Capitolo 24

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Per chi non riesce a leggerlo

Mi girai e rigirai nel letto ma il sonno non venne. Le discussioni avvenute, durante il giorno, mi colpirono profondamente. Distrussi un matrimonio, anche se quello di una strega, delusi Liam, per non avergli detto della mia "relazione" con Harry, Simon e Paul, sicuramente, mi consideravano una troia e Taylor mi odiava ancora di più. Troppe cose, in un solo giorno, che scombussoleranno il mondo. Alle volte pensai Io sono una mamma, i miei figli hanno una mamma, ma io? Io non ho mai avuto una mamma, non so come ci si sente ad essere una figlia. Vissi in un orfanotrofio per tutto il tempo, fino ai diciassette anni, quando decisi di andare a vivere con Harry, furono momenti bellissimi, quelli che passai lì, e non me ne pentii, ma la voglia di avere qualcuno che ti ami, che ti tratti come una figlia e che puoi chiamare "mamma" o "papà", mi assalii. Quando giocai al parco giochi, vicino all'orfanotrofio, vidi i bambini giocare con i loro genitori, sorridevano, ridevano e piangevano perché non volevano andarsene, volevano restare a giocare. Avrei dato di tutto, pur di vivere con due genitori, anche se solo per un'ora. Volevo sentire l'amore di due genitori dal vivo. Volevo essere amata.
Il sonno continuò a non venire, così mi alzai dal letto e, dopo aver controllato i bambini dormire, scesi le scale. Accesi la luce della cucina, guardai l'orologio e notai che erano le una di notte. Mi presi una vaschetta di gelato al cioccolato che in giornate, come quella passata, era molto utile per smaltire la rabbia oppure lo stress. Mi sedetti sul divano, accesi la tv e cominciai a mangiare. Passò un quarto d'ora quando sentii il campanello suonare, mi chiesi chi fosse a quell'ora, così mi alzai e andai ad aprire.

-Hey- Harry era completamente bagnato, non mi accorsi che fuori pioveva a dirotto e mi preoccupai per Napoleone. Così, senza dire niente, andai ad aprire la porta finestra, chiamai il cane e lo feci entrare. Lui, per abitudine, corse di sopra, nella camera di Lily c'era un tappeto, in cui lui era solito dormire. Ritornai da Harry, che era già entrato e si era tolto le scarpe.

-Hey...ehm...che sorpresa!- ed era vero, non mi aspettavo una sua visita alle una della mattina.

-Sì...ecco...volevo sapere come stai- disse.

-Io sto bene...è tutto tranquillo- ridacchiai.

-Perfetto- disse e sorrise.

-Vado a prenderti la tuta che lasci qui, così ti cambi...oppure preferisci prenderti un raffreddore?- ridemmo.

-No...ehm...va bene la tuta, ma la vado a mettere di sopra, così ti lascio i vestiti bagnati dentro il lavandino- disse, mi diede un bacio sulla guancia e andò di sopra. Rimasi lì a fissarlo, finché non sparì completamente al piano di sopra. Era così dannatamente sexy con quei pantaloni e la camicia semiaperta. Perché deve esistere una persona del genere? Quella non è una persona, quello è un essere sovrannaturale che fa finta di essere una persona normale...ed è il padre dei miei figli pensai. Mi risedetti sul divano, ripresi il barattolo di gelato e continuai a guardare il programma televisivo di prima. Harry ricomparve, con indosso la tuta, si sedette sul divano e cominciò a guardare la televisione anche lui.

-Sai- cominciò a parlare e io mi voltai verso di lui - non volevo dirlo davanti a tutti ma, sono contento di avere questo bambino...sono davvero l'uomo più felice di questo mondo- sorrisi e mi avvicinai per dargli un bacio sulla guancia. Lui mi attirò a sé, mise un braccio intorno alle mie spalle e misi la testa nell'incavo del suo collo, beandomi del suo profumo e dei suoi baci sulla mia testa. Solo così riuscii finalmente ad addormentarmi.

