All I know since yesterday is everything has changed

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La luce del mattino filtrò dolcemente tra le tende illuminando il letto matrimoniale di casa Tomlinson lì a Kennington. Mai quel letto era stato così pieno come quella notte.
Quella notte tutti i tasselli erano stati fermi ed incollati da tutto quel calore al proprio posto.
Quando Harry Styles riaprì gli occhi dopo aver dormito un'intera notte con il battito cardiaco di Louis a cullare il suo sonno e trovò solo Nala, ancora teneramente addormentata in quel letto, si tirò su velocemente e si strofinò gli occhi.
Erano anni che non era una sveglia a strapparlo dal mondo dei sogni.
Si guardò intorno e non vide traccia del suo uomo. Mise i piedi a terra e con calma si alzò facendo meno rumore possibile. Prima di uscire dalla camera tirò le coperte sopra le spalle di Nala e ascoltò un po' il suo respiro. Non l'aveva mai sentito così calmo e definito e quell'espressione beata sul viso gli scaldò il cuore; quella giornata cominciava decisamente bene.
Louis Tomlinson non seppe mai dove, quella mattina, avesse trovato la forza di abbandonare quel letto finalmente pieno di tutta la sua vita, per correre in bagno senza essere visto.
Perché questo voleva, Louis non voleva essere guardato, non troppo, non ancora, non da Harry.
Quella sensazione di vergogna per ciò che la sua cicatrice rappresentava l'aveva quasi soffocato lì in quel letto, anche se stretto ad Harry, aveva sentito di essere pronto ad impazzire del tutto.
Si era alzato lentamente per non svegliare nessuno dei due ed era corso in bagno, intenzionato a farsi trovare pronto e vestito una volta che si fossero svegliati.
Si spogliò davanti allo specchio lasciando cadere per primi i pantaloni della tuta.
Abbassando lo sguardo sfilò lentamente la maglia nera che usava per dormire e come ogni mattina si ritrovò ad osservare il suo riflesso che da un anno a quella parte non era più come prima.
La cicatrice sulla spalla destra era sempre lì a ricordargli tutto ciò che aveva perso e non era più.
Louis odiava quel piccolo pezzo di pelle per il semplice fatto che lo rendeva debole, ai suoi occhi. Risalverebbe la vita di Nala un infinito numero di volte se ce ne fosse bisogno, perché se quel giorno Nala fosse morta anche lui lo sarebbe stato definitivamente, non sarebbe riuscito a tenere a galla lui e Harry, si era chiesto svariate volte dove sarebbe finito se le cose fossero andate in maniera diversa. Che fine avrebbe fatto quell'ospedale se lui non fosse tornato a Londra, che cosa ne sarebbe stato di Harry? Dove sarebbero andati a finire loro due e la gente di Wenchi?.
Louis si sarebbe procurato quella cicatrice altre mille volte,sì, ma semplicemente non poteva sopportare di vedere tutto ciò che era stato sfumarsi in una tonalità più chiara della sua pelle, liscia in un modo malato e repellente.
Provava vergogna, quella fu una delle poche volte in cui ne provò così tanta in tutta la sua vita. Provava addirittura vergogna di essersi ridotto a nascondersi, troppo codardo per mostrarla ancora una volta ad Harry. Talmente codardo e incredibilmente insicuro - cosa che Louis non era mai stato - da credere che nella mente di Harry il ricordo del vecchio Louis avrebbe potuto bettere e cancellare la realtà di quello nuovo, quello col braccio difettoso tanto quanto la sua testa in quei momenti. Nei momenti in cui ancora sentiva il rombo in lontananza di una jeep e il suono sordo di uno sparo, in quei momenti rivedeva Kenan tendergli la mano e sorridere, un paradosso.
Louis era stanco, stanco di essere compatito e di essere guardato con compassione, stanco perfino delle persone che lo additavano come eroe. Lui non era un eroe.
Qualsiasi padre avrebbe salvato la vita di sua figlia, perché sì, Nala era diventata sua figlia nell'esatto momento in cui Louis era riuscito quasi a vedere la sua morte.
