Capitolo 68- insieme alla notte

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Le ossa iniziarono a spezzarsi e evitai con tutte le mie forze di accasciarmi a terra.

Mi chinai su me stessa trattenendomi la pancia con le braccia ma sapevo che era una cosa inutile. Le mie gambe si spezzarono e le mie braccia le seguirono a ruota costringendomi a prendere una posizione a quattro zampe.

Il cranio mi si deformò e l'osso sacro iniziò a pulsarmi mentre spuntava una fantastica coda. La cosa più dolorosa fu la schiena. La colonna vertebrale si spezzò esattamente a metà per favorire la sua mutazione. Ogni mia parte del corpo stava mutando, i miei vestiti erano letteralmente scomparsi e sperai con tutta me stessa che non si fossero distrutti. Il naso mi si allungò diventando un grosso muso e, in ultimo, un fitto pelo Bianco ricoprì il mio corpo trasformandomi in una splendida lupa bianca.

L'unica cosa che riuscii a pensare fu: mi mimetizzerei benissimo in mezzo alla neve.

Ero curiosa di scoprire quella mia nuova forma, nuovo mondo che mi si stava aprendo dinanzi. Ero un lupo, come mia madre Anthia prima di me, come Diana e come Matt, come Nick.. adesso sapevo come si sentivano ogni volta che si trasformavano.

Era una sensazione stupenda. Ogni tuo muscolo lo senti pieno di energlia, ti senti forte e potente.. ti senti libera.

Quella era la parola adatta.

Le mie unghie grigie raschiavano i sassolini e le foglie a terra mentre lentamente tentavo di muovere una zampa.

Automaticamente voltai il muso verso la luna. Non mi era mai sembrata così bella e, come se lo facessi naturalmente, tutti i giorni, ululai.

Era un ululato lungo ma carico di forza. Era rabbioso e solo in quel momento mi ricordai perché.

Con uno scatto osservai Vivian e la sua banda.

Ero anche un vampiro e credo fu per questo che quel giorno parlai senza problema nelle loro menti riuscendo, non so come, a tenere staccati i miei pensieri e le mie emozioni.

-Addio Vivian.- dissi volendo sorridere, ma in quel momento non riuscii a fare nulla nel mio nuovo volto se non a ringhiare. I cinque Kitsune sembravano terrorizzati, pietrificati sul posto incapaci di muoversi.

Desiderai che quella frase la sentissero tutti, volevo che ognuno sapesse che Vivian aveva sbagliato mettendosi contro di me, aveva sbagliato di brutto.

Non volevo perdere altro tempo.

Con uno scatto saltai verso di lei e nessuno dei due Kitsune riuscì a fermarmi.

Ero carica di adrenalina ma, purtroppo, non ero l'unica.

Non mi resi conto di ciò che succedeva intorno a me da come ero impegnata nella lotta con Vivian.

Lei era ancora umana e non riuscivo a capire come mai non si stesse trasformando. Cercai di morderle il collo ma più volte lei riuscì a fermarmi.

Con una grossa Zampa le graffiai il braccio macchiando di rosso il mio manto candido, ma riuscendo comunque a bloccarglielo. Lei urlò più per lo stupore che per il dolore ed io stavo per mettere definitivamente fine alla sua vita quando una volpe, che con mio stupore riconobbi subito come quella che guidava io grosso gruppo di KItsune, mi addentò un fianco, mentre altre due mi mozzicarono le zampe dietro, facendomi cadere.

Ma anche se erano di più non potevano nulla contro un lupo.

Velocemente riuscii a girarmi mordendo al collo e uccidendo una delle volpi che mi tenevano bloccata al suolo.

Vivian però, in tutto questo, riuscì a scappare.

Vidi la sua sagoma allontanarsi correndo e non ci vidi più dalla collera. Era solo una fifona, altre volpi davano la vita per lei mentre questa scappava.

Mi liberai delle altre due volpi nel modo più veloce possibile senza però riuscire ad ucciderle e rincorsi Vivian.

Non ci volle molto prima che la raggiunsi e che, con un balso, riuscissi nuovamente a scaraventarla a terra.

Il fratello mi morse la schiena e l'altra volpe la coda ma, scalciando, mandai la seconda all'aria e questa con un guaito scappò, mentre la prima se la filò di sua spontanea volontà.

All'inizio mi sembrò strano, ma non mi porsi troppe domande: tutti tengono alla propria vita.

Vivian però sfruttò la mia distrazione per alzarsi in piedi e tirarmi un calcio alle costole che mi fece solo il solletico. Perché non si trasformava?

La attaccai nuovamente, questa volta addentando la gamba con cui aveva tentato di farmi del male.

Sentii la pelle lacerarsi sotto i miei denti affilati e subito dopo il sapore rigenerante del sangue entrarmi nella gola. Non mi sentivo in colpa per quello che avevo fatto. Per niente.

Lei era un assassina e meritava di morire, poi però un pensiero mi fece desistere: avevo già ucciso un kitsune, forse con una moglie o dei figli, e stavo per ucciderne un altro. Sarei diventata come lei. Anzi, già ero come lei.

Lasciai il suo polpaccio e rimasi ferma a vederla mentre tentava di alzarsi. Mi ero vendicata abbastanza.

Proprio mentre formulai quel pensiero notai il mio corpo tornare normale, mantenendo, non avevo idea del perché, sempre addosso i suoi vestiti.

Stavo fissando Vivian che, terrorizzata, aveva iniziato a piangere quando sentii il rinomato crick di una pistola che viene caricata.

Mi girai verso la fonte del rumore e trovai un Alex impaurito che, silenzioso, mi puntava contro una pistola. Non l'avevo sentito arrivare.

-Addio Dafne.- disse serio, Una folata di vento lo fece quasi tremare ma io riuscii solo a sentire lo sparo che una macchia di sangue iniziò ad allargarsi sul mio petto.

L'alba stava finalmente ritornando, ma non avrei vissuto quel nuovo giorno, sarei scomparsa insieme alla notte.


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