Capitolo 3: Qualche Problema

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"La magia esiste!" urlo, prima di scoppiare in lacrime.
Provo davvero molte emozioni in questo momento: sono preoccupata che non sia un scherzo, incredula perché non avrei mai pensato che questo momento sarebbe arrivato, entusiasta perché finalmente andrò ad Hogwarts e prima ancora incontrerò Hermione Granger.
Lei è stata un punto di riferimento per me, fin dall'infanzia: nei libri veniva presentata come una studentessa modello, un'amica leale ed altruista, una ragazza né vanitosa né arrogante, ma che riesce sempre ad ottenere ciò che vuole, impegnandosi al massimo delle proprie capacità.
Peccato però che pensassi che non esistesse.
Ora, non potrei essere più felice.

D'un tratto, rileggendo per la millesima volta la lettera, mi accorgo, però, di un problema abbastanza grande: io, in realtà, non ho l'età da terzo anno, come ha invece scritto la McGranitt.
Sono un'undicenne, quindi posso tranquillamente frequentare il primo anno ad Hogwarts.
"Magari ha sbagliato a scrivere; in fondo, non è più giovane come un tempo" mi ripeto per provare a mantenere la calma, ma in realtà ho un cattivo presentimento e ben presto un pensiero oscuro si fa largo nella mia mente.
"O forse la lettera non era indirizzata a me? In effetti, è più probabile che la prof abbia sbagliato il nome del destinatario, piuttosto di aver scritto ed inviato una lettera inutile."
Ora sono in preda al panico: vorrei piangere, ma qualcosa me lo impedisce, un sentimento che sembra simile al...
BAM!
La porta della mia camera viene splancata con una tale potenza che va a sbattere contro il muro adiacente.
Io, terrorizzata, lancio un grido fortissimo.
Quando mi volto verso l'ingresso, con il cuore a mille, vedo mio padre con il suo pigiama a pallini rosa e traggo un sospiro di sollievo. Dovrei avere paura di lui, però quel pigiama mi fa sorridere.
Papà subito urla: "Cos'era tutta quella confusione?"
Tuttavia, io non sento nemmeno una sillaba di ciò che dice: leggo solo il labiale. È buffo, ma è come se fossimo tutti sott'acqua: non si sente nulla.
Papà fa una faccia strana ed inizia a gesticolare, come per assicurarmi che la mattina seguente mi avrebbe punita per quello che avevo fatto.
Poi esce dalla mia stanza, assai turbato dall'accaduto.

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