Capitolo 8

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Entrai in casa e venni subito assalita dall'ira dei miei genitori

-dove cazzo eri, ti abbiamo chiamato un sacco di volte questa é la volta buona che non esci più di casa disse con tono severo mio padre avvicinandosi a me e puntandomi con il dito

Mia madre se ne stava in un angolino dietro a mio padre che lo guardava mentre io guardavo lei con occhi lucidi, a causa delle lacrime, e delusi.
Non ebbi un minimo di forza nel rispondere cosi salii velocemente le scale bagnate da qualche goccia delle mie lacrime.

Entrai in camera e mi buttai sul letto avvolta da una serie di emozioni mischiate insieme.

Tristezza perché da quando mia sorella é morta non riesco a riagganciare i rapporti con i miei
Rabbia perché mio padre pensa che io abbia ancora 3 anni ma cavolo ne ho 21 e devo vivere la mia vita ,devo fare le mie esperienze
Amarezza perché ancora non capiscono che sono matura per fare certe cose

E poi in fondo in mezzo a tutte queste emozioni negative ce ne stà una che secondo me é la più importante felicità

Dopo aver prosciugato tutte le lacrime rimaste mi misi a dormire mentre un vento fresco mi accarezzava. Ero talmente stanca che non ebbi la forza di fare niente, solamente dormire

...

-tesoro é pronta la cena continuó a dire mia madre bussando alla porta che precedentemente avevo chiuso a chiave per essere disturbartata

Mi alzai dal letto ancora assonnata mi lavai la faccia mi vestii, presi il mio borsone e scesi le scale

-dove pensi di andare ? mio padre si alzó da tavolo e venne verso i me tutto infuriato
-per i cavoli miei gli risposi seria. Odiavo questo rapporto con lui
-tu, ragazzina non ti muovi di casa intesi? pareva quasi una minaccia ma non mi fece paura
Così, disubbidendo a mio padre cercai di uscire lo stesso. Lui mi prese il braccio e mi tiró a se, feci per liberarmi quando sentii sul mio volto un bruciore atroce, segno che mi aveva appena dato uno schiaffo. Tra le lacrime uscii di casa sbattendo la porta con tutta la mia forza.
Inizia a correre con il mio borsone in spalla, gli occhi a contatto con l'aria calda bruciavano ancora di più ma non me ne importava volevo continuare a correre finché, ancora in lacrime, andai a sbattere contro un ragazzo

-ss..cusa...mi mi.. disp...iac..e cercai di proferire queste due parole tra un singhiozzo e l'altro

Era buio e luce non c'era per questo non riuscii a vedere bene il ragazzo

-Jasmine che succede? Mi chiese questa persona

Sembrava una voce famigliare e alzai la testa per capire chi fosse e incontrai gli occhi più belli, si i suoi che mi mettevano tanto a disagio. Abbassai subito lo sguardo per non fargli intendere che stessi piangendo. Troppo tardi.
Mi strinse a lui e mi accarezzó i capelli mentre io appoggiata al suo petto continuavo a piangere bagnandogli la maglia

-ti ho bagnato la maglia gli dissi sciogliendo quel meraviglioso abbraccio
-non me ne importa della maglia, mi importa di te. Cosa ti succede? Mi chiese con quella fantastica voce

Iniziammo a camminare e gli spiegai la situazione mentre lo portai nel mio nascondiglio

-certo non é il Camp Nou ma... mi piace questo campetto gli dissi cercando di cambiare discorso
-come mai mi hai portato qui? Mi chiese mentre si guardó attorno
-questo é il mio nascondiglio. Nessuno sa che vengo qui. Ogni volta che ho dei problemi vengo qui con il mio borsone e inizio a giocare per distrarmi, perché giocare a calcio é la mia medicina che mi cura i problemi gli risposi guardandolo negli occhi mentre eravamo a centro campo

Certo, in quel posto non avevo mai portato nessuno fin'ora. Non l'avevo condiviso con nessuno se non con Luce che lo frequentava come me.

-sappi che non ho portato mai nessuno in questo posto. Tu sei il primo
-mi considero fortunato mi rispose facendo uno di quei suoi sorrisi magnifici mentre ci guardavamo ancora negli occhi
-si risposi timidamente

Tirai fuori dal mio borsone il mio pallone e iniziammo a giocare

-vediamo se lo prendi disse mettendosi a correre con il pallone ai piedi
-ok arrivo dissi mettendomi in gioco

Dopo che fece circa 10 volte il giro del piccolo campo riuscii a prenderlo

-ce l'hai fatta finalmente mi disse fermandosi per riprendere fiato
-non é facile stare al tuo passo sai gli feci l'occhiolino

-vieni mi prese la mano e uscimmo dal campetto
-dove mi porti? Gli chiesi seguendolo

Dopo averlo tartassato di domande per sapere dove stessimo andando e non ricevendo una minima risposta mi fermó davanti alla spiaggia. Lo guardai con faccia stupita come se stessi chiedendo perché mi avesse portato li

-sai, non solo tu hai i tuoi nascondigli segreti eravamo ancora mano nella mano, finché non la lasciai
-quindi la spiaggia é il tuo posto preferito? Gli sorrisi
-si. Ho sempre amato il mare essendo cresciuto in un posto dove di mare ce n'é abbastanza. Vengo qui soprattutto di notte, mi sdraio sulla sabbia e ascolto le onde del mare infrangersi sulla riva. Mi rilassa questa cosa. Mi piace stare a contatto con sabbia, é così morbida ed é come se ogni energia negativa me la risucchiasse mi riveló mentre si stese a guardare il cielo
-é una cosa così bella avere un proprio posto segreto. A volte si ha bisogno di distrarsi ed estraniarsi dal mondo gli sussurrai sdraiandomi accanto a lui
-si hai ragione. Soprattutto io che sono a contatto con gente tutto il giorno vengo qui per riservare una parte della giornata me stesso disse alzandosi e mettendoci a gambe incrociate

É la prima volta che mi capita di parlare in modo così profondo con qualcuno, e sopratturto é la prima volta che porto qualcuno nel posto in cui andavo per stare con me stessa.

~Forte fino a cambiarti l'anima~Where stories live. Discover now