1. Mia

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Siamo nel viaggio per andare a casa di Simo, a Londra.

Siamo stati per mezz'ora ad abbracciarci e baciarci. Rivederlo è stata una cosa a dir poco stupenda.

Mi mancava tutto di lui. Il suo sorriso, i suoi occhi, i suoi lineamenti, il suo modo di parlarmi, il suo 'ti amo' che avvolte lo dice in un sussurro mentre crede che io dormo, i suoi baci, le sue carezze, le nostre litigate per gelosia. Mi è mancato tantissimo, lo amo, credo sia normale.

Dopo circa un'ora ci fermammo di fronte ad una casa.

Simo spegne il motore dell'auto, si volta verso di me e sorride.

"Perché mi guardi così?! Ho qualcosa in faccia?" Domandai toccandomi la faccia da tutte le parti.

"No... È solo che mi ci devo ancora abituare a vederti qua.." Disse per poi avvicinarsi e darmi un bacio a stampo sulle labbra.

"Ti amo" sussurra a qualche centimetro dalle mie labbra.

"Ti amo anch'io" risposi, mi diede un altro bacio, ma questa folta si fermò di più.

Uscimmo dalla macchina, prese la valigia ed entrammo nella casa.

"Non ho preparato nulla per pranzo... Ti va una pizza?" Domandò.

"Certo" risposi.

Prese il telefono, chiamò la pizzeria e ordinò le nostre pizze. Mi mostrò dove avrei dormito, cioè in camera sua con lui, mi fece un po' di spazio nell'armadio per riuscire a mettere anche i miei vestiti.

Ci stavano alla perfezione, non avevamo tanti vestiti. O forse credo che non avevamo molti vestiti solo perché l'armadio è una cosa gigante.

"Perché non mi hai detto quando ti eri svegliata?" Domandò.

"Perché avevo deciso di venire qua a farti una sorpresa. Anche se credevo non mi volessi più" risposi.

"Ehy! Io ti voglio, e ti vorrò sempre. Ero io quello che lo pensava" disse, sorrisi e lui ricambiò. Ci demmo un bacio a stampo e poi chiese "che hanno detto i tuoi che volevi venire qua?"

"Non ci ho parlato più con i miei. E quando lo hanno scoperto mi hanno detto che mi avrebbero pagato loro il biglietto" risposi.

"Come non ci parli più?! Questo è solo per colpa mia!" Disse sedendosi sul divano e mettendosi la testa fra le mani.

Mi avvicinai a lui, gli tolsi le mani e mi misi a cavalcioni su di lui.

"Amore, non è colpa tua. Io non gli ho più voluto parlare per il fatto che ti hanno fatto allontanare da me e che non hanno voluto nemmeno che sapessi come stavo, queste cose le so da Sam, e grazie a lei che hai saputo se continuavo a stare nello stesso modo, se peggioravo o se miglioravo. Non è colpa tua" dissi per tranquillizzarlo, ma era anche la verità, non era colpa sua.

"Invece è colpa mia. Io dovevo continuare a gustare la strada, se non distoglievo lo sguardo tu non saresti mai andata in coma e i tuoi genitori non mi avrebbero 'cacciato'!" Disse guardandomi negli occhi "È solo colpa mia! Mi dispiace!" Abbassò la testa.

Gli presi il volto tra le mani e dissi "Amore, finiscila! Non è colpa tua! È stato un incidente! È quello che ci è venuto addosso che ha la colpa! Era passato sul rosso... Quindi ora smettila di dare tutta la colpa a te, perché non è così. Chiaro?" Dissi guardandolo negli occhi.

Annuì, rimase fermo qualche istante poi mise le sue mani sul mio sedere e mi avvicinò di più a lui e sorrise dicendo "Aspetta... Non credo sia molto chiaro".

Sorrisi a quell'affermazione, sapevo dove voleva arrivare. Mi avvicinai lentamente a lui facendo sfiorare le nostre labbra.

"Così però mi fai impazzire" disse dopo qualche secondo di quella 'tortura'.

Sentii il suono del campanello, quindi gli diedi un bacio a stampo e dissi "È arrivata la pizza!" Per poi alzarmi, prendere i soldi che aveva messo sul tavolino del soggiorno e andai ad aprire la porta.

Davanti mi ritrovai l'addetto alle consegne delle pizze, preso le pizze e gli porsi i soldi. Quel ragazzo avrà avuto circa due anni in più di me.

"Sai, hai degli occhi bellissimi" disse sorridendo.

"Si, si, grazie. Ma lei è fidanzata. Ciao!" Disse Simone chiudendogli la porta in faccia "Tu mi devi ancora una cosa" disse sorridendo.

"Ah, si?!" Feci finta di non sapere di cosa stesse parlando, andai in cucina, seguita da lui, e posai le pizze sul tavolo.

Mi fece voltare verso di lui, eravamo a pochi centimetri di distanza.

"Non far finta di nulla. So benissimo che sai di quello che sto parlando." Disse.

"È questo quello che vuoi?" Domandai per poi togliere quella poca distanza che c'era tra di noi per far iniziare una danza tra le nostre labbra.

Mi prese in braccio e mi fece sedere sul tavolo continuando il bacio.

"Oh, si. Era proprio questo che intendevo" disse per poi tornare in quella danza.

Ti amerò per sempreWhere stories live. Discover now