10. Because The Night

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Louis

L'unica cosa che mi era chiara, dopo circa tre ore tra aperitivi e cena, era che volevo disperatamente andarmene da quel posto che era poi casa mia. Non sentirmi a proprio agio insieme alla mia famiglia avrebbe dovuto farmi pensare ulteriormente a quella che volevo fosse la mia vita e le persone d'avere intorno, ma non era il momento giusto per una delle mie analisi dettagliate sui pro e i contro di essere un Tomlinson, non quando il posto dove volevo andare era a circa trenta minuti d'auto.

Quel sabato sera era trascorso lentamente, come quando si aspetta il proprio turno prima di dare un esame, come la fila al pronto soccorso: un'agonia interminabile e ansiolitica. Il senatore Clifford non aveva smesso un secondo di parlare della politica di Obama e di come le sue scelte avessero danneggiato le grandi imprese, come quella di mio padre e del signor Calder. Tra un bicchiere di bourbon e un sigaro rigorosamente cubano, i loro discorsi nauseabondi, di quelli che solo i ricchi potevano fare, di azioni di maggioranza, di vendere e di comprare al momento giusto, mi avevano fatto desiderare del cianuro. Quella sera mia madre, senza nessuna delle mie sorelline segregate insieme alla baby sitter in un'ala della casa, intratteneva le ospiti come meglio poteva, destreggiandosi non molto abilmente tra discorsi di moda e di cucina. La faccia di Eleanor poi era tutta un programma: a metà tra l'annoiato e il sarcastico con il suo iPhone in mano, non faceva che punzecchiarmi. Lei sapeva che volevo andarmene il prima possibile e sapeva anche il perché. Non era bastato l'avvenente figlio del senatore a distrarla, a distrarci oserei dire, perché per quanto fosse bello era noioso e saccente, come se lui e suo padre fossero i detentori della verità assoluta e della ricchezza degli Stati Uniti.

In cucina, mi attaccai alla bottiglia di vino più vicina che trovai. Era quasi mezzanotte e non c'era stato verso di riuscire ad evadere da quella prigione dorata.

-Immagina Harry allo Shiver, strusciarsi addosso a Zayn al ritmo di musica...-

-El se non la smetti subito ti giuro che vomito dentro la tua adorata Vuitton. Ok?-

Mi guardò da sotto le sue ciglia lunghissime, sorridendo e alzando leggermente le spalle. Poi prese un bicchiere di vino anche lei. Non c'era bisogno che mi ricordasse che Harry, dopo avermi baciato come nessuno prima di lui aveva mai fatto, mi aveva invitato ad uscire ed io avevo detto di essere impegnato. Che razza di stupido idiota cretino potevo essere a stare lì invece che allo Shiver? Perché immaginarlo avvinghiato a Zayn era quanto di più facile potessi fare, li avevo già visti con i miei occhi e me li sarei voluti cavare dalle orbite in quel momento.

-Pensi che tutto questo finirà mai Lou? Perché sono stanca, davvero stanca di queste messe in scena ad arte e delle nostre famiglie.-

El parlò con un soffio di voce, un coraggio di esprimere il proprio pensiero che le era sempre mancato, destinata a subire quello degli altri. Vidi sconforto in lei, quello che altre volte, preso dai miei problemi, non ero riuscito a notare nei suoi occhi nocciola. Anche lei era in trappola, un po' per nascondere me, un po' perché i suoi genitori erano asfissianti come i miei. Il fatto che la sua vita proseguisse tra shopping, party e bei ragazzi non perorava la sua causa di figlia modello. Allora le offrii un abbraccio, uno di quelli che si danno senza chiedere nulla in cambio e strinsi tra le braccia quella ragazza minuta che mi aveva salvato più volte, come se volessi ringraziarla per tutti i sacrifici, per le ore passate a consolarmi, per il semplice fatto che lei era l'unica che mi avesse mai capito, per essermi amica, nonostante tutto.

-Mi dispiace El, non sai quanto.-

Il suo momento di sconforto non durò più di una manciata di minuti. Lei non amava farsi vedere così, mai, tra noi due era lei quella forte che consolava me, non viceversa. Si staccò dal mio abbraccio, si aggiustò la camicetta di seta bianca posata elegantemente sui pantaloni neri eleganti e ravvivò i suoi capelli.

No Sound but the WindWhere stories live. Discover now