Capitolo 48

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"Shh...per favore ascoltami"
Ero appoggiata al muro all'angolo del cortile con Stefano.
"Ti ho detto che non voglio ascoltarti!
E non puoi permetterti di trascinarmi con te e non farmi ritornare in classe!"
"Se mi ascoltassi non farei tutto questo!"
"Ho le mie ragioni!"
"Capisco che sei arrabbiata con me per quello che è successo o meglio,stava per succedere, ma credimi non lo avevo considerato,non era mia intenzione.
Ti prego devo dirti solo una cosa e dopo ti lascio in pace per sempre,te lo prometto"
"Ma scherzi?!
A causa tua stavo per essere violentata e ti dovrei anche ascoltare!"
Abbassai leggermente la voce perché non volevo che qualcuno ci sentisse.
"Lo so,hai perfettamente ragione mi sono comportato in modo meschino con te ma avevo delle ragioni che vorrei esporti, ti prego ascoltami"
Negai e lui si inginocchiò a terra supplicandomi.
Non volevo, ma quella briciola di bontà che era rimasta in me mi costrinse a farlo parlare.
"Grazie mille davvero"
"Si ma sbrigati o me ne vado"
Dissi ritornando lucida
"Ok prima devo farti una premessa, tutto ciò che ti racconterò è vero e spero che tu ci creda.
Riccardo non è la persona che tu consoci"
A quelle parole sbuffai
"Quando vivevamo a Firenze lui era un Dongiovanni a scuola e tutte le ragazze lo volevano, è inutile dirti che se le è fatte tutte"
Strinsi i pugni a quell'affermazione ma lo feci continuare per la curiosità
"Era risaputo che lui non voleva storie serie ma solo di una botta e via, una ragazza però si innamorò di lui.
Lei era ingenua e troppo piccola per capire le sue intenzioni, lui ne approfittò, sfruttò il suo corpo e la sua precocità e poi la gettò via come una salviettina. Quella era la mia ragazza, uscimmo una sera con lui e me la rovinò completamente.
Aveva occhi solo per lui, adempiva ad ogni suo volere ma quando lui la lasciò Dio solo sa quanto stette male e a lui non fregò nulla. Continuava a portarsi ragazze a letto (nella sua casa a Firenze ovviamente) senza degnarla mai di un saluto."
Stava piangendo, Stefano stava piangendo per la seconda volta davanti ai miei occhi.
"Ed io cercai di consolarla anche se mi aveva tradito sia fisicamente che sentimentalmente, che buffo vero?
Io la amavo e avrei fatto di tutto per lei ma le piaceva un altro che non la considerava ed io ero lì ad aiutarla per superare il male che le aveva fatto lui.
Che stupido,che sciocco!"
Mi faceva davvero pena, ci teneva molto a quella ragazza e lo si notava.
"Così dopo alcuni mesi lei capì che Riccardo era solo uno stronzo e si scusò con me per gli errori che aveva commesso ed io ovviamente accecato dall'amore la perdonai.
Un mese dopo però scoprii che era incinta e che il bambino non era mio."
Si era accasciato a terra e stava piangendo ininterrottamente così mi avvicinai e lo abbracciai, era una storia orribile.
Gli porsi un fazzoletto e dopo averlo utilizzato continuò:
"Ovviamente il bambino era di Riccardo e come conseguenza dopo averla lasciata per avermi lacerato il cuore per la seconda volta andai da lui e litigammo. I miei zii ci separarono prima che uno dei due finisse in ospedale fortunatamente, ma il mio odio verso di lui non è mai terminato.
Soprattutto quando scoprii che lui le aveva detto che non avrebbe riconosciuto il bambino e che avrebbe dovuto abortire, ma lei non lo fece.
Quella piccola creatura che si stava formando morì al sesto mese di gravidanza e fu per questo, per aver rovinato quella ragazza che Riccardo andò via dalla Toscana."
Alzò la testa e con gli occhi lucidi e addolorati mi disse:
"Serena è da questo che io volevo proteggerti, da lui e dal suo ego.
Ti ho ricatta soltanto perché non c'erano altri modi per farti allontanare da lui e anche se te lo avessi detto non ci avresti mai creduto"
Strinse le mie mani tra le sue.
"Io ti voglio bene Serena e non voglio che tu faccia la stessa fine di lei, ora è sola e porta con sé il rimpianto di non avermi ascoltato prima e di aver perso un figlio. Non posso immaginare il suo dolore ma so che è atroce, io non voglio che tu soffra perché anche se ci siamo incontrati poche volte qualcosa in me è maturato nei tuoi confronti tanto da farmi ammettere una verità così crudele che risparmio solo per me stesso"
Mi fece tenerezza, tanta tenerezza.
Ma il mio essere mi spinse a dubitare di lui , e se fosse stata una trappola?
"Stefano come faccio a sapere che è la verità?
Mettiti nei miei panni, cosa dovrei fare?
Credere all'uomo che amo o ad un altro per cui stavo per esser violentata?"
"Serena credimi io non volevo in alcun modo che tutto ciò accadesse, so che può risultare difficile ma credi a me, non a lui. Fallo ti prego"
Queste furono le sue ultime parole prima di ritornare in corridoio e scomparire dalla mia vista.
Frastornata da tutte quelle informazioni e con il cuore che pulsava troppo in fretta raggiunsi la mia classe, erano passati venti minuti, ero certa di prendere una nota.
"Argante si può sapere dove sei stata!
Ti ho fatto cercare dappertutto ma non ti hanno trovata!
Ora ti prendi una bella nota disciplinare così vedremo la prossima volta come sarai felice di recarti al bar!"
"Professoressa ma c'era un fila immensa"
Quella fu l'unica scusa che mi frullava in testa in quel momento.
"Tutte scuse Argante!
Potevi benissimo ritornare in classe e riferirmelo!"
Non so se per grazia divina o per la fortuna che avevo, ma Riccardo entrò in classe proprio in quel momento.
"Che succede qui Grazia?"
"La signorina Argante ha deciso di soggiornare venti minuti fuori dalla sua hall"
Disse in tono sarcastico, la odiavo dal più profondo del cuore.
Stava soltanto cercando di attirare Riccardo con le sue battute squallide, acida com'era non sarebbe piaciuta neanche ad un tonno scaduto!
"Signorina cosa mi fa sentire? Da lei non me lo aspettavo"
Recitò Riccardo amareggiato
"Se vuoi le faccio capire che ha sbagliato fuori, magari in presidenza"
"Oh certo caro, mi faresti un piacere,grazie ancora"
La professoressa Arguzzi mi rivolse un'occhiataccia e senza farci caso seguii Riccardo nel corridoio e poi in un'aula.
Cosa avrei dovuto fare in quel momento, sola con lui?

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