16.

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Sentii la voce di Kovu ancor prima di vederlo coi miei stessi occhi.

Era seduto a terra, nella stanza di una persona che non conoscevo, una donna dai lunghi capelli rossi e la pelle dorata, gli occhi scuri come inchiostro e le labbra color del sangue, di una bellezza rara quanto inquietante.

Non bussai, nonostante la porta fosse socchiusa al punto giusto per farmi vedere entrambi, seduti l'uno avanti all'altra, occhi negli occhi.

Kovu mi dava le spalle e aveva la testa bassa ma ero certa fosse lui.

Riconobbi i capelli scuri che avevo stretto tra le dita in un momento di pura follia, le lunghe dita che avevano afferrato il mio corpo, la schiena ripiegata in avanti come nel momento in cui le nostre labbra si erano toccate, il suo corpo così vicino al mio che, al sol pensiero, mi sentii arrossire.

«Parlami di lei», disse la voce femminile, dolce e al tempo stesso sensuale.

«Leticia, ma di cosa stai parlando?», Kovu alzò per un attimo la testa e fui certo che la stesse guardando dritta negli occhi con fare falsamente confuso.

Riconoscevo ogni movimento del suo corpo, nonostante l'avessi esplorato così poco ed in così poco tempo, ma riuscivo ad avvertire quasi quanto la sua mente stesse tentando di scacciare il pensiero che aveva di me.

«Oh, dai! Sappiamo entrambi di chi sto parlando!», la donna, Leticia, si mise in piedi e quel gesto così improvviso mi fece sussultare.

Non avrei dovuto essere lì, eppure avevo bisogno di capire.

Giusto lì davanti mi avrebbero scoperta, così decisi di mettermi dal lato opposto al mio, contro la parete, sforzando al massimo la mia vista per riuscire a vederli ancora; fortunatamente, non molto lontano da loro, vi era un enorme specchio il quale rifletteva le loro immagini al meglio, facendogli sembrare più vicini di quanto paressero quando ero giusto davanti alla porta.

«Avanti, so per certo che c'è una donna di mezzo! Riconosco quello sguardo da cucciolo smarrito, come se il mondo ce l'avesse con te, o come se il cielo fosse azzurro e solo su di te incombesse una tempesta!», Leticia ridacchio e incrociò le gambe, dondolando un po' su sé stessa con fare da bambina, «E poi odori di sesso come un cane in calore! Non puoi tenermi nascosto un segreto simile e lo sai!», quella sorta di mezza battuta mi fece arrossire più del dovuto e dovetti coprirmi la bocca per nascondere un risolino nervoso.

«Parlami di lei, com'è? E la sua risata? Ha dei bei capelli?», quel tartassarlo di domande mi rese più consapevole della mia posizione. Era davvero giusto ascoltare quella conversazione? E se avessi saputo qualcosa che non mi sarebbe piaciuto sapere? E se non stesse parlando di me come in realtà capii di desiderare?

Aspettai nervosamente la risposta di Kovu che fu anticipata da un sonoro sospiro.

«Lei è... bellissima», sussurrò e lo sentii quasi ridere, «la sua risata, il suo sorriso è», sospirò, come per trovare le parole, «qualcosa di unico, di.. di magico quasi», infilò una mano tra i capelli, rigirandoli nervosamente tra le dita.

«Ah-Ah!», esultò la donna facendosi più vicina, con il passo felpato di un felino a caccia.

Guardò l'espressione di Kovu e improvvisamente anche il suo viso cambiò.

Sembrò improvvisamente rattristata, seria.

I suoi occhi scuri lo scrutavano attentamente, come se potesse leggere attraverso quelli verde pallido di Kovu. Avrei pagato oro solo per poter vedere meglio la sua immagine e poterlo stringere a me ancora una volta per rasserenarlo.

The white knightWhere stories live. Discover now