CAPITOLO NONO - parte 2

1.5K 173 4
                                    

Non appena Liu giunse alla centrale, trovò il capo con un caffè in mano. Sembrava piuttosto pensieroso; camminava avanti e indietro, con una mano piegata dietro alla schiena.
-Buongiorno capo- disse, facendo attenzione a non sbattere la porta d'ingresso.
-Oh, Liu- esordì lui come fosse sollevato della sua presenza. -Quel pazzo è di nuovo fuori controllo- aggiunse.
-Che vuol dire?- esclamò il castano, spalancando le palpebre.
-Non fa che ridere e minacciare di morte gli agenti che gli capitano a tiro-. L'uomo scosse la testa imbarazzato. -A me ha detto "vorrei piantati un bel coltello nello stomaco". Non ti nascondo che il suo comportamento inizia davvero a disturbarmi-.
Liu ascoltò tutto senza dire una sola parola, e restò in silenzio anche quando il capo ebbe finito di parlare.
Il suo sguardo era fisso nel vuoto, le labbra strette ed il viso tirato.
-Liu? Hai sentito quello che ho detto?- esclamò l'uomo, allibito.
-Sì.. Sì...- balbettò lui, recuperando il controllo -Ci penso io- aggiunse.
-Gli abbiamo dato dei calmati, e sembra che si sia tranquillizzato un pò. Ma più di questo che possiamo fare?-.
-Se non si calmerà, attenderò. Prima o poi torna a ragionare-.
Il capo poggiò il caffè sul bordo della finestra. -Come fai a dirlo?- chiese, grattandosi poi la barba incolta.
-Anche le altre volte è stato così. Alterna momenti coscienti a momenti deliranti-. Liu superò il capo con aria schiva, senza aggiungere altro.
-Stà attento!- gli gridò dietro l'uomo, mentre lo guardava allontanarsi con un velo di preoccupazione dipinta sul volto.
Il giovane agente raggiunse la stanza dei detenuti, e cercò la figura di Jeff dietro alle sbarre.
Passò davanti a tre celle vuote, poi ad una in cui un uomo dormiva disteso sul letto, un'altra vuota, ed infine raggiunse quella giusta.
Il killer era seduto con i gomiti puntati sulle ginocchia e la testa sollevata, a guardare fisso davanti a sé; non appena il fratello si fermò davanti all'ingresso della piccola cella, puntò i suoi occhi freddi sulla sua figura, allargando uno strano sorriso.
-Verrai condotto a breve nella stanza degli interrogatori. Dobbiamo riprendere da dove abbiamo lasciato- lo informò Liu, cercando di essere più freddo e distaccato possibile.
Il moro piegò leggermente la testa di lato e sorrise ancora, questa volta più malignamente; continuò a fissare il fratello anche quando lui si era già voltato di spalle per andarsene.
Liu salì le scale ed andò nel suo ufficio, per sbrigare qualche piccola faccenda al pc mentre attendeva che Jeff fosse nuovamente condotto in sala interrogatori.
Era un pò preoccupato, perché non sapeva per quanto tempo avrebbe resistito, in stanza con quello psicopatico; tuttavia, non c'era da escludere che in quello stato avrebbe parlato più facilmente.
Circa dieci minuti dopo qualcuno bussò alla sua porta. Liu distolse lo sguardo dallo schermo del computer, emettendo un breve lamento a causa della stanchezza che aggrediva la sua fronte. 
-Avanti-.
Entrò uno degli agenti più anziani. -Agente Woods, Jeff the Killer è pronto nella stanza degli interrogatori-.
-Va bene, grazie-.
Il giovane agente sistemò velocemente gli oggetti sulla scrivania, e si alzò. Lungo il corridoio incrociò gli sguardi di un paio di colleghi, che salutò con lievi cenni del capo. Giunto alla stanza degli interrogatori, trovò altri due agenti ad attenderlo.
Oltre il vetro, poteva scorgere la figura di Jeff, con la schiena inarcata ed il mento pochi centimetri sopra il tavolo.
-Faccia attenzione, agente- disse uno dei due colleghi -Non si avvicini mai troppo a lui-.
Liu inarcò un sopracciglio, poi abbassò lo sguardo. -Non preoccupatevi-.

Jeff e Liu - La nostra stella Where stories live. Discover now