Poison the well

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a/n: prima di iniziare, vi lascio un piccolo avviso:
1) vi ho fatto aspettare per ben 20 giorni per un capitolo orribile, che nemmeno mi piace, ma ahimè questo è quello che passa la mensa per questa volta
2) uno dei personaggi (non vi dico chi, altrimenti vi rovino la sorpresa) viene lievemente torturato; la scena non è descritta nei minimi dettagli, anzi la tortura è solo accennata, ma mi sembrava giusto avvertirvi comunque, perché a qualcuno anche il semplice pensiero potrebbe dar fastidio
3) ci sono scene che si spingono più in là di un semplice bacio tra due personaggi: se siete deboli di cuore, procedete con cautela

è tutto, ci vediamo alla fine con lo spazio autore, buona lettura!

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CAPITOLO DIECI: POISON THE WELL

«Tesoro!» la voce di suo padre risuonò nel piccolo ingresso, proprio di fronte alla porta. La sua testa era rivolta alle scale, attendendo che la figlia scendesse «E' arrivato Isaac!»
Il ragazzo stava in piedi di fronte all'uomo, leggermente in imbarazzo, con le chiavi dell'auto che ciondolavano pigre tra le dita lunghe della sua mano. Sorrise, quando sentì i piedi di Emma battere velocemente ed impazientemente sugli scalini, per poi vederla apparire in cima alle scale in un vestito lilla, a balze leggere, che le arrivava leggermente sotto il ginocchio, accompagnato da un paio di scarpe dello stesso colore, con un bel tacco – sebbene, non fosse vertiginoso. La ragazza scese gli ultimi scalini, diede un bacio sulla guancia ad Isaac e salutò il padre, mentre apriva la porta.
«Mi raccomando, eh» disse l'uomo serio, rivolgendosi più al ragazzo, che alla figlia.
Isaac ispirò profondamente e sorrise «Non si preoccupi, signore: la riporterò a casa sana e salva»
Il padre della ragazza gli strinse la mano un'ultima volta e poi li guardò allontanarsi ed entrare in macchina, prima di chiudersi la porta alle spalle.
Ad Emma era dispiaciuto chiedere ad Isaac di venirla a prendere, facendo credere al padre che ci fosse qualcosa tra i due, ma era l'unico di cui il signor Grimes si fidasse – visto che aveva avuto modo di conoscerlo e di parlargli quando, qualche volta, si era fermato a cena dopo aver passato il pomeriggio a casa loro per studiare. E poi, se si fosse presentato Derek al posto suo, probabilmente suo padre non lo avrebbe nemmeno fatto entrare in casa.
«Sei davvero carina» affermò Isaac, mentre metteva in moto l'auto, facendola arrossire.
«Grazie» rispose sorridendogli «Anche tu stai molto bene, hai intenzione di fare colpo su qualcuno stasera?»
Il ragazzo irrigidì la mascella, colto di sorpresa e profondamente imbarazzato. Emma ridacchiò e, anche senza super poteri, potè constatare che le nascondesse qualcosa.
«Dai, dimmi chi è» disse seria, ma lui scosse la testa, cambiando la marcia, per svoltare ad un incrocio «Isaac, forza»
Lui sbuffò «Si chiama Daisy, ci siamo conosciuti ad un allenamento di lacrosse»
«Gioca a lacrosse?!» esclamò Emma, perforandogli i timpani: doveva essere davvero un tipo tosto.
«No, il suo ragazzo gioca a lacrosse» rispose, teso «Ecco perché non te lo volevo dire»
La ragazza rimase in silenzio, rimuginando sulle parole dell'amico: poi la sua attenzione fu attratta da una marea di ragazzi fermi di fronte all'entrata della palestra. Isaac entrò all'interno del grande piazzale della scuola e parcheggiò. Non fu difficile – nemmeno per lei – vedere dove si trovassero gli altri, perché la jeep azzurra di Stiles era riconoscibile ovunque e a qualunque distanza. Erano tutti intorno al mezzo ad aspettare che gli ultimi ritardatari del gruppo arrivassero.
Tornò alla realtà, quando Isaac si liberò della cintura, facendola scattare. Si voltò vero di lui e gli sorrise «Non preoccuparti del fidanzato, sono sicura che tu sia molto più carino e simpatico di lui»
Il ragazzo scosse la testa di nuovo imbarazzato e finalmente scesero dall'auto, dirigendosi verso il resto del gruppo.
I primi occhi che incrociò furono quelli di Derek: ancora non credeva di averlo convinto con così tanta facilità a venire a quel ballo. Sapeva che la scuola risvegliasse in lui ricordi poco gradevoli e non voleva vederlo mentre li riviveva uno ad uno, ma aveva tentato lo stesso e con sua grande sorpresa, lui aveva accettato.
