24. My Head Is A Jungle

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CAPITOLO 24

My Head is a Jungle*


Zayn

La fodera sgualcita del divano mi si era appiccicata alla faccia umida di saliva. I piedi intorpiditi, la schiena cigolante, le mani completamente addormentate, una appoggiata al pavimento, penzolante e fredda.

Il profumo del caffè di Ben nell'aria.

La sera prima avevo bevuto troppo, decisamente troppo, tra una canna e l'altra e quello era il risultato. Mi sollevai sul divano stropicciandomi gli occhi e passandomi una mano nei capelli. Lentamente osservai l'orologio: erano quasi le tre del pomeriggio, cosa che non mi sorprese più di tanto. La testa martellava così forte da rendermi impossibile anche pensare, figuriamoci ricordare quello che era successo la notte prima, tra musica e vizi che non ero riuscito a togliermi di dosso. Ero sicuro solo di una cosa ovvero che non avessi fatto sesso.

Questa scelta dipendeva dal fatto che il sesso non mi aveva che portato guai e stare senza per un po' non mi avrebbe di certo fatto così male. Erano altre le cose che dolevano, altre le pene da sopportare per non finire schiacciato.

Non sapevo nemmeno perché mi ostinavo a tenere Ben nella mia vita, ad aggrapparmi a lui in qualche maniera, quando lui mi avrebbe portato più a fondo.

-Ho fatto il caffè, sul tavolo ti ho preparato delle aspirine. Prendile e bevi tanta acqua, magari fatti una doccia, così starai meglio nell'arco di poche ore. Io ho il turno che inizia tra poco.-

Vestito con jeans e camicia, che lo fasciavano fin troppo bene, mi sembro normale.

Normale che si prendesse cura di me dopo avermi indotto a distruggermi.

Normale che mi preparasse il caffè, che mi sorridesse, che mi dimostrasse affetto.

Normale che quell'uomo adulto potesse tenerci a me, dimostrare amore.

Mi alzai, avvicinandomi al tavolo per prendere l'aspirina incrociando il suo sguardo. Quegli occhi dicevano molte cose, nascondevano molte cose, occhi dei quali un tempo non potevo fare a meno, occhi lussuriosi che mi avevano spinto sempre oltre la soglia di quello che potevo sopportare, mostrandomi fin dove il mio corpo potesse arrivare. Occhi che mi avevano deriso molte volte, chiamandomi ingenuo, ragazzino e anche puttana. Occhi che ora mi parvero non ardere più come un tempo.

-Grazie, non dovevi disturbarti tanto.-

La mia voce, strascicata più del solito, facevo fatica a riconoscerla. Si avvicinò a passo normale, parandosi davanti a me, le nostre teste troppo vicine. Perché lui possedeva ancora quel potere, mi ammaliava, mi annullava, mi schiacciava sotto lo sguardo pieno di pretese per poi dirmi che mi amava, comprandomi con qualche grammo. Sollevò la mano destra portandomi indietro i capelli schiacciati.

-Da quando sei tornato ho una gran voglia di baciarti, Zayn, e di ricordarti come eravamo io e te, insieme.-

Quella frase mi tentò e mi fece paura allo stesso tempo.

Mi discostai da lui nell'attimo esatto in cui terminò. Non volevo di nuovo Ben, non volevo rivivere tutto quando quello che mi passava per la testa erano solo ricordi negativi di lui, di quello che gli avevo concesso di farmi. Il mio viso si indurì.

-Non è una buona idea.-

Risposi seccamente dopo aver ingurgitato le pillole. Mi diressi a grandi falcate verso il divano, afferrando quello che di mio vi era sopra e uscii dall'appartamento sbattendo forte la porta.

No Sound but the WindOpowieści tętniące życiem. Odkryj je teraz