Xibalba

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Erik si avventurò nel cuore del Messico, seguendo le indicazioni dello zio di Lena sul misterioso sito archeologico di Palenque. La città di Palenque, situata nello stato di Chiapas, era un luogo ricco di storia e leggende. Qui, tra le rovine e le giungle, si celava un enigma che avrebbe sfidato la comprensione umana.

Arrivò a Palenque, il luogo era circondato dalla lussureggiante vegetazione tropicale. Il Tempio delle Iscrizioni si ergeva maestoso, con le sue scale ripide e le pareti scolpite. Qui, nel cuore del tempio, si trovava la pietra tombale che aveva catturato l'attenzione di studiosi e appassionati di tutto il mondo.

Una volta all'interno, si avvicinò alla pietra tombale. Le incisioni sulla lastra sembravano raccontare una storia straordinaria. Un uomo, con una testa insolitamente grande e braccia allungate, sembrava intento a pilotare un veicolo a razzo. Le sue mani sembravano afferrare i comandi, e dietro di lui si stagliava una sorta di scudo o parabola.

Gli studiosi erano divisi. Alcuni vedevano nell'immagine un semplice sovrano maya, mentre altri, come lo scrittore Erich von Däniken, suggerivano una spiegazione più audace: l'uomo raffigurato era un viaggiatore spaziale, un astronauta proveniente da mondi lontani.

Erik si chinò per osservare da vicino le incisioni. Cosa significavano? Chi era davvero l'Astronauta di Palenque? La sua mente si riempì di domande, e il suo viaggio non aveva fatto che iniziare.

Con la pietra tombale come guida, Erik si preparò a esplorare le profondità di Palenque. Ma sapeva che non era l'unico interessato a questo enigma. Gli emissari di Noah's Ark erano sulle sue tracce, pronti a impedirgli di scoprire la verità nascosta.

Erik si trovava nel punto più profondo della struttura di Palenque, circondato dalle antiche pietre e dalle ombre del passato. Sentiva di essere arrivato in un vicolo cieco, ma non si arrese. Contattò lo zio Adler attraverso il suo dispositivo di comunicazione.

"Zio," disse Erik, "sono bloccato. Non so cosa cercare."

La voce di Adler risuonò nella sua mente. "Cosa vedi?" chiese, Erik non sapeva cosa rispondere.

"seguimi. Vai verso la parete nord-est. Lì troverai una piccola nicchia, quasi invisibile. Gli archeologi l'hanno ignorata per decenni, ma contiene un oggetto di grande importanza."

Erik si diresse verso la parete indicata. Scavalcò rocce e radici, finché non vide la nicchia. Era abbastanza grande da contenere  a malapena una mano. Dentro, trovò un oggetto che brillava alla luce fioca.

Era una specie di cubo metallico, coperta di simboli e incisioni. Ma non era un semplice cubo, era più simile a un rompicapo pieno di fori.

Gli emissari di Noah's Ark erano vicini. Erik lo afferrò e si preparò allo scontro. Aveva scoperto qualcosa che avrebbe cambiato tutto. Ma ora doveva proteggerlo a ogni costo.

Erik appena si trovò all'aperto, con l'artefatto stretto tra le mani.  Capì che qualcosa non andava. L'aria sembrava densa, carica di un'energia oscura. Non era un'oscurità naturale; era qualcosa di più profondo, più antico.

Davanti a lui si aprì un vortice. Era come se il tessuto stesso della realtà si stesse lacerando. Erik cercò di resistere, ma fu inghiottito. Si sentì trascinato attraverso mondi sconosciuti, oltre il tempo e lo spazio.

Quando finalmente si fermò, si trovava in un luogo diverso. Era un mondo di ombre e luci, di segreti e misteri. Xibalba, come lo chiamavano gli antichi, era un luogo proibito, un confine tra realtà e leggenda.

Erik si alzò in piedi, il cubo ancora tra le mani. Dove si trovava? Cosa significava tutto questo?

Si ritrovò in un luogo sospeso tra realtà e sogno. Lo avvolgeva come un velo. Vedeva il suo stesso corpo, ma qualcosa era diverso. Un uomo si avvicinava a lui, un ispanico dallo sguardo intenso e vestito in modo insolito.

La giacca di pelle di serpente gli fasciava il corpo, mettendo in mostra pettorali e addominali scolpiti. Gli stivali abbinati risuonavano con il terreno, e il suo passo era deciso. Non indossava una maglia, e la sua pelle abbronzata era segnata da cicatrici e tatuaggi.