Come tutti gli altri ragazzi, era vestito abbastanza sportivo ed in mezzo a quei diciassettenni sembrava persino più giovane: indossava un paio di jeans neri abbastanza aderenti, una maglietta bianca e sopra l'immancabile giacca nera di pelle. A guardarlo meglio, si vestiva più o meno così tutti i giorni, ma la t-shirt chiara gli dava un'aria più elegante.
«Hey» la salutò, avvicinandosi e passandogli una mano intorno alla vita. Gli schioccò un bacio sulla guancia e sorrise «Sei davvero bella»
Emma sorrise sorniona «Lo so, non sei il primo che me lo dice!»
I muscoli del viso di Derek si tesero fin quasi a strapparsi, causando una risata generale, proveniente soprattutto da Scott e Stiles. Sentiva il petto alzarsi e abbassarsi velocemente, mentre un sentimento nuovo e sconosciuto lo stava attanagliando: la gelosia. Derek Hale era schifosamente geloso di chiunque avesse detto alla sua ragazza che fosse bella. E la cosa che più lo infastidiva era che non fosse stato il primo, sebbene il suo complimento fosse il più sincero. Aveva pensato un sacco a come si sarebbe vestita, ma mai aveva immaginato un vestito del genere: ancora ricordava quello della festa di Halloween, ma non era niente paragonato a quello. Quel vestito attillato sul busto e più largo a partire dai fianchi accentuava le sue forme ed le balze lilla la facevano somigliare ad una fata. Era bellissima e sua: per la prima volta, si chiese cosa avesse fatto di buono nella vita per meritarsi una persona del genere. Su questo fronte, era stato davvero fortunato.
Ripiombò nella realtà, quando sentì le piccole mani di Emma stringere la sua giacca e le labbra premere sulle sue. Chiuse le mani a coppa sulle sue guance, attirandola ancora di più a sé, per intensificare il bacio, mentre voci insistenti e fastidiose facevano da sfondo al loro momento.
«Uh-uh il nostro lupo sbruffone ha baciato una ragazza!» esclamò Stiles.
«Che carini!» continuò Scott, prendendoli in giro e facendo ridere tutti, mentre anche Boyd ed Erica si aggiungevano al gruppo «Oh ma guarda, Stiles! Adesso sorride anche, l'abbiamo perso!»
Derek interruppe il bacio, evitandoli di proposito e sorrise ad Emma, sfiorandole il naso con un dito. Poi la prese per mano e si incamminò verso l'entrata della palestra, lasciandosi tutti alle spalle «Entriamo o giuro che strappo la testa a morsi a tutti»
La ragazza ridacchiò, stringendogli la mano e finalmente varcarono la porta e si addentrarono nella palestra decorata, seguiti dagli altri.
Derek ricordava perfettamente quei balli: l'imbarazzo di chiedere a qualcuno di ballare con te, le bevande analcoliche che finivano per essere allungate con l'alcool, qualche sigaretta fumata fuori al freddo e l'immancabile noia che aleggiava su tutti un paio d'ore dopo l'inizio della festa. Ma quando guardò Emma, fu costretto a ricredersi: probabilmente era stata a feste scolastiche del genere prima d'ora, ma vederla con la bocca aperta mentre osservava le decorazioni e le luci – che alternavano colori che andavano dal bianco al blu – e con gli occhi che brillavano, gli aveva fatto cambiare idea su tutto. Forse non sul succo di frutta mescolato alla vodka, ma sicuramente sul resto sì. Osservò gli altri correre verso la pista da ballo, così prese per mano Emma e fece la stessa cosa: una canzone orribile e fuori dai suoi standard stava per finire. Lasciò il posto a qualcosa di più lento e tranquillo, che gli permise di passare un braccio intorno alla vita di Emma, attirandola di nuovo a sé. Quel calore che emanava era aria per i suoi polmoni: ogni volta che l'abbracciava riprendeva a respirare, come se fino a quel momento avesse vissuto in apnea. Presero a muoversi lentamente, limitandosi a spostare il peso del corpo da un piede all'altro. Nessuno dei due sapeva veramente ballare, ma andava bene così.
