CAPITOLO QUINDICESIMO - parte 2

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Liu si fermò nell'anticamera della sala interrogatori; dal vetro poteva vedere l'agente Bothen interrogare Jeff. Avrebbe dovuto entrare e basta, ed invece per qualche ragione rimase lì, con gli occhi puntati oltre il vetro.
Jeff giaceva sulla solita sedia, con le catene ancorate saldamente al tavolo di ferro e la testa bassa; i lunghi capelli corvini ricadevano sulle spalle mollemente, quasi esprimessero tutta la tristezza che si portava addosso quel ragazzo.
Dalla sua posizione Liu non riusciva a vederlo in faccia, ma forse il suo volto non lo vedeva neanche Bothen.
L'agente, con le spalle dritte ed il volto freddo, reggeva una cartella con la mano destra; i capelli corti e la barba rasata gli conferivano un aspetto professionale, e la giacca perfettamente in ordine era decorata da una spilla.
-E cosa può dirmi riguardo a questo omicidio?- disse, porgendo a Jeff una grossa fotografia. Liu avvicinò il volto al vetro, e rimase in ascolto.
-Quello che dico di tutti gli altri- rispose il moro con un filo di voce -Sono stato io. Con il mio coltello-.
-Bene-. L'agente ritrasse la foto con aria schiva. -Può confermare anche l'omicidio dei signori Woods, i suoi genitori?-.
Jeff annuì debolmente. -Sì-.
Bothen si piegò di lato, per afferrare una specie di valigetta adagiata a terra, di cui Liu notava soltanto adesso la presenza. Il ragazzo aggrottò la fronte ed osservò il collega mentre la alzava e la riponeva con cura sopra alla scrivania. La afferrò con entrambe le mani e fece scattare il meccanismo di apertura.
-Riconosci quest'arma?- chiese, mostrando all'interrogato il contenuto della valigetta. Fu in quel momento che Jeff sollevò lo sguardo, e la sua espressione cambiò di colpo.
Fissò l'oggetto con aria stupefatta, mettendo in tira le catene per avvicinarsi più che poteva.
-È... Il mio coltello- rispose dopo qualche manciata di secondi di silenzio.
-Può confermare che questa è l'arma utilizzata da lei in ogni suo omicidio?- chiese ancora l'agente, sollevando leggermente la valigetta. Solo allora riuscì a vederlo anche Liu, da oltre il vetro; anche lui lo riconobbe: era lo stesso coltello che Jeff teneva in pugno il giorno della sua cattura.
E non solo...
Ora che ci pensava, ricordò che quel coltello era uno di quelli che la loro madre usava in cucina. Lo aveva visto miliardi di altre volte.
Il castano rimase senza parole, con la bocca spalancata a due palmi dal vetro. Non poteva credere Jeff si fosse portato dietro quel coltello per tutti quegli anni, senza mai cambiarlo. Aveva un valore affettivo per lui? Probabilmente sì.
Jeff annuì ancora. -È così-. Non aveva ancora staccato gli occhi da quell'oggetto, neppure adesso che l'agente lo aveva allontanato da lui per richiudere la valigetta.
-Molto Bene- disse l'agente Bothen. Cercò con le dita il tasto di chiusura, facendole scorrere sulla superficie di cuoio; lo trovò, ma proprio in quel momento notò un movimento strano da parte dell'interrogato. Alzò lo sguardo, e ciò che vide lo fece rabbrividire.
Jeff si era avvicinato, sporgendosi sul tavolo, per quanto gli fosse possibile; stava sorridendo in modo davvero raccapricciante, ed i suoi occhi brillavano di intensa e pura follia. I capelli dondolavano leggermente, e le catene ai suoi polsi tintinnavano. Poi, d'un tratto, iniziò a ridere; le sue spalle si muovevano in modo scattoso, ad assecondare quella risata isterica e malsana.
-Perché non mi restituisci il coltello, caro poliziotto?- disse, storgendo la testa di lato -Ne farò buon uso, lo prometto!-.
L'agente Bothen si alzò in piedi, fingendo di non aver alcun timore. -Stai indietro!- ordinò, spingendo Jeff per le spalle.
Quello fu un grosso errore. Liu, oltre il vetro, dovette assistere ad una scena raccapricciante.

Jeff e Liu - La nostra stella حيث تعيش القصص. اكتشف الآن