"Chi sei?" chiese Erik.

L'uomo sorrise, gli occhi scintillanti. "Sono Tiago," disse. "Un viaggiatore, un cercatore di verità. Tu hai qualcosa che mi appartiene."

Erik guardò quello che teneva in mano. "Cos'è questo? E perché mi ha portato qui?"

Tiago si avvicinò. "È un frammento di conoscenza," disse. "Un ponte tra mondi. Xibalba è un luogo di passaggio, un confine tra realtà e leggenda."

Erik si sentì sopraffatto. "Perché io?"

Tiago gli prese la mano. "Perché sei un viaggiatore, anche tu," disse. "Hai il coraggio di cercare la verità. Ora, prendi la mia mano. Attraverseremo insieme l'oscurità e scopriremo ciò che si nasconde oltre."

Erik esitò, ma poi si lasciò trascinare. L'oscurità li inghiottì, e il mondo si dissolse intorno a loro. Sapeva che il suo viaggio non era ancora finito.

Determinato a difendersi, generò un turbine d'aria con il potere della sua sciabola. Il vento si alzò, avvolgendo Tiago. Ma l'ispanico non era un avversario comune. Con un gesto, risucchiò tutto il vento in un buco nero, facendo sparire ogni traccia di esso subito dopo l'utilizzo.

Tiago si preparò ad attaccare, ma una luce brillante lo colse alla sprovvista. Era come un sole, un'energia pura e potente. Si fermò, gli occhi socchiusi.

"Chi sei?" chiese Tiago.

La luce risuonò nella sua mente. "Sono una  studiosa," disse. "Ho visto molte anime perdute, molti viaggiatori smarriti. Tu hai un ruolo da giocare in questa storia. Non permetterò che la tua sete di potere distrugga tutto."

Tiago si sentì sopraffatto. "Cosa vuoi da me?"

La luce si avvicinò. "l'artefatto," disse. "È un frammento di conoscenza antica. Deve essere protetta, non abusata. Sei pronto a imparare la verità?"

Tiago annuì. La luce lo avvolse, e il mondo si dissolse intorno a lui.

Una figura femminile alata, si stagliava contro il cielo. La sua armatura ricordava le antiche corazze egiziane, ma con un tocco futuristico. Le ali dorate si estendevano dalle sue spalle, pronte a portarla verso mondi sconosciuti.

Era una figura enigmatica, una combattente della luce contro le ombre. Si era schierata contro Zenith, un nemico che minacciava l'equilibrio dell'universo. Era Lola. Aveva dedicato la sua vita allo studio delle stelle, ma ora doveva difendere la galassia da forze oscure.

Tiago la guardò, gli occhi pieni di domande. "Chi sei?" chiese.

Lola sorrise. "Sono Lola," disse. "Un'astrofisica, una viaggiatrice tra le stelle. Le mie ali mi portano oltre i confini del cosmo, e la mia armatura mi protegge dai pericoli."

Tiago annuì. "Perché ti sei schierata contro Zenith?"

Lola indicò il cielo. "Zenith vuole distruggere le stelle," disse. "Vuole oscurare la luce e portare il caos. Ma io non lo permetterò. Le stelle sono la nostra guida, la nostra speranza. E io lotterò per preservarle."

Tiago sentì l'energia pulsare nell'aria. Lola era una guerriera, una custode dell'universo.

Erik si trovava di nuovo in Messico, ma questa volta era solo. Decise di dirigere i suoi passi verso Olympus, inconsapevole che la sua compagna lo aveva salvato e che ora aveva deciso di combattere al suo fianco.

A Xibalba, Lola ringraziò di trovarsi in un luogo dove poteva usare il suo potere al massimo. Con un gesto, generò una supernova, una stella morente che esplodeva in una luce abbagliante. La sua energia si propagò attraverso lo spazio, illuminando l'oscurità.

Ma Tiago non era da meno. Con un grido di sfida, creò un buco nero, un vortice che assorbiva la luce stessa. Era una battaglia di materia e antimateria, una lotta tra forze opposte che si annichilivano a vicenda.

Nessuno poteva vedere questa battaglia. Era un conflitto nell'invisibile, un duello tra poteri cosmici che sfidava la comprensione umana. Lola e Tiago erano i giocatori in questa partita, e il loro destino era legato a eventi che andavano oltre il tempo e lo spazio.

HumanimalsWhere stories live. Discover now