*
Nella mattinata, dopo aver fatto colazione, mi vestii velocemente, salutai Simon e Lily, che rimasero con Harry, e uscii di casa con Kevin in braccio. Lo misi nello seggiolino, che tenevo nei sedili posteriori, e mi assicurai che le cinture fossero ben salde. Entrai in macchina, accesi il motore e mi diressi dall'unica persona che, ormai, erano quasi cinque anni che non vedevo. Mio padre. Il reverendo Peter. Lui fu l'unica persona che mi dette tutto l'amore di un genitore, forse perché era prete, ma non m'importava. Lui era il mio unico genitore. Arrivai davanti alla famosa chiesa, in cui lui mi trovò. Lì nacque tutto. Lì cominciò la mia vita. Uscii dalla macchina, presi il passeggino dal portabagagli e, dopo averlo sistemato, presi Kevin e lo sistemai all'interno, per fortuna dormì e sembrò un vero angelo. M'incamminai verso le porte, le aprii, con una leggera spinta, portai il passeggino all'interno della chiesa e mi accorsi che mio padre stava sistemando i libri delle preghiere sulle panche. Sorrisi ripensando ad un meraviglioso ricordo che mi assalii.

-Ricordo quando ero bambina- parlai e la mia voce si sparse per tutta la chiesa. Mio padre si voltò verso di me, all'inizio restò sorpreso ma poi sorrise -avevo otto anni quando mi insegnasti a mettere, bene, i libri delle preghiere, sulle panche. Dicevi che le anziane signore si sarebbero arrabbiate, se non li mettevo bene- ridemmo entrambi.

-E io ricordo che non sapevi metterli bene, così chiamavi gli altri bambini e li facevi mettere bene a loro- risi. Andai verso di lui, spingendo il passeggino e, quando fui a pochi metri di distanza, lo lasciai per poi fiondarmi tra le braccia del mio vero e unico padre.

-Mi sei mancato papà- dissi sentendo le lacrime accumularsi negli occhi.

-Anche tu tesoro, mi sei mancata...tantissimo- mi strinse forte, mi godetti il suo abbraccio e respirai il suo profumo di candele che emanava la veste nera che indossava -allora- sciogliemmo l'abbraccio e sorridemmo -che cosa hai fatto tutto questo tempo?- chiese e mi portò una ciocca di capelli dietro l'orecchio. Ricordai quando mi faceva le trecce, era molto bravo e le nostre istruttrici si meravigliavano ogni volta.

-Beh- sospirai -ho conosciuto una persona straordinaria che-

-Sì ho letto i giornali...Harry Styles, bel colpo!- ironizzò e mi fece l'occhiolino. Lo guardai stupita e sorrisi.

-Non pensavo fossi una persona da gossip e internet- risi.

-Hey! Sono un prete, non un vagabondo!...e comunque, ogni uomo ha il suo lato nascosto- rise anche lui.

-Okay- continuai a ridere, finché non continuai a parlare -comunque...Harry, anche se non stiamo più insieme, è un padre fantastico, mi ha donato tre figli fantastici...ho una bambina, si chiama Lily e ha tre anni, poi ci sono Simon e Kevin che abbiamo adottato definitivamente qualche giorno fa. Simon ha compiuto sei anni ieri e Kevin ha quasi sei mesi. Sono felice, anche se non completamente- spiegai.

-Cosa ti manca?- prese le mie mani tra le sue e le accarezzò.

-Mi manca l'amore, papà...Harry deve...anzi...doveva sposarsi, con un'altra donna e questo mi fa stare male perché io lo amo ancora- gli occhi pizzicarono ed erano pronti a lacrimare.

-Perché hai detto "doveva"?- chiese confuso.

-Sono incinta...e il padre è lui- dissi-

-Erin, tu meriti di essere felice, anzi, entrambi, tu ed Harry, meritate di essere felici. Lui si trova bene con quella donna? Bene, ha trovato la sua felicità...ma ricorda, la sua felicità sono anche i suoi figli che tu gli hai donato...anche tu devi trovare la tua felicità, piccola mia...e stai tranquilla, che li ci sarà sempre per te e per i tuoi, anzi, vostri figli- le lacrime scesero lungo le mie guance, commossa dalle parole di mio padre e le asciugai con i palmi delle mani.

-Io non so se posso farcela...la mia felicità è lui stesso...sono solo lui e i miei figli-

-C'è un modo per poter trovare la felicità...ma ti costerà molto, tesoro- mi accarezzò la guancia e mi asciugò alcune lacrime.

-E quale sarebbe?- chiesi.

-Devi lasciarlo andare-

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