Capitolo 42

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Dopo aver svolto la solita giornata scolastica arrivò il momento che tanto
stavo aspettando.
Lontani da occhi indiscreti,in una stradina molto piccola,io e Riccardo stavamo conversando.
"Allora,ora mi dici la verità?"
Alzai il tono di voce
"Ehi ehi piano,abbassa la voce"
Lo guardai in malo modo
"Non c'è nessuno qui"
"Non si sa mai,anche i muri hanno le orecchie"
Ci fu un attimo di silenzio ma dopo Riccardo parlò:
"Devi sapere che io e Stefano eravamo molto legati da piccoli,in realtà noi siamo"
DRIIIN!DRIIIN!DRIIIN!
Il mio telefonò cominciò ad emettere suoni troppo rumorosi per i miei timpani.
OVVIAMENTE sempre nel momento sbagliato!
E chi poteva interrompere la conversazione che mi avrebbe fatto scoprire la verità,una volta per tutte?!
Ma chi se non Stefano!
Estrassi il telefono dalla tasca destra e quando guardai il display quasi mi venne un colpo.
Gli occhi di colui che avevo di fronte si posarono sullo schermo e si dilatarono quando marcarono le lettere del nome di Stefano Fioli.
Il telefono continuava a squillare ma i miei occhi erano impegnati a fissare quelli di Riccardo e non ci fu nessuna frase per esprimere ciò che provava.
Mi rimproverò con la sola vista ma non abbassai lo sguardo,anzi rimasi indifferente con la testa alta.
Ero quasi un'adulta,in quell'anno avrei compiuto la maggiore età e non avevo bisogno di persone che mi dicessero cosa fare,bastavano i miei genitori per quello.
Con una strana calma mista a rabbia mi chiese:
"Per favore dammi il telefono"
Non poteva ordinarmi cosa fare
"No,è il mio telefono e ci rispondo io"
Accettai la chiamata e allontanandomi leggermente risposi.
"Pronto?"
"Serena"
"Che c'è?"
"Volevo scusarmi con te per quello che è successo...non era mia intenzione...sai"
Ero furiosa

"Non era tua intenzione?!
Scherzi vero?!"
Sussultai
"Stavo per essere violentata da due sudici ubriachi per colpa tua!
E ora cosa credi,che ti perdoni?
Che perdoni il fatto che ogni volta,quando sono nel mio letto,ripenso a quella scena e provo sempre più disgusto verso te e soprattutto verso me.
Per essere stata ricattata da un essere ignobile quale sei,scarno di emozioni e senza dignità!"
Mi appoggiai alla parete ormai piangendo senza sosta,ero bollente e il contatto con il muro di mattoni mi aveva un po' raffreddata.
Dall'altra parte del telefono nessuno rispose,lo avevo ammutolito.
Osservando le mie condizioni Riccardo chiuse la chiamata e mi circondò con le  braccia,posai subito la testa sull'incavo della sua clavicola mentre le lacrime bagnarono la sua maglia,una chiazza d'acqua ormai si stava propagando per tutto il tessuto.
"Tranquilla tesoro,tranquilla"
Mi accarezzò i capelli in segno di conforto.
"Sfogati se è necessario,colpiscimi,fai quello che vuoi basta che quel broncio vada via dal tuo viso angelico"
I suoi complimenti erano sempre ben accetti e facevano bene alla mia autostima.
Non volevo piangere,non volevo mostrare le mie debolezze,volevo risultare forte e determinata ma non ci riuscii,le lacrime non si fermavano.
Ci volle un po' prima che smettessi definitivamente di singhiozzare,Riccardo mi aveva compresa e mi aveva fatto sfogare.
"Scusami se piango sempre...in questo periodo"
"Non ti azzardare a dire queste cose!
Non ti devi scusare di nulla Serena,hai ragione.
Stefano è stato un grandissimo coglione a lasciarti sola lì e poi,perché?"
Non avrei dovuto dirgli la verità ma viste le condizioni...
"Perché volevo scoprire la verità su di te"
"Come?Su di me?Perché non me lo hai chiesto!"
"Perché pensavo che non me l'avresti detta!"
"Ah,e giustamente lui te l'avrebbe detta no?"
"Sa tante cose su di te ,per questo pensavo di si!
Tu fai sempre il misterioso,non mi dci mai niente!"
"Perché tu non mi chiedi le cose Serena,santo Dio!"
Beh...non aveva torto.
"Allora dimmela,dimmi tutto!"
"Possiamo trovare un posto più comodo di questo?"
"Vedi,fai sempre così cerchi sempre una seconda via!"
"No ti giuro non è per sviare l'argomento solo per parlare meglio,qui si sta un po' stretti"
"E dove vorresti andare?"
"Anche in macchina va bene"
"Bah...a me sembra che non vuoi dirmi nulla"
Negò e insieme arrivammo alla macchina che era parcheggiata a minima distanza da noi.
Una volta entrati dissi:
"Poi mi devi spiegare cosa cambia..."
"Vuoi sentire la verità si o no?"
"Si parla"
Fece un grande sospiro e cominciò a parlare:
"Come ho detto prima io e Stefano eravamo molto legati da piccoli infatti noi siamo realmente cugini.
Un giorno però i nostri genitori litigarono a causa di alcune proprietà di  famiglia e da quel giorno non ci siamo più visti fino a quando non mi sono trasferito ad insegnare qui"
"C'è qualcosa che non quadra però?Perché ha preso di mira me ?"
Si toccò nervosamente le mani
"Perché vuole vendetta verso di me e l'unico modo è sottrarmi una persona importante"
"Io non andrò mai via,ricordatelo"
"Anche io farei la stessa cosa per te "
Dopo alcuni minuti, nei quali Riccardo accese la macchina, gli chiesi:
"Tutto qui? Finito di dire la verità?"
"Si ti giuro non c'è ne un'altra,ti ho detto tutto per filo e per segno.
Sperai che la sue affermazioni fossero vere e mi abbandonai al rumore della macchina che attraversava i solchi.

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