappata, l'avrebbe presa: così continuò ad indietreggiare fino a tuffarsi nelle acque più alte del lago, sicura che non l'avrebbe seguita.

The girl who cried wolf | Teen WolfWhere stories live. Discover now