Chapter 22. EMAA

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-Prendete posto, signori! L'esame durerà due ore, vi prego di non aprire il fascicolo prima del mio permesso.- dice il professore Pettinger.
Quel giorno avrei dovuto sostenere il primo esame del terzo anno e, a dirla tutta, non ero pienamente soddisfatta dei miei studi. Diciamo che, ultimamente, mi sono lasciata andare, tra lavoro, università e una relazione con Davis non tutto può combaciare. Almeno spero di essere in grado di articolare una spiegazione sul diritto aziendale, ciò che mi preoccupa di più è sapere di avere altri esami importanti da tenere e non impegnarmi in modo che possa eccellere.
Sono sempre stata una di quelle persone ambiziose che se non riescono a fare una determinata cosa, ci mette cuore e anima per svolgerla al meglio. Mio padre non era d'accordo di frequentare un'università di giurisprudenza, voleva che non mi procurassi un futuro lavoro da trascorrere in ufficio ma ci vuole passione e a me viene proprio facendo giurisprudenza.
Le due misere ore terminano molto presto, consegnai il fascicolo interamente svolto, l'unica pecca era che le risposte non erano esaurienti come il docente richiedeva.
Avevo avuto sempre una profonda stima per Ernest Pettinger, severo al punto giusto e benevole quando voleva; assomigliava ad Homer Simpson, l'unica differenza era che odiava a morte le ciambelle, forse per la loro forma o per il gusto.
Uscii dall'aula di diritto commerciale e aspettai fuori dalla struttura i miei due amici, Jake e Meg. Appena arrivarono, ci incamminammo verso il cortile esterno della Southwestern per fare due chiacchiere.
-Sabato sera c'è una serata al Metropolitan Nightclub, West Hollywood. Vorrei andarci, che ne dite?- ci chiese Jake con occhi luccicanti.
Non sono mai stata in quella discoteca, vorrei andarci anche se è un po' lontana da Beverly Hills ma ne varrà la pena, suppongo.
-È una buona idea.- concordammo io e Meg.
-Può venire David, se vuole.- disse Jake.
-Non saprei, è molto impegnato nel lavoro ma chiederò.-
-Perfetto! Allora, Vanessa, come va con il tuo bel pezzo di manzo?- mi chiese Megan.
-Oh...ehm...bene.- risposi un po' in imbarazzo.
-Rapporto sessuale? Attivo o passivo?-
-Jake, che razza di domande sono!- esclamai indignata.
Certo che i freni alla lingua non gli mette quel ragazzo!
-Domande riguardanti la tua attività sessuale. Diamine, sei la mia migliore amica, ci conosciamo da una vita e tu non mi racconti se fai sesso con David?- rise lui.
-Okay, lo abbiamo fatto. Contento, adesso?- inarcai il sopracciglio destro.
-Com'è stato?- chiesero in coro.
-Se devo essere sincera.- feci un respiro profondo e continuai:- Fantasticamente fantastico!-
Si levò un coro di esclamazioni e quant'altro finché non misi ordine a tutto il baccano che stavano facendo solamente loro due.

-Amore.- mi salutò David con un bacio.
-David.- ricambiai.
Non mi piacevano quei nomignoli pucciosi che si davano le coppie, mi davano il voltastomaco ma pronunciate da David mi addolcivano.
-Com'è andato l'esame di diritto commerciale?- mi chiese sedendosi sulla poltrona.
-Poteva andare meglio.- sospirai.
-Poco tempo per studiare, piccola?-
-Non fare quella faccia, David Smith!-
-Quale faccia?- chiese innocentemente.
-Ugh...-
David si avvicinò e mi cinse la vita con un braccio, appoggiò le sue soffici labbra sul mio capo per poi andare in cucina.
Lo raggiunsi e chiesi:-Ma in questa casa non si mangia?-
-Quella esperta in culinaria sei tu.-
-Ma sono stanca.- ribattei brontolando.
-Va bene, oggi cucino io.- rispose lui.
-Grazie.- gli diedi un bacio a stampo e andai a stendermi in soggiorno, con la televisione accesa e la musica che proveniva da essa.

