Capitolo 45

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Parcheggiai il motorino ed entrai nel bar salutando Giulio.
Mi informò sul da farsi:
preparare il caffè,la cioccolata,il tè,servire biscotti,ciambelle e molto altro.
"L'hai mai fatto prima?"
"Sinceramente no ma imparo in fretta"
Mi apprestai a dire,avevo bisogno di quel lavoro.
"Ehi con me puoi stare tranquilla,non c'è bisogno che ti allarmi"
Mi fece l'occhiolino e mi rassicurai.
Osservai i movimenti che compiva,sapevo già fare tutto tranne il caffè ovviamente infatti ci impiegai un po' di tempo per imparare.
"Ma il Signor Camillo?"
"Arriverà tra un po',di solito viene alle 16:30"
Per quel giorno Giulio rimase accanto a me,perché ero ancora inesperta, ma nei giorni successivi avrei dovuto dargli il cambio e gestire il bar da sola.
Come affermato dal mio collega il padrone del locale arrivò esattamente alle 16:30.
"Buonasera signore"
Gli dissi non appena lo vidi entrare.
"Buonasera, allora Giulio,come sta andando?"
"Sa già fare tutto"
Gli riferì sorridendo mentre io lo ringraziavo mentalmente.
Sussurrò un "bene,bene" e scomparve dalla porta dietro il bancone.
Lo ringraziai di persona e incuriosita gli chiesi quale fosse l'utilizzo della porta, scoprii che era lo studio del signor Camillo a cui quest'ultimo teneva tantissimo e che considerava un luogo sacro.
"Tu ci sei mai entrato?"
"No,mai e lavoro da parecchi anni qui.
Non fa entrare nessuno,nemmeno i suoi figli. L'unica è stata la sua defunta moglie,una donna unica."
"Mi spiace per la moglie"
"Eh già, tutti la conoscevano.
Quando c'era lei il bar era sempre pulito,perfettamente in ordine, si sentiva la sua presenza.
Ora questo luogo è incompleto,quando è andata via ha portato con sé anche un pezzo del bar"
Parlammo e servimmo fino alle 21:30,un periodo di tempo nel quale mia madre mi aveva chiamata per ben quattro volte procurandomi "infarti" improvvisi,in realtà voleva soltanto sapere l'orario di ritorno.
Anche Riccardo mi aveva chiamata ma in quel momento c'era molta gente e rimandai la telefonata.
"Vedi ragazza si chiude così"
"Va bene"
"Allora domani vieni di nuovo e fai lo stesso turno"
"Mi sta dicendo che mi ha assunta?"
Dissi felice
"Non esultare troppo,devo valutare ancora"
Capii ciò che voleva intendere.
"Grazie signore, grazie"
Mi congedai e raggiunsi casa.
"Sono a casa"
La luce in soggiorno era accesa e mio padre era seduto sul divano con mio fratello accanto che guardava la tv.
"Ah finalmente,stavamo aspettando te per cenare"
Mi stupii il comportamento di mio padre, pensavo che si sarebbe adirato.
Andai in cucina e trovai mia madre preparare degli hamburger con insalata.
"Mamma faccio io"
"No lascia, vai a cambiarti"
"Mamma hai detto a papà del lavoro vero?"
"Si"
Fece scivolare gli hamburger nei panini e aggiunse le salse.
"E cosa ha detto?"
"Che va bene se riesci a studiare."
Mi sorrise e la imitai.
"E del bimbo/a?"
"Non ancora, a proposito stasera porta tuo fratello di sopra ho bisogno di essere sola con tuo padre"
"Certo mamma"
Mangiucchiai una foglia d'insalata su cui si era posato del ketchup e andai in camera mia.
Indossai il pigiama a mucche e inviai dei messaggi d'aiuto alle mie amiche per passarmi i compiti che non tardarono ad arrivare.
Prima di scendere però telefonai a Riccardo e gli spiegai ciò che era successo scusandomi per non essere potuta uscire con lui.
"Tranquilla,quindi d'ora in poi sarai impegnata nel pomeriggio?"
Sospirai
"Eh già"
"Sei riuscita a studiare?"
"In realtà no,le ragazze mi hanno inviato i compiti,non so come fare Ric.
Di certo non posso lasciare il lavoro né la scuola"
"Se vuoi posso darti una mano io"
Gli risposi con un "no" secco spiegandogli le ragioni,non volevo che mi aiutasse soltanto perché era il mio ragazzo.Era pur sempre il mio professore e non volevo favoritismi.
"Allora diminuirò i compiti d'ora in poi e comunque non sarebbero favoritismi,aiuterei un mio alunno qualunque se fosse in difficoltà"
"Non ti credo"
"Dovresti invece"
Mio fratello mi chiamò dalle scale
"Amore ora devo andare ci sentiamo"
"Va bene a dopo tesoro"
Spensi il telefono e raggiunsi la mia famiglia.
Per tutta la cena parlai del mio nuovo lavoro,del signor Camillo e del mio collega.
Dopo aver sparecchiato dissi che avrei dovuto finire soltanto alcune funzioni e trascinando mio fratello con me salii al primo piano in modo tale da lasciare i miei genitori soli.
"Allora Luigi mi devi fare un favore,copia quello che c'è scritto qui sul mio quaderno ok?
È importante"
Fortunatamente mi coprii e copiò.
Nel frattempo feci matematica e infine copiai inglese.
Nessun suono proveniva dal piano inferiore.
Mio fratello ricevette una chiamata e si rifugiò nella sua camera per non farmi ascoltare,così potei scendere per capire la situazione.
Mio padre stava piangendo,
MIO PADRE!
Quando mi videro allargarono le braccia e mi diressi da loro per svolgere l'azione che sarebbe seguita a quel gesto,un abbraccio.
"Papà che faremo?"
Dissi lacrimando ormai
"Andremo avanti come abbiamo sempre fatto tesoro mio,traslocheremo perché questa casa costa troppo ma resteremo insieme."
Pensai ad un aborto ma mi vergognai solo all'idea,sapevo che i miei genitori non lo avrebbero mai accettato.
"E Luigi?"
"Fallo scendere, anche lui ha diritto di sapere,intanto noi ci ricomponiamo"
Mi sciacquai il viso e dopo che i miei occhi avessero riacquistato il loro colore originale chiamai mio fratello che era ancora impegnato al cellulare.
Forse è la sua ragazza,pensai.
Bussai alla porta e di conseguenza mio fratello si congedò dalla telefonata.
"Ti dobbiamo dire una cosa,vieni"
I nostri genitori erano seduti sul divano come se non fosse successo niente.
"Luigi"
Sorrise mia madre
"Avrai un nuovo fratellino o sorellina"
"Davvero?"
Sgranò gli occhi
"Non sappiamo se è vero ancora ma c'è molta probabilità"
Ammise mio padre
"Beh è una straordinaria notizia no?
Festeggiamo,non fate quelle facce.
Non siamo in ottime condizioni economiche e traslocheremo ma che importa?
Adesso il bebè ha la priorità"
Ci stupimmo tutti dalla sua reazione
"Non sono stupido eh.
Pensavate che non lo sapessi?"
Andò in cucina e ritornò con lo spumante e i bicchieri.
Ridemmo e per la prima volta ci sentimmo una vera famiglia,
più unità che mai.

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