Capitolo II

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CAPITOLO II

"Vorrei essere almeno la mano che ti protegge
- una cosa che non ho mai saputo fare con nessuno -
e con te invece
mi è naturale come il respiro"

- Cesare Pavese, Carteggio con Bianca Garufi.

«Luke, ti ho già detto che mi dispiace!»
Ripeté per l'ennesima volta Ashton.
Era l'ora di pranzo, ed entrambi erano andati a fumare una sigaretta nel cortile della scuola.
Luke scosse la testa, ancora arrabbiato con l'amico per aver fissato in un modo troppo intenso la sua Annabelle.
«Te la stavi mangiando con gli occhi» ribadì lui serio.

«È solo che non ero abituato a vederla così... Viva.»

Ashton era andato spesso a casa di Lucas negli ultimi anni, scoprendo per caso, un giorno, Annabelle.
Era subito rimasto folgorato dalla sua bellezza e più volte aveva rischiato di cedere alla tentazione di estrarre lui stesso il pugnale dal cuore della ragazza, Lucas glielo aveva letto negli occhi.

«Ash, te lo ripeto di nuovo: stai lontano da Belle. Non è la donna giusta per te.»

Il biondo scrollò le spalle, aspirando la sigaretta.
Percepì la voce di Annabelle e distolse lo sguardo dall'amico.
Avvistò sua sorella parlare con un ragazzo, quest'ultimo le stava portando i libri e continuava ad ammiccare e a fare sorrisi maliziosi.

Ora lo uccido.

Gettò la sigaretta sul prato e la spense con il tallone delle sue amate converse nere. Stava per andare a rendere quell'idiota una poltiglia di sangue e carne ma Ashton glielo impedì.

«Cosa fai? Lasciami prima che uccida anche te!» Gli urlò contro.

«Luke ragiona. Non puoi ucciderlo davanti a tutti e con almeno dieci paia d'occhi puntati su di noi.»

Lucas si guardò intorno, Ashton aveva ragione. Delle stupide ragazzine continuavano a fissarli e ad arrossire.

Tz, umane.

«Allora andrò casualmente verso di loro e gli dirò, da bravo essere umano, di stare alla larga da mia sorella» annuì il biondo tra sé e sé compiaciuto e fiero del suo stesso piano.

Luke si avviò verso i due, guardando male il ragazzo, il quale, si allontanò subito lasciando perplessa la ragazza. Non appena lo vide, Annabelle, fece un espressione annoiata. Fu solo allora, mentre alzò gli occhi al cielo annoiato, che notò una nuvola spostarsi e il sole che a breve avrebbe raggiunto la pelle di sua sorella.

Come uno stupido, troppo nervoso all'idea di vederla di nuovo viva, per quanto "viva" si potesse definire una morta, si era dimenticato di darle il ciondolo che le avrebbe permesso di stare alla luce del sole.

Cercò di muoversi il più velocemente possibile, ovviamente si trattava di velocità umana, che per un vampiro poteva corrispondere alla lentezza di una lumaca.

Non appena fu davanti ad Annabelle, fece finta di essere distratto, cadendo così sopra di lei e cercando comunque di non pesarle troppo poggiando i gomiti ai lati della sua testa.

«Lucas, cosa stai facendo?» Si lamentò la ragazza.

«Cerco di salvarti la pelle, stupida. Non hai notato i raggi del sole?»

Annabelle lo guardò quasi imbarazzata e si voltò dalla parte opposta al suo viso.
Le sue guance si colorarono leggermente di rosa, una dote che non aveva perso diventando vampira, cosa che Luke amava.
Potè sentire i raggi del sole dargli un leggero fastidio dietro la schiena.
Stavano iniziando a dare nell'occhio e la cosa non andava affatto bene.

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