13.

1.8K 128 5
                                    

13.

La terra era bianca e immobile all'inizio.

Davanti a me una lunga distesa di alberi alti e neri che parevano allungare i rami fino al cielo come per chiedere un perdono divino che non sarebbe mai arrivato.

La terra era bianca e fredda sotto i miei piedi nudi ma non più ferma: il suono di possenti passi fece tremare la terra, alzando pietruzze foglie cadute.

Grida acute e rapide mi obbligarono ad alzare lo sguardo verso il cielo e lì, a risplendere nel bagliore del giorno, trovai High eppure non sembrava lui.

Mi scrutava dall'alto, gli artigli rivolti verso di me, come se volesse attaccarmi, rimase in volo all'altezza del sole tanto che, all'improvviso, fui costretta a distogliere lo sguardo e pensai che forse era proprio quello che lui voleva fin dall'inizio.

Con la voce stridula indicò qualcosa e riprese a vorticare nell'aria.

Il bosco davanti a me era buio, i tronchi neri sembravano punti confortevoli da guardare per i miei poveri occhi accecati dal sole.

Dal cuore del bosco un forte vento mi travolse facendomi notare ciò che portavo sulle spalle: un lungo mantello color cuoio su cui vi era stampato un disegno che avevo, oramai, imparato a conoscere: la mano racchiusa in un anello dorato ma con uno sfondo diverso dal solito stemma reale, come una tempesta o .

Il disegno sul pugnale di mio padre, pensai sfilandomelo di dosso e accorgendomi, troppo tardi, di non indossare nient'altro.

Di nuovo dei passi fecero tremare la terra, questa volta più vicini e pesanti, facendomi perdere per un momento l'equilibrio e rischiando quasi di farmi cadere rovinosamente a terra.

High urlò un avvertimento, puntando nuovamente gli artigli nella mia direzione, facendo versi spaventosi, urla di battaglie dall'esito inimmaginabile.

E poi, finalmente, arrivarono, i giganti del bosco: una serie di figure bianche stagliarono l'oscurità degli alberi, muovendosi fino a formare un cerchio intorno a me, lasciando uno spazio abbastanza grande per entrare nel cuore stesso dell'oscurità in cui si erano nascosti fino a quel momento.

La luce del Sole illuminò quegli spettri, mostrando il folto pelo bianco, gli occhi dorati, le zanne e le possenti zampe che sfioravano il terreno.

Lupi, mi dissi osservando ognuno di loro, uno dopo l'altro, sentendo, però, una strana sensazione nello stomaco, come se il peggio non fosse ancora passato.

High continuava a volteggiare nel cielo, venendo sempre più vicino a me, questa volta, però, con l'aria di chi avrebbe difeso i suoi interessi fino alla fine, malgrado ogni difficoltà.

La terra tremò nuovamente, la scossa fu così potente da farmi cadere a terra, in ginocchio.

I lupi, evanescenti come spettri, alzarono il capo e iniziarono ad ululare una canzone lenta e malinconica, e non più un canto di guerra, simile alle vecchie ninne nanne che mio padre era solito cantarmi nelle mie notti insonni.

Era una sorta di deja-vu, la sensazione di aver già vissuto quella scena ma da un altro punto di vista; avrei voluto muovermi, scappare, ma sapevo già quanto la cosa fosse impossibile.

Il gigante, un grande lupo bianco dagli occhi color del sangue, occupò l'ultimo spazio rimasto, sovrastandomi con i suoi metri d'altezza.

Era di una bellezza particolare ed insolita, era libero e letale come solo un lupo poteva essere.

The white knightTahanan ng mga kuwento. Tumuklas ngayon