Chapter 8. Unknown

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1 nuovo messaggio Da: Sconosciuto.
Com'è andato l'appuntamento con Matt?
Chi sarà mai questo sconosciuto e come sapeva che ero uscita con Matt, pensai.
A: Sconosciuto.
Chi sei?
Mi rispose dopo pochi secondi.
Da: Sconosciuto.
Non è importante. Dimmi com'è stato.
A: Sconosciuto.
Non sono cose che ti riguardano e poi dimmi chi diamine sei!
Dopo che inviai quel messaggio non mi rispose più. La gente non ha un cazzo da fare alle 23:39? No, ovviamente devono rompere alla sottoscritta.
Andai in camera mia e mi addormentai, cullata tra le braccia di Morfeo.

Ero in una stanza, credo un ufficio di quelli che si hanno in casa. Davanti a me c'era una figura annebbiata, non riuscivo a vedere chi era ma dalla corporatura era un uomo. Titubante mi avvicinai, lui era a braccia conserte davanti la scrivania di legno. Due braccia muscolose mi abbracciarono, non sapevo come reagire; rimasi ferma mentre l'uomo mi teneva stretta a sé. Sussurrò qualcosa all'orecchio ma non capii niente, mi staccai difficilmente da lui; presi il suo volto tra le mani e lo scrutai per bene, non si vedevano lo stesso i lineamenti. Andai avanti e mi girai intorno per vedere se la stanza era famigliare ma niente. Vuoto totale. L'uomo si avvicinò e mi prese una mano accarezzandola.
-Mi sei mancata così tanto Vanessa, non fuggire più da me.- disse con voce roca. Non ho mai sentito la sua voce oppure l'avrò ascoltata da qualche parte ma non me lo ricordo.
-Chi sei?- dissi con voce flebile.
-Il tuo peggior incubo, piccolina.- disse con un sorriso maligno. Prese la spillatrice dalla scrivania e ma la strinse forte nel braccio. Urlai dal dolore, era insopportabile. Gridavo sempre di più, mi dimenavo tra le sue grinfie ma tutto fu inutile. Con le ultime forze rimaste presi un portapenne in metallo e lo colpì in testa, lasciò la presa e finalmente ero libera. Tastai il braccio e una sostanza viscosa ricoprii le mie dita. Sangue.

Mi svegliai di colpo, ero tutta sudata e tremavo come una foglia. Avevo un dolore lancinante al braccio, era lo stesso che nel sogno l'uomo ha ferito. Lo toccai e vidi che era sano, nessun segno. Accesi l'abat-jour, scesi dal letto e andai in bagno. Mi guardai allo specchio, avevo il viso pallido e due occhiaie da far paura. Mi spogliai e feci una doccia per rilassarmi. Le goccioline d'acqua scorrevano lungo la mia pelle, presi il bagnoschiuma e lo passai per tutto il corpo. Quel sogno era strano, confesso che mi ha spaventata molto. Non avevo mai sentito la voce di quell'uomo quindi non saprei a chi collegarla. Uscii dal box doccia e mi avvolsi l'asciugamano intorno. Andai in cucina e preparai una tazza calda di latte, a volte mi calmava. L'orologio segnava le 05:47, era meglio restare sveglia a quel punto; le lezioni quel giorno iniziavano alle 07:40. Andai in soggiorno e mi buttai sul divano di pelle nera, accesi la TV e guardai qualche programma.

