27. How To Save A Life

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CAPITOLO 27

How to save a life*


Louis

-Zayn ci sei? Ho detto che si è chiuso in bagno da un'ora. Avevo preparato l'idromassaggio, poi sono sceso. Non ero con lui e non lo so, impazzisco se non mi risponde.-

Dire che fossi in ansia era solamente un pallido eufemismo, perché ero molto più che in ansia, ero preoccupato, triste di saperlo lì da solo, di aver causato il danno, di non poter rimediare, di essere lasciato fuori. Harry doveva aprirmi, perché non mi apriva?La voce di Zayn risuonò più arrabbiata di ciò che mi aspettassi.

-Non hai pensato che Harry ha un problema con le vasche? Che non ci entra e non ne vede una da quando ha tentato il suicidio? Non ti ricordi la sua fobia per il sangue? Cazzo.-

Aveva ragione. Perché ero stato così stupido? Presi a calci la porta. Mi ricordavo della crisi di panico quella sera ad Halloween, del sangue e dei pugni che si era fatto dare, ma era tutto sbiadito per me, come se il mio Harry non fosse più quello, fosse cambiato, migliorato da allora.

-Ti prego Zayn aiutami, non so che fare.-

Fu dalla sua risposta che capii quanto conoscesse Harry e quanto non correre subito in suo aiuto fu doloroso per lui. Era il moro a salvarlo, era sempre stato lui.

-Harry ha una crisi. Tu devi stare tranquillo, hai fatto bene a lasciargli un po' di spazio. Adesso però devi tirarlo fuori di là prima che la sua mente gli faccia troppo male.-

-Non mi apre la porta!-

-Sfondala quella cazzo di porta, Louis! Poi parlagli.-

-Non so cosa dirgli, se poi faccio peggio? Se si è ferito? Se...-

-Louis, stai calmo. Harry ha bisogno di te, tu lo ami, troverai le parole adatte, saprai cosa dirgli non appena lo vedrai. Lui ha bisogno di te, delle tue di parole, non di quelle che potrei dirgli io. Quindi aiutalo, amalo...-

Apprezzai Zayn e il suo gesto, il volermi calmare, quasi confortare, ammettendo che Harry avesse bisogno di me e non di lui. Una realtà con la quale si era scontrato dolorosamente. Riagganciò dopo che la sua voce tremante si era spenta. Gli avevo già chiesto tanto, forse senza nemmeno diritti.

Corsi verso la porta. Lo chiamai altre volte, ma nessuna risposta, ancora silenzio, un tipo nuovo di silenzio, sconosciuto, di quelli brutti. Allora, preso dalla foga, urlai ad Harry di allontanarsi e presi a spallate il legno finché non lo sentii cedere. I muscoli indolenziti, la pelle escoriata.

Poi lo vidi, rannicchiato in un angolo.

Quello fece male, di un dolore particolare.

Compresi quanto alle volte l'amore potesse fare male.

Con la voglia di piangere tutte le lacrime del mondo, di stringerlo e farlo mio per sempre, immobili come una statua di marmo.


Harry

C'era freddo in quel posto. Saliva dal pavimento e mi si incollava alle ossa, alla schiena nuda, al corpo scoperto, pronto a subire l'attacco.

C'era buio in quella stanza. Solo una luce vicino allo specchio, tremolante, da sola ad affrontare l'oscurità. Forse era meglio che non vedessi. Forse aveva paura come me.

C'era silenzio in quel bagno. Le pareti larghe che rendevano l'acustica diversa dal solito. Rimbombava quel silenzio nelle orecchie, nella testa, sbattendo anche sui miei di muri, quelli che colpo dopo colpo erano caduti, si erano sgretolati, divorati dal bianco delle pareti e delle mattonelle.

No Sound but the WindWhere stories live. Discover now