CAPITOLO SEDICESIMO - parte 1

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Quel poliziotto non avrebbe mai dovuto avvicinarsi così tanto.
Che stupido.
Spinse Jeff per le spalle, con l'intenzione di rimetterlo al suo posto, ma così facendo espose la sua gola al raggio d'azione del killer.
Non era poi così vicina, a dir la verità; tuttavia, probabilmente l'agente Bothen non aveva preso in considerazione la lunghezza delle catene che lo bloccavano.
Jeff invece sì.
Scattò in avanti con le braccia, e girò le catene attorno al collo dell'agente, per poi tirarle indietro con tutta la sua forza.
L'uomo riuscì ad emettere un lamento soffocato, prima che il ferro freddo stringesse di colpo la sua gola occludendo le vie respiratorie. L'aria cessò di raggiungere il cervello, ed il suo volto si colorò subito di un rosso intenso.
Le immagini di ciò che accadeva intorno divennero sfocate, ma l'agente poteva sentire chiaramente la raccapricciante risata del killer, che continuava a stringere, e ridere, e stringere, e ridere ancora.
Liu rimase paralizzato per una manciata di secondi; contrariamente a ciò che avrebbe dovuto fare in quanto poliziotto, se ne restò lì, immobile come una roccia, a guardare.
E questo diede il tempo a Jeff di fare ciò che fece dopo.
Le catene liberarono di colpo la gola dell'agente, il quale cadde a terra mugolando e annaspando; l'uomo riempì i polmoni con la più grande quantità d'aria che riuscì a prendere, e si girò di scatto verso il killer. Doveva alzarsi subito. Ma non ce la faceva; le gambe e le braccia sembravano non voler più rispondere ai suoi comandi.
Fu allora che Jeff sferrò un calcio sotto al tavolo; questo non si mosse, perché era fissato al pavimento, tuttavia la superficie piana vibrò ed avvicinò di qualche centimetro la valigetta contenente il coltello. Si spostò di molto poco, è vero, ma fu sufficiente a permettere alle mani del killer di arrivare fino all'impugnatura dell'arma.
-L'ho preso anche da solo, visto?- esclamò ridendo come un pazzo, voltandosi verso l'uomo disteso a terra. Era troppo distante per essere raggiunto dalla lama, ma questo non fermò la furia omicida di Jeff; il ragazzo si alzò in piedi, anche se costretto dalle catene a tenere la schiena piegata, e sistemò meglio il coltello nel suo palmo.
Poi, nonostante potesse muovere i polsi con un certo impedimento, riuscì comunque a scagliare il coltello in direzione della vittima. L'arma ricevette una spinta sufficiente a conficcarsi nella sua pancia, anche se non del tutto.
Fu allora che intervenne Liu; spalancò la porta sbattendola.
-Che fai, Jeff!- gridò, avvicinandosi al collega in divisa che giaceva a terra.
Il moro smise immediatamente di ridere, e rimase immobile a guardare il fratello come se non capisse che costa stava accadendo.
Liu afferrò Bothen per le spalle, e lo trascinò prontamente indietro cosicché fosse lontano dal raggio d'azione del killer. Lo distese a pancia in sù e valutò rapidamente le sue condizioni.
-Agente Bothen! Sta bene?- chiese, mentre con la mano destra si affrettava a rimuovere la lama conficcata nella sua pancia. L'uomo gemette, ma strinse i pigni e lo lasciò fare. Aveva la respirazione accellerrata, ma non sembrava aver subito seri danni e lo dimostò alzandosi in piedi subito dopo.
-Maledetto bastardo!- gridò girando il capo in direzione di Jeff.
Il killer adesso era in piedi con le spalle ricurve, ed i suoi occhi si spostavano continuamente sulla figura di Liu per poi passare a quella dell'altro agente.
-Io ti ammazzo!- gridò ancora l'uomo, scattando verso Jeff con una rabbia incontrollata. Lo raggiunse in due falcate, e lo afferrò dietro alla nuca.
-Ti ammazzo!- gridò ancora, sbattendogli la testa contro al tavolo di ferro con tutta la forza che aveva in corpo.
Spaventato ed irato com'era, non si rese neppure conto che il ragazzo non fece alcun tipo di resistenza; non aveva tentato di tenere su la testa, né di liberarsi dalla presa.
Gli fece sbattere la testa ancora, e ancora, ignorando anche le grida di Liu che gli ordinavano di fermarsi. Il rumore provocato da quei colpi echeggiava nella stanza vuota.
E Jeff, per tutto il tempo, lo lasciò fare senza opporre la minima resistenza.
-Maledetto!- gridò poi liberando finalmente la presa sulla nuca del moro. Jeff non mosse un solo muscolo; rivoli di sangue gli uscivano dal naso, e scendevano sul mento e sulla bocca.
Ma lui era ancora immobile, con lo sguardo vuoto perso chissà dove.
-Basta! Fermati adesso!- ripeté ancora Liu, cercando di afferrare il collega per le spalle in modo tale da bloccarlo; quest'ultimo tuttavia lo spinse indietro con una gomitata ben assestata, ed afferrò il coltello che ancora giaceva a terra.

Jeff e Liu - La nostra stella Where stories live. Discover now