Ero appena uscita da scuola e mi stavo incamminando verso la macchina. Pensavo ancora al sogno di quella notte, mi metteva i brividi rivedere come quell'uomo spinse la spillatrice nel mio braccio. Salii in auto e accesi il motore, destinazione casa.
Mi cambiai con un vestito bianco con la cerniera dorata a lato, la vita era fasciata da una striscia di pizzo nera e la gonna scendeva morbida fino al ginocchio e i tacchi erano bianchi con qualche motivo nero opaco. Misi il correttore sulle occhiaie e un po' di mascara, le labbra le lasciai al naturale. Presi la borsa e chiamai l'ascensore. Esso si aprii e davanti ai miei occhi trovai un uomo sulla trentina risucchiare la faccia alla mia vicina di casa. Stavo per mettermi a ridere quando lui si staccò e vidi la sua faccia. Però, si dà alla pazza gioia il signor Smith! Mi guardò impietrito, non si aspettava di vedermi lì. La ragazza lo trascinò per un polso ridendo, mi passò affianco salutandomi. Non sapevo se salutarlo o meno ma dopo ciò che ho visto era meglio non farlo, troppo impegnato per dare attenzioni alla sua assistente personale. Entrai nell'ascensore e pigiai il tasto del pianoterra. Le porte si chiusero e vidi la faccia del signor Smith sparire attraverso di essa. Lui può frequentare tutte le sciacquette che vuole mentre io non posso stare con Matt? Roba da non credere.
Mi recai a lavoro tutta arrabbiata, che giornata di merda. Entrai nel mio ufficio e trovai un mazzo di fiori bianchi e viola, molto bella come composizione. In mezzo ad essi c'era un bigliettino.
"Spero tanto di uscire con te una sera di queste. Mi piacerebbe conoscerti meglio."- Anonimo.
Era un pensiero carino anche se non conoscevo il destinatario.
Mi misi al computer e riordinai gli impegni del signor Smith; aveva vari appuntamenti nel fine settimana, soprattutto con la stessa cliente della scorsa volta. Kate Scott. Un nome sconosciuto per me, così andai a cercarla su Google e dai risultati che mi fornì non mi meravigliai di tanto. Era una modella di origine ucraina ma con entrambi i genitori Statunitensi, aveva gli occhi azzurri e i capelli biondi che sembravano seta. Era ovvio che il signor Smith uscisse con persone di tale portata, di certo non fraternizzava con il cameriere della Sturbucks.
Chiamai il capo e dopo alcuni squilli rispose una voce femminile, forse la ragazza che abitava sullo stesso mio piano.
-Pronto?- disse con tono infastidito.
Ho interrotto qualcosa per sbaglio? Pensai divertita.
-Salve cerco il signor Smith, può riferirgli che è una questione di lavoro?- dissi professionalmente.
-Sei una dipendente di David, giusto?- aspettò una mia risposta e avendo notato che non dissi nulla, proseguì:- David è sotto la doccia, non può rispondere al cellulare in questo momento.-
-Jessica chi è?- domandò una voce in sottofondo.
-Senti un attimo oca giuliva, non ho tempo da perdere quindi adesso mi passi il signor Smith. Non tutte le persone si stanno divertendo in questo momento e io devo continuare il mio lavoro quindi se non vuoi farmi ulteriormente alterare dai quel Cristo di telefono a quell'uomo!- sbottai io incazzata nera. Non tutti hanno tempo da perdere.
Sentii un rumore dall'altro lato della cornetta e poi vidi che mi ha chiuso il telefono in faccia. Quella puttana che non è altro! Fatti suoi, l'azienda è sua e se vuole perdere un cliente sono cazzi suoi. Di certo non è stata colpa mia.
Mi rimisi a lavoro e prima di finire al computer sentii bussare freneticamente alla porta. Dissi un leggero "avanti" e la persona entrò. Era il signor Smith.
-Finito di divertirsi?- chiesi cono nonchalance.
-Perché cazzo non mi hai avvisato che avevo un appuntamento con un cliente importante?- mi sbraitò contro.
-Ti ho chiamato al cellulare ma ha risposto la ragazza di stamattina. Le ho chiesto gentilmente di farmi parlare con lei ma con le buone non mi ha ascoltato e con le cattive mi ha chiuso il cellulare in faccia. La colpa non è la mia ma è la sua, trascura il lavoro per fare sesso con una ragazza qualunque.- finii il mio discorso con calma.
Il signor Smith si passò una mano tra i capelli mentre si sedette su una poltrona vicino alla scrivania.
-Potevi benissimo richiamarmi.- ribatté lui.
-E farmi chiudere un'altra volta il telefono in faccia? No, grazie. E forse sentire come ve la stavate godendo entrambi mentre altre persone si spaccavano il culo lavorando? Alquanto disgustoso.- risposi.
Restò in silenzio dopo la mia ultima affermazione così parlai con calma:- Signor Smith deve prendere sul serio il suo lavoro, il suo comportamento non è degno come capo di una società così vasta e potente. Anche se è giovane ha delle priorità e fare sesso mentre dovrebbe lavorare non è una di quelle. Si faccia un esame di coscienza e poi venga a riferirmi qual è il risultato.-
Egli si alzò e si diresse verso la porta, prima di aprirla si girò verso di me e sussurrò un flebile "grazie". Lo guardai con occhi spalancati, mi aveva appena ringraziato per avergli fatto la predica. Sta migliorando il bambino, pensai tra me e me. Si richiuse la porta alle spalle e io terminai il mio lavoro.

Tornata a casa mi distesi sul letto e fissai il soffitto. Dopo qualche minuto mi alzai di malavoglia e mi spogliai per mettere qualcosa di comodo. Ordinai cibo da trasporto e dopo avermelo fatto portare mi misi seduta sul divano guardando la TV.
Un messaggio mi distrarrò dal film, presi il cellulare e notai che era dal numero sconosciuto.
Da: Sconosciuto.
Ti sono piaciuti i fiori? Spero in un "sì" alla proposta che ho fatto. Sarei molto felice.
A: Sconosciuto.
Grazie mille per i fiori, sono molto belli ma non dovevi. Mi piacerebbe sapere chi sei quindi credo che accetterò l'invito.
Da: Sconosciuto.
Dopo quello che è successo dovevo pur farmi perdonare.
Non capii l'ultimo messaggio ma non ci diedi peso. Spensi la TV e andai a dormire.

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Spazio autrice:
Questo capitolo è stato un parto. Non sapevo più cosa scrivere e le idee erano tutte ammassate nella mia testa ma fortunatamente ecco che ci sono riuscita.
Se vi è piaciuto il capitolo votate e commentate💕

-Isa

Ragione e sentimento  [IN REVISIONE]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora