Ma, quando il fiume putrido che prima ci seguiva, diventa un piccolo lago pieno di pesci morti, allora alla nostra vista si apre una casa, una casa totalmente diversa da quelle che abbiamo visto finora. È in piedi, non sta cadendo a pezzi, le belle pietre grigie che la compongono le danno magnificenza e la rendono bellissima, i vetri lasciano trasparire dall'interno una luce davvero piacevole, simbolo di vita, Sean sembra subito rianimarsi alla vista, il giardino al di fuori sembra essere l'unico in cui la primavera ha deciso di presentarsi. Le foglie sui rami secchi degli alberi fanno fatica a sbocciare, siccome ancora troppo presto, ma ci sono, così anche i piccoli boccioli con cui terminano i tanti rami sghembi di quelle che a breve saranno piante rigogliose.

"Quella è la casa dei tuoi nonni?" mi chiede Sean. Io la guardo, non piena di gioia, come dovrei, ma piena di vergogna.

Nel nostro cammino fino a qui abbiamo visto persone disperarsi per strada per un goccio d'acqua, bambini che cercavano cibo nei cassonetti della spazzatura, vecchi che sedevano in terra con una gamba mancante, persone che piangevano dalla disperazione.. e poi che cosa mi trovo dinanzi? La mia famiglia: che non può fare a meno di sfoggiare i suoi averi nemmeno in un momento di bisogno come questo. Vorrei poter sprofondare sotto terra, dire ai ragazzi di tornare indietro: che chiunque delle persone che ci siamo lasciati alle spalle ci offrirebbe di più di quelle a cui stiamo andando incontro. Come possono? Mi chiedo. Come possono essere così insensibili a quello che accade fuori dal loro piccolo, ricco, mondo del cazzo?

"Tutto bene?" mi chiede il mio amico mentre cominciamo la risalita per arrivare più in fretta alla casa, alla reggia, sarebbe meglio dire. I grandi cancelli sono chiusi, e i muri sono stati muniti di telecamere e filo spinato; adesso si che questa casa ha assunto il suo vero aspetto: una gabbia d'oro, letteralmente quello che è stato per me, da sempre: una prigione di lusso.

Sorpassiamo Harry, in modo che le guardie, perché ci sono delle guardie al di fuori dei 'cancelli', possano riconoscermi per farci entrare. "Si, sto bene. E anche se così non fosse, a questo punto, conterebbe poco o nulla." sussurro, più a me stessa, siccome non sono sicura che lui abbia sentito.

Quando siamo lì davanti le guardie si muovono, creano quasi una schiera, come a difendere eventuali attacchi, in molti puntano le loro mitragliette contro di noi, e temo davvero che siano così stupidi da aprire il fuoco. Ma non lo fanno, semplicemente un gruppo di loro si avvicina a noi, che ci fermiamo a debita distanza, armati fino ai denti, con uno sguardo tetro.

"Chi siete?!" chiede la voce di uno di loro, baritonale a tal punto da darmi fastidio.

"Skylar Adkins, i miei nonni aspettano tutti noi." rispondo in un tono che è reso così snob e maleducato solamente dal disprezzo che provo verso tutto quello che ho davanti al momento.

"I signori Adkins la stanno aspettando, signorina." irrompe un secondo 'soldato' mentre fa aprire la strada perché le moto possano passare.

Vengono immessi non so quanti codici e non conto le chiavi che vengono usate per aprire il portone di casa, perché noi possiamo passare.

"Certo che a questi piace fare le cose in grande." ridacchia Sean mentre avanza lentamente nel lungo viale di casa. "Non li sfiora l'idea che una semplice bomba basti per far saltare quel portone e tutte le guardie?" ridacchia mentre ferma la moto.

"A dirle il vero signore, quest'idea ci ha sfiorati non poche volte, ma, sono felice di annunciarle che, tre bombe a mano basterebbero solamente a togliere una vite, a un portone del genere." la voce famigliare che proviene dalla soglia mi fa alzare gli occhi verso mio nonno.

"Nonno Peter!" esclamo mentre scendo in fretta dalla moto e gli corro incontro, abbracciandolo stretto stretto, affogando la testa nell'incavo del suo collo, riuscendo a trattenermi solamente graize all'astio che provavo fino a pochi secondi fa nei confronti di tanta ricchezza.

Sheol 2Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora