Capitolo 78-figlia

1.4K 121 4
                                    

Seguivo Ramon correndo attenta ad evitare di mettere il piede in una delle tante pozzanghere che avevano ricoperto il piccolo giardinetto davanti casa di Dylan.

L'acqua melmosa in piccoli fiumiciattoli scendeva verso il fiume che sospettavo si sarebbe ingrandito a dismisura.

Quando vidi finalmente la porta di legno tirai un sospiro di sollievo, ormai ero zuppa dalla testa ai piedi ed il mio piccolo esperimento di poco prima non aveva certo aiutato.

Entrammo veloci lasciando dietro di noi le impronte delle nostre scarpe sul pavimento e trovammo tutti gli altri seduti comodi sulle poltroncine situate in un angolo del salotto.

-Ma siete fradici!- urlò Diana con un tono preoccupato, correndo verso di noi.

-Bell'osservazione..- sussurrò Ramon e Diana gli rispose con uno sguardo glaciale.

-Al piano superiore credo di avere dei vestiti di Dimitri e Anthia, sono sicuro che vi entreranno alla perfezione.- intervenne Dylan alzandosi dalla poltroncina a fiori e dirigendosi comodamente verso le scale in legno.

-Muoviti o qui ci resto secco!- gridò Ramon inspirando una risata generale.

-Tsk, un vampiro con la broncopolmonite, il colmo.- gli rispose Dylan urlando per farsi sentire e guadagnandosi un sorrisetto divertito di Ramon.

Dylan arrivò poco dopo lanciando dei vestiti asciutti a Ramon mentre mi porgeva, molto delicatamente per sfottere Ramon, un amabile paio di pantaloni neri attillati e una magliettina azzurra, che purtroppo non aveva lo spacco per le ali, il tutto accompagnato da una felpa nera e un asciugamano enorme di un anonimo color giallo ingrigito.

-Grazie, dove mi posso cambiare?- chiesi mentre Ramon sbuffava esasperato.

-Li c'è un bagno, tu Ramon puoi andare nella tua vecchia camera.- disse Dylan indicandomi una porta in legno chiarissimo, quasi bianca, alle sue spalle.

Non me lo feci ripetere due volte ed entrai nel fantastico bagno.

Mi immaginavo il classico bagnetto delle case di campagna, piccolo e carino, ma trovai un bagno che batteva addirittura quello a casa di Ramon.

Il pavimento era di un marmo bianco, lucido e pulitissimo, mentre i ripiani dell'enorme lavandino davanti a me, situato sotto un grosso specchio dalla cornice quasi nera, erano di un marmo sempre bianco ma rigato di grigio, che si espandeva come una ragnatela dal lavandino fino all'inizio del mobiletto in legno scurissimo, come la cornice dello specchio.

Alla mia sinistra c'era un enorme vasca bianca, senza tende o quant'altro, mentre davanti a questa c'era un grande box doccia in vetro.

Appesi al muro c'erano vari Sali da bagno, saponi e creme, mentre piegato in un angolo c'era un tappetino nero.

Posai immediatamente tutti i vestiti che Dylan mi aveva dato sul ripiano del lavandino mentre con molta calma aspettavo che la vasca si riempisse e che l'acqua si ricoprisse di schiuma, lasciando che il tempo scorresse mentre mi pettinavo i capelli con una spazzola delle tante che avevo trovato.

Era strano pensare che solo Dylan abitava in quella casa.

Quando ormai tutto il vapore aveva oscurato il vetro e le goccioline d'acqua rendevano il pavimento scivoloso mi decisi ad entrare in quel mio piccolo paradiso.

L'acqua calda scioglieva tutte le tensioni che io avevo accumulato in quei giorni rilassando tutto il mio corpo. Avevo proprio bisogno di quel fantastico bagno caldo.

Non seppi quanto tempo passò, rimasi lì immobile tentando di non addormentarmi ed uscii solo quando l'acqua ormai aveva perso tutto il suo torpore.

Mi tolsi velocemente il sapone rimasto sul mio corpo grazie al box doccia e mi immersi in quell'asciugamano che Dylan mi aveva prestato.

Le voci attutite dei miei amici che sentivo mi fecero capire che Ramon aveva finito da un pezzo e che io ero l'unica che ancora si doveva vestire.

Mi vestii velocemente e notai che stavo comodissima tra quelle stoffe che un tempo erano di mia madre.

Un particolare però attirò la mia attenzione: a terra era caduta, mentre a quanto pare io stavo prendendo i miei vestiti, la mia collana, con il ciondolo di zaffiro che spiccava a contrasto con le mattonelle bianche.

Sorrisi e la indossai, era stato carino Dylan a ridarmela e forse a quel punto avrei potuto benissimo dominare l'acqua.

Quanto uscii dal bagno notai con felicità che il grande tavolo in legno nel salone era stato apparecchiato per bene e che tutti tranne Diana erano seduti a tavola.

La lupa infatti stava portando un grosso pentolone nero aiutandosi con delle presine, con dentro.. pollo?

Ma stavamo scherzando!? In un pianeta diverso dalla terra, abitato praticamente da creature mitologiche si cucinava il pollo!?

Mi sedetti in una delle due sedie libere, quella vicino Ramon e davanti a me c'era il posto riservato a Diana, accanto a Philippe.

A capotavola, tra il vampiro e l'elfo sedeva il maestro, che attendeva con impazienza l'arrivo della cena.

Da quanto tempo non mangiavo in modo decente!

Diana servì il pollo a tutti, ed esattamente come una grande famiglia aspettammo che anche lei si sedesse per iniziare a mangiare.

-Allora..- disse Philippe cercando di avviare una conversazione, ma non sapendo cosa dire accorsi io in suo aiuto.

-Dylan ma tu abiti qui da solo?- chiesi e notando con piacere che tutti gli sguardi si spostarono su di lui capii che non ero l'unica a porsi quel quesito.

-Si.. beh più o meno.- disse lui continuando a mangiare calmo, incurante della curiosità generale.

-Come sarebbe a dire "più o meno"?- chiese Ramon imitando la voce del maestro che rispose solo quando tutti noi smettemmo di ridere.

-Ogni tanto viene mia figlia.- tisse mentre Ramon quasi si strozzava con un pezzetto di carne.

-Tu...hai una fglia?- gli chiese dandosi delle pesanti botte sul petto.

-Si.- rispose sapendo che nessuno di noi era al corrente di questa cosa.

-E da quanto esattamente?- chiese Diana diffidente.

-Diciotto anni ormai.-

-E quando avevi intenzione di dircelo?- chiese nuovamente il vampiro.

-Non me l'avete mai chiesto..- disse Dylan con un alzata di spalle.

-E noi la conosciamo?- chiesi io.

-Cioè.. chi è tua figlia?- continuai sapendo che probabilmente la risposta alla mia prima domanda sarebbe stata un no.

-Si chiama Hope, è una kitsune.-


The Winged WolfDove le storie prendono vita. Scoprilo ora