Scesi dalla Mercedes Benz AMG C63 di David ed entrammo in azienda, la metà dei dipendenti e clienti si girarono verso le nostre figure. Sui volti dei presenti raffigurarono espressioni quali: stupore, sorpresa e invidia da parte di quelle segretarie che pensavano di avere una possibilità ad accalappiarsi il capo della Smith Enterprises.
Entrammo nella scatola infernale e lui pigiò il tasto dell'ultimo piano, quello in cui si trovavano i nostri uffici come anche quelli di altri collaboratori dell'azienda e le rispettive assistenti.
Le porte scorrevoli dell'ascensore si aprirono e la persona che trovai davanti non era tra le mie grazie quindi cercai in tutti i modi possibili di filarmela senza essere trattenuta.
-Io vado in ufficio.- mormorai a David che con un cenno di capo mi diede il permesso.
Cercai di andarmene in fretta per non sottostare di troppo il suo sguardo di puro odio. Credo proprio di averle rubato il portafoglio, se era venuta fin qui voleva dire che era veramente importante e per quel poco che il suo cervello da gallina permetteva di farla ragionare, era una svolta più unica che rara.
Aprii la porta del mio ufficio e trovai Cam dietro la mia scrivania che girava a tonda con la mia sedia, e sottolineo il mia.
-Fantastica, vero?- mi rivolsi a lui.
-Si ed è anche imbottita, il massimo che si può desiderare.-
-Come mai sei qui?- dissi spogliandomi del cappotto, stava iniziando a fare freddo a Beverly Hills.
-Ho una notizia importante per l'azienda che coinvolge anche quella di mio padre a New York.- disse facendosi serio in viso.
Annuii col capo e mi andai a sedere sulla poltroncina di pelle, guardai fuori dalla grande vetrata, il cielo era nuvoloso con un accenno di vento di tanto in tanto.
-David?- mi chiese facendomi sussultare.
-Con Kate.-
-Non ti sta simpatica.- affermò.
-Oh, ma non mi dire! Con quale perspicacia puoi ammettere una cosa così incresciosa.- scherzai.
-Tranquilla, anche tu non mi vai giù.- disse una voce stridula alle mie spalle.
Mi girai e vidi David e Kate, uno vicino all'altro, sulla soglia del mio ufficio.
Non vorrei essere una di quelle fidanzate ultra gelose e possessive ma l'istinto omicida saliva quando quell'oca giuliva si avvicinava al mio uomo.
A bella de' mamma, fai meno la troia.
-Cosa ci fa lei qui?- chiesi io a nessuno in particolare.
-Sono venuta per David.-
-Sai, non me ne ero accorta.- borbottai.
Cam soffocò una risata per poi fingere un colpo di tosse.
-Il motivo per cui Kate è qui è che serve per fare pubblicità.- rispose il signor Smith.
Bhe, una modella cosa potrebbe fare se non pubblicità? Pericolo scampato.
-In poche parole, sponsorizza la nuova azienda che apriremo in Europa.- s'intromise Cam.
-Fermi tutti!- esclamai.
-Quale azienda?- continuai.
-David non te ne ha parlato? Oh, povera.- fece Kate asciugandosi una finta lacrima.
-Cosa mi dovevi dire, David?-
Lui rimase zitto, senza proferire parola così mi rivolsi a Cam dato che era l'unico che mi degnava di presenza.
-David e mio padre vogliono espandere l'azienda a livello mondiale così da guadagnare il doppio se non il triplo o anche di più, hanno pensato di iniziare dall'Europa con il Paese più avanzato politicamente ed economicamente. Il progetto si chiama EMAA (Espansione Mondiale Aziendale Americana), verrà attuato entro la fine del mese prossimo.-
-Quanto durerà?- chiesi curiosa.
-Fino a tempo indeterminato, i guadagni dell'impresa devono fruttare alle stelle se si vuole ricavare almeno un minimo della percentuale prestabilita.- rispose, con mio grande stupore, David che sembrava congelato sul posto.
Quindi eravamo in ultimatum, tra meno di un mese i capi di entrambe le imprese sarebbero partiti e io e David non ci saremo visti chissà per quanto tempo.
Mi alzai con calma dalla poltrona, uscii dall'ufficio e andai in sala relax. C'era un perché se si chiamava in quel modo ed era giusto utilizzarla per rilassarsi, ciò che in quell'istante serviva a me.
Non potevo ancora credere che lui sarebbe partito, lasciandomi in America e senza avere la decenza di avvisarmi come aveva fatto con quella modella scheletrica.
In alcuni momenti mi ritrovo a pensare che per David ero solo un passatempo, un'altra delle ragazze che passavano tra le sue mani per poi lasciarle in balia di se stesse. Non volevo capacitarmi che tutti i trip mentali che mi facevano fossero basati sulla realtà, su ciò che aveva intenzione di fare.
Se sapevo che lui sarebbe partito non mi sarei mai buttata per iniziare una relazione che a breve tempo sarebbe finita, perché diciamocelo chiaramente: in tutti quei mesi che sarebbe stato via, avremmo potuto reggere una relazione? No, penso proprio di no.
-Vanessa.- mi chiamarono dalla porta.
-Matt.-
-C'è qualcosa che non va?- mi chiese dolcemente.
-Tutto, va tutto male!- esclamai passandomi una mano tra i capelli.
-Racconta.-
-Credo che tu sappia il perché.-
-L'espansione dell'azienda?- chiese incerto.
Feci un cenno con il capo in segno affermativo.
-Non ti devi preoccupare, forse ti porterà con lui.
-Non hai capito, Matt. Sono stata l'ultima a saperlo, come posso andare in Europa con così poco preavviso se tutti gli altri lo sapevano?-
-La verità è che ti ha dato fastidio che Kate lo abbia saputo prima di te, non è così?- mi chiese.
-Sì.-
Mi fece segno con le mani di avvicinarmi così da potermi abbracciare per darmi conforto. Volevo altre braccia che circondavano il mio corpo, volevo qualcun altro che mi calmasse e rassicurasse che sarebbe andato tutto per il verso giusto ma quella persona non era presente.

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Spazio autrice:
Ehilà gente! 🌸
Sono felice di questo capitolo, non saprei il perché ma don't care.
Si stanno mettendo maluccio le cose tra i #Danessa *risata malvagia*😈
Probabilmente la fine del primo libro si sta avvicinando, non so a quale capitolo concluderla ma verrà da sé.
Ebbene sì, ho deciso di fare il sequel: pronte copertina e trama.
Se vi è piaciuto il capitolo stellinate e commentate in nome dei panda! 🐼
All the love💕;

-Isa

Ragione e sentimento  [IN REVISIONE]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora