Cap 34

4K 445 5
                                    

-Allarme!-
Mi giro inorridita verso il soldato che ha gridato, e che ora ci fissa inorridito con il dito puntato, a bocca aperta.
Mi si stringe un poco il cuore. È un ragazzino. La divisa, troppo grande, ballonzola contro il suo corpo magro. È di sicuro più piccolo di me.
Alexander sembra non notare la sua età;  si lancia avanti a spada tesa, mirando al cuore. Quando il ragazzo cade mi lascio sfuggire un brivido.
-Avanti, muoviti! Libera il lupo!- urla Alexander, posizionandosi davanti all'ingresso delle stalle con la spada dritta davanti a se in posizione di difesa, mentre Ashton si mette di fianco a lui -E ricordati che siamo in guerra!-
Ha ragione. Mi metto ad armeggiare con le catene di Jeis, frugando fra le chiavi.
Siamo in guerra. In guerra non ci sono i giovani e gli anziani, gli uomini e le donne. Ci sono i soldati.
Io stessa sono stata mandata in battaglia come pedina strategica, so come funziona. Una volta che sei li o combatti o combatti; o uccidi o muori.
Per dei soldati, che vivono sul campo di battaglia, in quel momento non contano ne onore ne altro. L'unica legge che ci tiene in vita è la legge della forza. E i motivi che abbiamo per sopravvivere.
Quindi, non posso restare a guardare quel ragazzino morto. Un nemico è sempre un nemico.
Io ora devo concentrarmi sul mio scopo, sul liberare Jeis e Dow e poi scappare il più velocemente possibile, senza lasciare nessun caduto da piangere.
Il primo soldato nemico si precipita fuori da una porta e si avventa contro Alexander. Non fa tempo neppure ad avvicinarsi.
Ashton lo azzanna e lo alza, scuotendolo, fino a lasciarlo a terra privo di vita.
Un ringhio si alza potente dalla sua gola. Nessuno può toccargli Alexander, questo è poco ma sicuro.
Provo l'ultima chiave e poi getto via il mazzo, strattonando le catene, frustrata. Non funzionano. Nessuna di loro.
E le catene sono davvero gigantesche, di romperle o tagliarle non se ne parla neanche. Non ci è riuscito Jeis, figuriamoci io.
È proprio il lupo a venirmi in soccorso, strattonando con forza le catene e indicando con il muso un punto alla mia destra, uggiolando con premura.
Mi giro. A un anello sulla parete è attaccato un altro mazzo di chiavi, che sono più grandi e spesse di quelle che avevo prima, decisamente adatte a catene di quelle dimensioni.
Corro a prenderle.
-Sbrigati!- urla Alexander, mentre fronteggia un piccolo drappello di una decina di soldati. Ashton, accanto a lui, tiene a bada quattro di questi, mentre Nive due.
Infilo la chiave nella serratura, e mi giro mentre la faccio scattare, giusto in tempo per vedere la mia partner affondare i denti nella gola di uno dei soldati che la fronteggiano, spezzandogli il collo.
Rabbrividisco.
La sua prima uccisione. In questo momento è come se si fosse scavato un solco fra la cucciola che è ora e la guerriera che è destinata a diventare, e non può tornare indietro. Come è successo a me.
Dura un attimo, poi le catene di Jeis cadono e ho appena il tempo di spostarmi di lato prima che lui salti in avanti, atterrando in mezzo a un nuovo gruppo di uomini che è giunto.
Deglutisco.
Per un attimo sono costretta a dare ragione alla guardia del cancello, quando aveva detto che è una bestia scatenata. Perchè è così che si comporta. Morde e dilania chiunque provi ad avvicinarsi a lui, oppure a noi, agendo in preda alla rabbia eppure con precisione millimetrica, non mancando un colpo.
Quei pochi che riceve invece non sembrano importargli. Come se nei giorni in cui è stato rinchiuso avesse perso del tutto la percezione del dolore.
Oppure, penso con un brivido notando le sue dimensioni ulteriormente cresciute, è successo qualcosa di così brutto a Dow da spingerlo a ignorare le sue stesse condizioni.
Dopo il primo attimo di smarrimento collettivo, io, Alexander e i nostri partner ci affianchiamo a Jeis.
-Riassunto- dico al lupo grigio, mentre affondo la spada nello stomaco di un uomo e contemporaneamente tirando fuori la frusta -Lui è Alexander. È un amico. Il lupo nero è Ashton, e la piccola è la mia partner, Nive. Ora dobbiamo trovare Dow, e poi ce ne andiamo. Va bene?-
Lui ringhia il suo consenso e, approfittando della sua mole, mi spinge lateralmente verso una porta nel muro.
Lo lascio fare.
Il vincolo fra cavaliere e lupo va oltre la fiducia. C'è comprensione reciproca, empatia, e la percezione del partner anche se non è visibile.
Jeis sa dov'è mio fratello.
E mi sta spingendo da lui.
Ripieghiamo tutti verso la porta e Nive entra per prima. Io sto già allungando un piede per varcare la soglia, quando commetto l'errore di guardarmi indietro.
Sono arrivati altri soldati.
Ormai invadono quasi il cortile, mentre Ashton, Jeis ed Alexander sono soli. E resteranno qui allo scoperto solo per proteggerci.
Esito. Non posso lasciarli.
Probabilmente Jeis vede i miei dubbi perchè mi fa un ringhio di incitamento.
A quel suono anche Alexander si gira a guardarmi. -Vai. Muoviti- mi esorta -Hai visto come combatte Jeis? E anche io e Ashton ce la caviamo più che bene. Ce la caveremo. Trova tuo fratello, così potremo andarcene da qui.-
-Ma io non posso..- lasciarvi, vorrei dire, ma lui non me ne da il tempo. Con una mano mi spinge deciso verso l'ingresso delle segrete.
-Lux, vai.-
E io vado. Il mio cuore è lacerato da due forze opposte. Quella che mi vuole indietro accanto ai miei amici che combattono per me, e quella che mi spinge avanti verso mio fratello.
Nessuna delle due riesce a prevalere. Così non le ascolto. Seguo semplicemente la direzione della spinta del ragazzo biondo, con Nive che mi corre a fianco, lasciandomi guidare.
E man mano che corro, so che è la cosa giusta. Che è Dow colui che ha più bisogno di me ora. Quello per cui ho intrapreso questa missione quasi suicida.
Ma io non morirò, ne nessuno del mio gruppo.
Corro con la frusta in una mano e il pugnale nell'altra; nei corridoi stretti come questo è più facile usarli rispetto alla spada.
Più di una volta sono costretta a usarli contro i soldati che mi si parano davanti.
Ma non hanno possibilità.
Molti di loro non erano neppure di guardia, si devono essere alzati all'improvviso sentendo l'allarme.
Non erano preparati a un attacco come il mio.
Non hanno la motivazione che ho io ad andare avanti.
E non hanno una partner come la mia che corre e lotta al mio fianco.
E così continuo a scendere, lasciandomi dietro la scia dei loro cadaveri. Come Jeis, non sento quasi il dolore delle ferite che mi vengono inferte.
Scala dopo scala. Piano dopo piano.
Fin quando non arrivo all'ultima porta nel corridoio più in basso.
Deglutisco.
Lo so. Mio fratello è qui dentro.
Appoggio una mano sul legno.
Qualsiasi cosa succederà, qualsiasi cosa troverò aprendo questa porta, mio fratello è qui dentro.

Wolf's Knights - BrothersWhere stories live. Discover now