Era stanco di avere paura di qualsiasi rumore troppo forte, stanco di sentire in seguito il cuore correre e quasi sfondargli lo sterno, stanco di sudare freddo.
Louis era stanco di essere lontano dalla sua vera casa che non sarebbe mai potuta essere lì a Londra, sarebbe sempre stata a Wenchi, tra la terra e le radure, tra le urla e i sorrisi, tra il sangue e le lacrime, tra una vita interrotta e una salvata. Louis sarebbe sempre stato lì, aveva dato e messo la sua vita in quel posto.
Si accorse di star stringendo forte i pugni e guardando in cagnesco lo specchio nel momento in cui "Lou" la voce di Harry lo riportò alla realtà.
Si voltò di scatto verso il riccio sentendo gli occhi lucidi. In un riflesso quasi incondizionato si pulì il viso comunque asciutto e s'infilò nuovamente la maglietta sotto uno sguardo stranito del minore.
"Pensavo mi aspettassi per una doccia" Harry sorrise entrando, cercando di non far caso a quanto gli occhi di Louis fossero spalancati e lucidi.
Si avvicinò al maggiore e, quando provò a sfilargli la maglietta, le mani di Louis lo fermarono sospirando. Il castano perse lo sguardo sulle dita fine e lunghe, sulla differenza del colore delle loro pelli e della dimensione delle loro mani.
Harry continuò a guardare il viso abbassato di Louis e "Che succede?" chiese a bassa voce "Perché non mi hai aspettato?" continuò sorridendo lievemente, leggermente in imbarazzo.
Le guance imporporate nella paura di un rifiuto da parte del suo uomo, mille pensieri ad affollare quella testa che non riusciva mai a spegnersi un attimo "Non mi volevi?" chiese titubante.
Louis sgranò gli occhi. In quale universo avrebbe potuto rifiutare il suo Harry? Con quale coraggio?
"Tutto il contrario" sussurrò il maggiore allontanandosi e "Sono io che non voglio tu debba sopportare la vista del mio corpo sfregiato" disse quasi sorridendo, come a voler accantonare quell'argomento ancora una volta.
Così quei pensieri che avevano popolato la testa di Harry per tutta la notte dopo il crollo del maggiore nella vasca tornarono prepotenti ai suoi occhi: non si era sbagliato, qualcosa in Louis non andava, e non era nel suo corpo, non era qualcosa che un intervento o qualsiasi altra cosa avrebbero potuto curare. La ferità più grande di Louis era invisibile e ancora tremendamente aperta e solo una persona sarebbe stata capace di ricucirla e di curarla: Harry.
"Sfregiato" ripeté Harry tra i denti "Louis, che diamine stai dicendo?" si allontanò per poterlo guardare meglio.
"Qualcosa che tu non puoi capire" il maggiore scosse la testa.
Harry sentì arrivare quelle parole come dei pugni dritti alla bocca dello stomaco, sentì il fiato mancare. Lui non capiva, non avrebbe mai capito, forse.
"Aiutami a capire" sussurrò con voce flebile e spaventata.
"Non mi seguirai in questa merda, è chiaro?" tuonò autoritario Louis.
Harry a quel punto si scurì in viso, gli occhi si fecero liquidi e le labbra si stesero in una linea dritta.
"Io ti seguirei dritto fino all'inferno se servisse a salvarti, Louis. Anch'io mi sarei preso una pallottola per te. Smettila di trattarmi come il ragazzino che ero quando mi hai incontrato" disse scuotendo la testa, la voce quasi incredula "Sono molto più di lui adesso, sono forte e posso esserlo per entrambi, come lo sei stato tu, ti prego" continuò riavvicinandosi.
Louis fece un passo indietro e bastò quel gesto a fargli tremare le gambe: Louis lo stava chiudendo fuori.
"Non ti azzardare a chiudermi fuori, Louis!" esclamò il riccio, lo sguardo spaventato.
Louis indietreggiò ancora fino a finire con le spalle contro il muro, inchiodato.
Harry si avvicinò piano, gli occhi completamente pieni di lacrime, aspettavano solo di potersi svuotare lungo le guance e morire nell'assenza di fossette.
