CAPITOLO SETTIMO - parte 1

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Liu appoggiò i gomiti sul tavolo ed intrecciò nervosamente le dita, mentre prendeva una abbondante boccata d'aria.
Le sue ginocchia piegate sotto alla scrivania tremavano, e non riusciva a fare a meno di muoverle.
Alzò lo sguardo molto lentamente, con espressione seria, fino a che finalmente non incrociò quello del fratello.
Con voce ferma e piatta, disse, facendo appello a tutto il suo coraggio:
-Jeffrey Alan Woods, ventidue anni, artefice di oltre ottanta omicidi negli ultimi quattro anni-.
Il moro non disse nulla, ma con sguardo perso continuava ad osservare silenziosamente il fratello.
Liu appoggiò la schiena contro allo schienale della sedia, e puntò uno sguardo severo ed accusatorio dritto negli occhi del killer.
-Ti ho trovato, finalmente- esclamò, con voce ferma.
Jeff aprì lentamente la bocca. Stava per dire qualcosa, ma il giovane agente lo interruppe.
-Ci ho messo ben quattro anni a diventare un poliziotto degno del nome ed ho dovuto lavorare duro, ma ecco che finalmente ho raggiunto il mio scopo-.
Liu chiuse le mani in due stretti pugni, e continuò. -Sarò felice di darti ciò che meriti, per tutto il male che hai fatto-.
Voleva mostrarsi forte.
Doveva mostrarsi forte, più di quanto non fosse.
-Liu...- balbettò il killer, aggrottando la fronte.
-Non chiamarmi per nome!- gridò il castani. Sbatté violentemente le mani sul tavolo, e perse del tutto il controllo.
-Hai distrutto la mia vita, e quella di chissà quante altre persone! Sei un mostro immondo, meriti di marcire in carcere senza poter vedere mai più la luce del sole!-.
Il ragazzo iniziò a tremare, mentre con i palmi premuti sul tavolo continuava a gridare in faccia a Jeff. In un attimo si era ritrovato a sfogare tutta la rabbia che aveva accumulato.
-Mi hai portato via tutto, tutto! Tutto ciò che avevo mi è stato tolto da te, e sono felice di essere sopravvissuto solo per essere presente nel momento in cui sarà fatta giustizia!-.
Jeff era ancora immobile, con lo sguardo basso.
D'un tratto, però, qualcosa in lui cambiò.
Un largo sorriso si fece strada sulle sue guance, ed il suo sguardo tornò a brillare di follia. In un secondo, a Liu pareva di avere davanti a sé un'altra persona.
E questa, questa persona, faceva paura.
Si ritrasse, tornando a sedere sulla sua sedia, e guardò il killer. Adesso aveva i suoi occhi pungenti addosso.
Jeff tentò di alzare le mani, mettendo in tira le catene che lo ancoravano al tavolo, ed iniziò a ridere.
Una risata folle, maniacale, disumana. Rideva di gusto, sollevando la testa, e facendo dondolare i lunghi capelli corvini.
-Piantala di ridere!- gridò Liu con voce tremante. Il cuore batteva all'impazzata nel suo petto, ma non poteva mettere in mostra la sua debolezza.
Il killer non lo ascoltò affatto. Continuò a ridere, alzando ed abbassando le spalle con movimenti robotici, godendosi l'espressione spaventata che ora era dipinta sul volto del fratello.
-Smettila!- gridò ancora il giovane agente, esasperato.
A quel punto Jeff tacque all'improvviso, ma piegò la testa di lato e disse con una voce agghiacciante che non pareva neanche la sua: -Che c'è, Liu? Hai paura di me?-.
Il castano scosse la testa e strinse le mandibole, assumendo un'espressione fredda e severa.
-Affatto. Dovrebbe essere il contrario-. La sua voce, però, non era affatto convincente.
-Ah davvero?- disse ancora il killer.
-Piantala di parlare! Le domande quì le faccio io!-. Liu non reggeva più la tensione; sarebbe crollato da un momento all'altro, lo sentiva.
-Non sai quanto vorrei piantarti un coltello nello stomaco, adesso- esclamò ancora il killer, incurante delle parole dell'agente.
Riprese a ridere, strattonando le catene, che contro alla superficie dura del tavolo creavano un gran trambusto.
Il giovane agente sia alzò in piedi di scatto, e senza dire nulla si precipitò fuori dalla porta. Il panico aveva invaso la sua mente. Non poteva sopportare più quella voce orrenda, quella risata agghiacciante che sembrava trapassare le sue tempie come una pallottola.
Sbatté con forza la porta dietro di sé, e si lasciò scivolare con la schiena fino a sedersi a terra.

Jeff e Liu - La nostra stella Where stories live. Discover now