30. 21 Guns

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CAPITOLO 30

21 Guns*


Zayn

La neve di metà gennaio era quella che adoravo di più. Cadeva lenta, inesorabile, ricoprendo tutto, scendeva dai cieli fatti di smog, ma il suo bianco non veniva intaccato. La neve di New York era bianca come quella di ogni altro luogo ed era questa la sua magia: rimaneva sempre la stessa eppure era sempre diversa, nuova.

In quel periodo il bar era poco affollato, tutti gli studenti a preparare gli esami in biblioteche o aule studio fino a notte fonda. Non avevano tempo per una bevuta, per distrarsi. Questo andava a mio favore perché significava non affrontare Liam. Non che mi fossi pentito, non avevo la forza di pentirmi anche di quello, ma la solita sensazione di essere usato, di sentirmi colpevole e sporco dopo quello che gli avevo fatto, mi stava logorando. Tutto questo non era cambiato con il tempo, provavo sempre le stesse cose, mi sentivo sempre alla stessa maniera e faceva schifo, davvero tanto. Avevo abusato del sesso, ci avevo giocato facendo finta che andasse tutto bene quando invece andava tutto male. Liam di certo, con quelle espressioni così innocenti e allo stesso tempo passionali non aiutava, come non aiutava averlo assaggiato e per un momento averlo reso felice. Lui non pensava fosse un errore, lui si era lasciato andare completamente, si era fidato di me.

Aveva fatto male.

L'insana voglia di stringerlo troppo, di tenerlo fermo, di farlo godere come nessun altro aveva mai fatto, di tirargli i capelli e succhiargli le labbra, mordergli il collo e rinchiuderlo nella mia casa giorno e notte. Forse conoscerlo, perché aveva ragione lui quando diceva che sapevo poco e niente della sua vita. Ma a che pro fargli domande quando lui era entrato nel mio appartamento con solo una cosa in mente, un obbiettivo che la sua testa dura gli aveva detto di continuare a ricercare, fino alla meta?

Però poi si era quasi risentito. Avevo letto nei suoi occhi la voglia di toccarmi. Non potevo essere toccato, non da lui, non dopo essere così sporco da fare ribrezzo. Se chiudevo gli occhi, potevo ancora sentire le mani di Ben addosso, gli sguardi di chi ci osservava, di chi ci desiderava, delle persone senza volto che avevo toccato, con la mia bocca, con le mie mani.

No, Liam non poteva toccarmi, perlomeno non come avrei voluto io. Il sogno che avevo sempre avuto era essere sfiorato con gentilezza, rispettato, chiamato con parole dolci, desiderato per chi fossi, amato. E se avevo creduto che dormire abbracciato ad Harry ed essere toccato da lui mi sarebbe bastato, non era di certo così, perché il calore di un corpo che ti ama non può essere sostituito da uno che ti vuole bene. Questo mi era chiaro, chiarissimo.

Fantasticare su Liam però non aiutava. C'erano in lui particolari che mi facevano impazzire, come la sua faccia tosta, il suo temperamento, la sfida, l'odio, la passione dei suoi occhi, l'attrazione che il suo corpo aveva per il mio. Mi aveva perfino visto piangere, sapeva cose del mio passato che avrei voluto seppellire vive, ancora urlanti.

Scossi la testa svegliandomi dal mio torpore, quando Harry mi passò davanti con un occhio ancora più pesto di quello che gli avevo visto una settimana prima. Mi ero accorto che da quando aveva litigato con Louis, le cose per lui si stavano deteriorando. Lo bloccai, il locale quasi vuoto, sullo sfondo una partita di football e dei ragazzi della stessa confraternita di Liam e Louis a guardarla.

-Che hai fatto?-

Risposta veloce e sfuggente, di chi voleva nascondere una verità che io conoscevo fin troppo bene.

-Niente. Solo un pugno.-

Lo guardai negli occhi vedendo il vuoto. Desiderai picchiare Nick perché era lui la causa di quello che non vedevo più, lui quello che aveva destabilizzato Harry quando era felice con Louis, più felice di quanto lo avessi mai visto. Mi ero fatto da parte, perché vederlo sorridere, vederlo amare di nuovo, era assai gratificante, anche se doloroso sapere che non ero stato io ad aiutarlo. Ma era servito.

No Sound but the WindWhere stories live. Discover now