Capitolo XXI ~ Adrian Garcia.

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Mai fidarsi della calma dopo la tempesta.

- ancheleroccesisgretolano, Tumblr.

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Nel momento in cui Annabelle solcò la porta di ingresso della scuola, si sentì estremamente a disagio. Lucas le aveva permesso di ritornare a seguire le lezioni e lei non poteva non essere felice, ma, purtroppo, abituata a stare nella piccola casetta di Michael con un massimo di cinque persone, vederne improvvisamente centinaia la faceva sentire un pesce fuor d'acqua, di nuovo.

Nel momento in cui erano scesi dalla macchina, Lucas aveva lasciato la sua mano e lei aveva subito sentito una strana sensazione di freddo pervaderle le vene e provocarle brividi in tutto il corpo.
Per tutti gli altri erano fratelli alla fine dei conti.
Quegli ultimi giorni con lui erano stati fantastici. Nessuno li aveva disturbati, anzi, sembrava che tutti l'avessero presa bene, tutti tranne Ashton e Caroline, ovviamente.
Ash non l'aveva più neanche guardata e non si era neanche lontanamente avvicinato alla dimora Clifford.
Pertanto, Lucas aveva deciso che forse sarebbe stato più opportuno tornarsene a casa loro. I cacciatori erano magicamente scomparsi. Luke aveva dato loro la caccia per settimane ed insieme a Michael e gli altri, ne avevano sterminato a centinaia, tanto che alla fine forse se l'erano data a gambe levate.
Avrebbe tanto voluto dire la stessa cosa riguardo ai suoi incubi e alle voci nella sua testa che avevano ricominciato a torturarla.
Non aveva detto niente a Lucas, non voleva si preoccupasse né tanto meno che quei giorni di quiete si trasformassero nuovamente in caos e terrore.

Tutti continuavano a chiederle dell'influenza, se stesse meglio e lei si ritrovava a dover sorridere e fingere. Ma non dispiaceva fare questo agli umani, sapeva come ragionavano, domandavano per cortesia, nulla di più. Non vi era vero interesse. Mentivano sempre, ma quella, dopo tutto, era un'indole appartenente ad ogni essere vivente.

Durante l'ora di matematica, durante la quale Annabelle non capiva niente, dopo settimane, si addormentò.

**

Annabelle alzò la testa dal banco ed aprì gli occhi, erano tutti immobili e stranamente silenziosi. La professoressa con il braccio sospeso in aria e l'espressione di chi stava andando su tutte le furie. Qualcosa non andava.

- Era ora che ti svegliassi -, la ragazza si voltò nella direzione dalla quale proveniva quella voce calda ed estremamente ferma. La stessa che la stava facendo ammattire e che era la causa della sua insonnia e dei suoi emicrania.

Adrian Garcia, iniziò ad andarle incontro, provò ad alzarsi, ma ogni tentativo fu vano. Era incollata alla sedia. Iniziò ad osservarlo, sembrava alto, gli occhi erano di un verde quasi trasparente mentre la carnagione era scura -ora capiva da chi ne prendeva, sia sua madre che Andrew Hemmings erano quasi anemici-, i capelli corvini e mossi -altra caratteristica che doveva aver preso da lui- il naso all'insù e le labbra carnose. Indossava un cardigan grigio, sotto il quale si poteva notare una camicia nera, jeans e scarponi. Annabelle non sapeva perché, ma lo aveva immaginato diversamente, più vecchio, per esattezza. Adrian Garcia, invece, dimostrava si e no, venticinque massimo trent'anni e se non avesse avuto il lieve cenno di barba, forse ne avrebbe dimostrati anche di meno.

- Padre.-

Annabelle lo guardava, quasi incantata, non sembrava un uomo cattivo come invece le aveva raccontato Lucas. Adrian le si avvicinò, le carezzò il viso -Hai i miei colori, ma somigli così tanto a tua madre...-, si lasciò sfuggire. Gli occhi verdi la scrutavano come se volessero imprimere nella mente tutto di lei, ogni cosa, ogni neo, cicatrice, graffio, ogni dettaglio.

Bad Blood. [lrh]Wo Geschichten leben. Entdecke jetzt