"Sei perfetto Lou" asserì il minore avvicinandosi e riafferrando la maglietta. Louis se la lasciò sfilare come ammaliato da quegli smeraldi e, quando la cicatrice fu sotto gli occhi di Harry, si sentì vulnerabile, ebbe paura e la coprì con una mano. Harry afferrò quel polso e lo carezzò, senza muoverlo, lo carezzò e basta.
"Ti conosco Louis" asserì a bassa voce "Ti conosco così bene da sapere che ti riprenderai tutto ciò che avevi e anche di più, lo capisco" concluse.
"No" ribatté il maggiore "Tu non capisci. Tu non hai preso a pugni uno specchio per la paura, tu non hai perso niente, sei qui a Londra solo a causa mia quando so che vorresti essere lì, come mi dovrebbe far sentire questo?" chiese con voce strozzata "Bene?" esclamò spostando il polso e scoprendo quel piccolo rettangolino di pelle.
"Io voglio essere dove sei tu. Lì o qui, non importa più ormai" sussurrò il riccio con le lacrime che cominciarono a tempestargli il volto "Vorrei che tu riuscissi a ribaltare la situazione, vorrei che tu potessi essere al posto mio. Tu mi ameresti in tutti i modi, Louis, io lo so, lo vedo, lo sento. Tu mi ami nonostante io ti abbia lasciato qui a sfondarti una mano" continuò riafferrando il polso dell'uomo e sbattendo sotto ai suoi occhi chiari l'evidente cicatrice dei punti sulle nocche.
"Credi che io stessi bene? Credi che io stia bene a guardarti mentre mi scivoli via?" chiese serrando i denti "Ma soprattutto" alzò la voce "Credi davvero che ti lascerò spegnerti in questo modo? Allora non mi conosci, Louis. Allora non sai quanto in realtà io ti ami, più di quanto saprò mai esprimere, più di quanto avrei mai potuto immaginare. Tanto che, se solo potessi tornare indietro nel tempo, quella pallottola lotterei per prenderla al tuo posto, ti amo in questo modo Louis, ed è la cosa più bella che mi sia mai successa. Tu e Nala lo siete, il mio mondo inizia in lei e finisce in te, mi capisci?" gli chiese stremato. Riprese fiato e poggiò il viso sulla spalla destra del maggiore, anche essendo più alto, baciò la cicatrice e la bagnò delle sue lacrime per poi "Non posso cambiare ciò che è stato, Lou" dire "Ma posso prometterti che il nostro futuro scaccerà via ogni demone. Hai me, hai Nala, siamo qui per non andare mai più via" concluse abbracciandolo e stringendosi forte contro il petto nudo di Louis.
Harry quasi sussultò quando sentì le dita dell'uomo carezzargli i ricci e "Scusa" sussurrare flebile.
Il minore alzò il viso e catturò quello di Louis tra le sue mani prima di "Scusa tu, scusa".
Fu in quel momento che il verde degli occhi di Harry si perse nel mare degli occhi di Louis, vi annegò e, invece di provare paura, provò sollievo. Harry capì in quell'istante che casa sua non era Londra, non era Wenchi. Casa sua erano gli occhi di Louis.
Lo riscoprì altre decine di volte mentre pochi minuti dopo l'acqua calda scendeva lenta lungo i loro corpi nudi incastrati come il più semplice dei puzzle, perché che si appartenessero era ovvio, chiaro e trasparente come il sole di Wenchi.
Era l'inizio di una nuova vita insieme. Dopo un anno Louis tornò a sentirsi al sicuro con Harry e Nala al suo fianco, si sentì nuovamente parte di qualcosa, qualcosa di bello, qualcosa di caldo, qualcosa che somigliava in un modo mozzafiato a una famiglia.
Quello fu lo stesso giorno in cui Shirley trovò la sua strada dentro il cestino della spazzatura. Chiese a Nala di buttarla e il suo cuore quasi non esplose quando quella bambina gli sorrise radiosa.

I Was HereWhere stories live. Discover now