Emma appoggiò la testa sulla spalla del ragazzo e si lasciò cullare, mentre con la coda dell'occhio, riusciva a vedere Stiles e Scott prenderli in giro e sghignazzare come due bambini, mentre Malia e Kira mostrarono sorrisi a trentadue denti, accompagnati da un occhiolino. Vide Isaac, intento a chiedere ad una ragazza (chissà se era Daisy) di ballare e Boyd ed Erica baciarsi con trasporto in un angolo della palestra: con sua fortuna, l'unico angolo che potesse vedere bene da quella posizione.
Aprì la bocca sorpresa, mentre staccava la testa dal corpo del ragazzo. Derek aggrottò le sopracciglia senza capire cosa stesse succedendo, poi guardò nella stessa direzione in cui stesse guardando Emma e spalancò la bocca a sua volta.
«Non siamo gli unici a nascondere qualcosa» ridacchiò Emma, contro la sua spalla.
«Non l'avrei mai detto» mormorò Derek, senza staccare gli occhi dai due beta.
«Smettila di fissarli, sei inquietante!» esclamò allora la ragazza, attirando di nuovo la sua attenzione. Il ragazzo non si impegnò nemmeno a replicare e fece combaciare di nuovo le loro labbra: sapeva che le prese in giro sarebbero arrivate molto presto, ma non gliene importava nulla. Intensificò il bacio, lasciando che le loro lingue si incontrassero lentamente e si unissero. Emma afferrò il volto del ragazzo per averlo più vicino e Derek rise contro le sue labbra, per il gesto brusco. Le sue mani grandi l'afferrarono per i fianchi, stringendoli di tanto in tanto, quando il bacio diventava troppo intenso, forte, asfissiante.
Quando la canzone terminò e l'ennesima cantilena orribile tipica delle discoteche cominciò a far tremare le pareti, Emma interruppe riluttante il bacio, facendo lamentare il ragazzo. Le afferrò la mano per uscire dalla pista e bere qualcosa, quando i suoi occhi incontrarono quelli di Aiden: era a qualche metro da loro e si stava dirigendo verso Lydia, ma si era fermato immediatamente quando si era accorto di Derek.
Emma, con un'espressione confusa, guardò nella stessa direzione e anche i suoi occhi si fermarono sul ragazzo che la stava fissando già da un po'. Si sentì estremamente fuori posto: il modo in cui la guardava le faceva venire i brividi, ma il suo sguardo diceva altro. Era come se avesse voluto parlarle, o semplicemente salutarla, perché quella era una festa per tutti gli alunni e non sarebbero dovute esserci incomprensioni. Gli accennò un sorriso tirato e lui fece lo stesso, alzando la mano in segno di saluto.
Ma quando fece un passo verso di lei, Emma, di riflesso, ne fece uno indietro, sbattendo contro il petto di Derek. La musica era troppo alta, troppo elettrica e rimbombava nelle sue orecchie, facendola tremare. Gli occhi del ragazzo dietro di lei si accesero di azzurro, bloccando l'Alpha sul posto. Chiuse la mano intorno al polso di Emma e la trascinò definitivamente fuori dalla pista.
Fuori faceva freddo e Derek se ne reso conto immediatamente: la ragazza silenziosa che gli camminava accanto tremava come una foglia: ero sicuro che fosse paura, ma una buona dose era dovuta anche alle basse temperature. Così si sfilò la giacca e gliela passò intorno alle spalle, aiutandola ad infilarsela.
Era arrabbiato e non sapeva nemmeno perché: forse la sola presenza dei gemelli, il pensiero che respirassero la sua stessa aria e che avessero rovinato la loro serata erano le cose che lo stavano facendo imbestialire. E poi, era disperatamente geloso. Aveva visto come Aiden avesse guardato Emma: come se fosse sua, come se volesse saltarle addosso da un momento all'altro. Negli occhi del ragazzo aveva visto aleggiare un misto di piacere, lussuria e malizia, che lo stavano facendo impazzire e se poi aggiungeva il fatto che fosse uno di quelli che la volevano morta, allora perdeva completamente le staffe.
«Andiamo, ti porto a casa» disse alla fine, avviandosi alla camaro, ma Emma non lo seguì.
«Derek...» sussurrò. Perché doveva comportarsi in quel modo? Perché doveva preoccuparsi inutilmente? Aiden era un pericolo – anche lei lo sapeva bene – ma non sarebbe successo niente di grave quella sera «Rimaniamo un altro po'»
Il ragazzo sbuffò e tornò verso di lei: doveva stare calmo, poteva farcela «Se solo succede qualcosa, io-»
«Non succederà nulla, promesso» lo interruppe, prendendolo per mano e trascinandolo dentro, per ballare di nuovo.

The girl who cried wolf | Teen WolfDove le storie prendono vita. Scoprilo ora